CUNEO
ALICE MARINI - "Se ti affacci alla finestra, c'è qualcuno che ha bisogno di te. E se la sera non prendi sonno, non ricorrere a medicinali. Esci, cerca e aiuta chi non ha un tetto: ti passerà tutto". Mentre per noi la vita scorre serena, i volontari dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII i mercoledì sera li passano strada, tra le dimore invisibili dei senzatetto, portando calore e accoglienza a chi non ha più nulla.
E' in stazione a Cuneo che è andato in scena il più bello degli spettacoli a cui potessimo assistere: i volontari delle Unità di Strada della Papa Giovanni, le ragazze del Servizio civile, insieme ai Rebel Bit (gruppo vocale a cappella formato da Giulia Cavallera, Guido Giordana, Lorenzo Subrizi e Paolo Tarolli) e studenti del Grandis di Cuneo che seguono il progetto "Teen makers", hanno trascorso una serata con i senzatetto, ripresi durante quei momenti che fino a non molto tempo fa rappresentavano la loro"quotidianità".
C'è Christian, il barbiere che regala un taglio di capelli e di barba a poveri ed emarginati; Francesca, volontaria da quando ha 16 anni, che non ha mai perso occasione per uscire la sera e andare a trovare un "clochard" molto più grande di lei che si è lasciato prendere la mano per risalire dal fondo; Dimitri, di origini russe, che dopo un percorso di quattro anni in una comunità ha scelto di continuare a fare volontariato per la Papa Giovanni, e Nicolai, di cui nessuno riusciva a comprendere pienamente la storia ma che, grazie ai suoi gesti, si è fatto capire e non ha mai smesso di ringraziare.
Ezio è stato letteralmente salvato dalla morte e Roberto, tolto dalla strada, solo da qualche settimana ha un tetto sotto cui vivere. Sono tantissime, solo a Cuneo, le storie di queste persone che ad un certo punto della loro vita si sono ritrovate senza sostegno, senza qualcuno che le amasse e credesse in loro. Cosa che i volontari della Papa Giovanni fanno ogni giorno dal '68 (fondata da don Oreste Benzi, l'associazione è impegnata da allora per contrastare l'emarginazione e la povertà), offrendo una seconda possibilità a chi non l'ha avuta.
Spesso noi giudichiamo queste persone fragili e deboli (in fin dei conti lo sono), come se avessero scelto loro quella vita; ma spesso dimentichiamo che, a volte, quella è l'unica via per chiedere aiuto e per esprimere il proprio disagio accumulato in anni di solitudine. Eppure è bastato qualche pasticcino, una bevanda calda, un canto e un sorriso per eliminare le barriere tra "noi" e "loro".
Alice Marini