CUNEO
GUIDO CHIESA - Tra qualche giorno la Conferenza d’ambito dell’ATO 4 della provincia di Cuneo dovrebbe assumere la decisione di affidare direttamente ad un Consorzio, totalmente pubblico, la concessione del Servizio Idrico integrato (soluzione denominata “consortile”). Un Consorzio - si dice - formato da altri 4 Consorzi, totalmente pubblici, responsabili del servizio nelle aree di Cuneo, Mondovì, Alba e Bra, e Pianura (Fossano, Savigliano e Racconigi).
Dovesse essere questa la soluzione adottata, io credo che si perderebbe una storica occasione per dare alla gestione del Servizio Idrico Integrato (SII) un assetto organico ed efficiente.
Intanto vale la pena di chiarire che la soluzione consortile sopra delineata non è tra quelle considerate nel Piano d’Ambito. Questo documento parla infatti di una società unica costituita da una struttura centrale e da 6 distretti funzionali (Alba, Dogliani, Mondovì, Ceva, Saluzzo e Savigliano) che nulla hanno a che fare con i 4 consorzi ipotizzati nella soluzione consortile. Tra gli addetti ai lavori – condotti, si noti, nel modo più riservato possibile – si tende a far coincidere la soluzione consortile con la soluzione analizzata nel piano d’ambito di azienda unica totalmente pubblica (soluzione B). Con lo scopo - neppur troppo velato - di prendere due piccioni con una fava: accontentare un po’ tutti e aggregare sulla soluzione consortile i soggetti che si sono espressi a favore della concessione ad una società interamente pubblica.
Il fatto è che le due soluzioni NON sono la stessa cosa. Non è tanto per i circa 200.000 €/anno che costeranno i vari Consigli di Amministrazione - ovviamente non considerati nel Piano Economico Finanziario (PEF) del Piano d’Ambito - quanto per il fatto che l’esistenza di 4 Consorzi periferici ed un Consorzio di 2° livello centrale comporta necessariamente costi di personale tecnico e amministrativo superiori a quelli di una unica struttura centralizzata. Comporta un moltiplicarsi di pratiche burocratiche e di patti sociali tra i vari soggetti che necessariamente rendono l’organizzazione consortile più lenta. Comporta un ritardo nei piani per la necessità di organizzare ben 5 consorzi che sono ancora tutti da costituire. Comporta passaggi da un Consorzio all’altro di comunità locali se è vero che si vuole riorganizzare i Consorzi su basi territoriali. Comporta un probabile ritardo nella unificazione delle tariffe e conseguentemente una maggiore incertezza sui ricavi rispetto al PEF del Piano d’Ambito. Comporta una maggiore difficoltà per le imprese operanti nel settore che si trovano a lavorare con diversi capitolati d'appalto e diverse soluzioni impiantistiche, con conseguenti costi diversi per opere similari.
E’ pur vero che è praticamente impossibile quantificare gli extra costi di quest’ultima e che non è corretto fare i profeti di sventura, tuttavia almeno due sono le conseguenze certe: 1) che quegli extra costi, che temo non saranno pochi, ci saranno; 2) che avranno una ripercussione sulle tariffe. In altre parole che a pagare i costi della soluzione consortile saranno, tanto per cambiare, i cittadini.
Personalmente sono portato a credere che si tratterebbe di una scelta fatta con evidente superficialità per il solo fatto che la conservazione dei privilegi esistenti è sempre più facile che un faticoso processo di riforma. Temo poi che le conseguenze di una tale scelta non siano state soppesate in ogni loro aspetto. Non sarebbe peraltro la prima volta che si decide qualcosa di importante, che condiziona la vita di migliaia di persone, senza aver valutato a fondo le conseguenze di tale decisione. Un esempio per tutti: Legambiente aveva a suo tempo sostenuto che l'autostrada Asti-Cuneo non serviva e che una superstrada sarebbe stata più rispondente ai reali fabbisogni dell’utenza e con minore impatto sia dal punto di vista ambientale che da quello paesaggistico. A 30 anni di distanza possiamo ben dire che Legambiente aveva ragione, che i cittadini non hanno finora avuto la strada che serviva veramente per avere poi, fra una decina di anni, una opera sovradimensionata da pagare con tariffe salate.
Quanto sopra per concludere che se verrà adottata la soluzione consortile la provincia di Cuneo avrà perso una occasione per costruire una società pubblica veramente efficiente, a diretta partecipazione delle Amministrazioni locali (totalmente o mista non è qui in discussione) che superi i localismi e la frammentarietà delle gestioni in essere, esattamente come prescritto dalla legge nazionale ed europea. Una occasione storica per entrare finalmente a far parte delle aree più avanzate d’Europa, com’è giusto che la provincia di Cuneo ambisca ad essere.
Guido Chiesa
(2-continua)