MONTAGNA
ELISA AUDINO - Festa della mamma e tasso di fecondità ai minimi storici. I luoghi comuni, spesso, additano le nuove generazioni come egoiste, troppo prese da se stesse e poco interessate alla famiglia, ma la realtà raccontata dall'ISTAT e dagli stessi documenti emessi da Unione Europea e Parlamento italiano, è nei fatti differente.
Vero è che il tasso di fecondità italiano è uno dei più bassi in Europa: nel 2014 è pari a 1,35 figli per donna, in calo di undici centesimi rispetto al 2010 e in diminuzione sia per le donne di cittadinanza italiana sia per quelle di cittadinanza straniera. L'età media della madre è, invece, salita a 31,6 anni. Guardando al contesto europeo, l'Italia è in fondo alla classifica, ben lontana dalla media europea di 1,60. Ai primi posti, invece, Irlanda e Francia, che superano il valore dei due figli per donna.
Nonostante i dati mostrino un evidente calo nel tasso di fecondità, sia le madri nate prima degli anni 60 sia quelle nate negli anni 70, si propongono però di avere due figli. C'è, quindi, un certo scarto tra figli attesi e figli realizzati: cè da chiedersi se - a questo punto - la non maternità sia diventata una scelta obbligata, se si stia facendo cioè un percorso inverso al femminismo degli anni 70. Al concetto di autodeterminazione - scelgo se essere o non essere madre - pare essersi sostituito quello della contingenza: chi vuole essere madre, non riesce nei fatti a esserlo.
La quasi totalità degli autori collega l'andamento del tasso di fecondità a quello occupazionale femminile: si ritiene che le donne attendano di essere economicamente indipendenti prima di progettare una nuova famiglia.
Ma non è solo questo, altrimenti non ci potremmo spiegare il caso tedesco, unica tra le nazioni europee ad avere un tasso di fecondità ai minimi termini unito a un tasso occupazionale femminile particolarmente elevato, 67%. La Germania viene notoriamente considerata un paese più avanzato rispetto al nostro, ma nasconde - esattamente come il Giappone, altro caso limite di bassa fecondità - in realtà una forte tradizione patriarcale e la persistenza di una marcata separazione di ruolo. Italia e Germania hanno esaltato il ruolo materno, tanto da rendere le donne prigioniere di quest'identità. La politica tedesca non ha fornito, contrariamente a quel che si pensa, servizi sufficienti per conciliare la doppia presenza: i nidi sono scarsi, non godono di sufficiente credibilità e le giovani madri vengono considerate lavoratrici di serieB. Il padre è sostanzialmente visto come il sostenitore della famiglia, mentre la donna in carriera è la madre-corvo, cioè quella che abbandona i propri figli agli altri. Poco importa che la Germania abbia negli ultimi anni cercato di cambiare direzione avviando una serie di politiche sul modello svedese: il tasso di fecondità è cresciuto di poco e le donne ritardano sempre di più la decisione di diventare madri, a dimostrazione del fatto che il retroterra culturale non è affatto di secondaria importanza.
In altre parole, una ripartizione più equa dei ruoli interni alla coppia alleggerisce il peso della doppia presenza - dentro e fuori casa - permettendone la conciliazione: la figura della madre come responsabile del lavoro di cura è non solo scontata, ma non genera apparentemente conflitti, anche quando la giornata è molto dura. Uno stereotipo così difficile da scalfire che, tempo fa, in una quotidiana trasmissione radiofonica del programma 'Dj Chiama Italia', Linus sorride di un ascoltatore che mostra di condividere pienamente limpegno familiare e domestico:
Linus: «Per esempio, possiamo ridere alle spalle di Maurizio, ascoltatore di Nuoro: sta praticamente facendo quello che dovrebbe fare.. quello che fa abitualmente una donna, cioè tutti i mestieri di casa, compreso accudire un bambino. Buongiorno Maurizio! Questa punizione, come mai?»
Maurizio: «Non è una punizione, va bé, è una cosa che faccio abitualmente tutto l'anno».
Proviamo a cambiare il genere di Maurizio e vediamo se la battuta di Linus avrebbe la stessa sfumatura di significato:
Linus: «Per esempio, possiamo ridere alle spalle di Maura, ascoltatrice di Nuoro, sta praticamente facendo quello che dovrebbe fare, quello che fa abitualmente un uomo, cioè tutti i mestieri pesanti, compreso lavare la macchina e curare il giardino. Buongiorno Maura! Questa punizione, come mai?»
Maura: «Non è una punizione, va bé, è una cosa che faccio abitualmente tutto l'anno».
Un dialogo del genere potrebbe forse suscitare sorpresa, ma difficilmente avrebbe lo stesso potere di riduzione.
La fecondità sarebbe, figlia, di un concetto pienamente assimilato della parità di genere, che comprenda anche la ridefinizione del ruolo maschile, oltre a quello femminile, della partecipazione della donna al lavoro e, non ultimo, dei servizi a disposizione per la famiglia.
Quei contesti che hanno saputo avviare politiche di sostegno adeguate hanno, di fatto, superato di molto la percentuale dell'1,35: si pensi all'Emilia Romagna, che al 59,7% di donne occupate (la media italiana si assesta attorno al 47%) continua ad abbinare uno dei tassi di fecondità più alti in Italia (1,43), preceduta solo da Trentino e Valle d'Aosta. La leggenda del sud prolifico, invece, è destinata a rimanere tale, con il suo 1,29 di gran lunga inferiore a Nord e Centro Italia, che va, peraltro, ad accompagnarsi a un tasso di occupazione femminile ai minimi storici. Quanto ai servizi, se confrontiamo due regioni come l'Emilia e la Campania, la disparità non può che saltare all'occhio: nel primo caso i nidi, ad esempio, coprono un'utenza del 29,5%, nel secondo arrivano a malapena al 6%.
Ha ragione, allora, Maddalena Vianello, figlia di Mariella Gramaglia, che nel confrontarsi con la generazione che l'ha preceduta e che ha lottato per l'autodeterminazione, constata uno sfondo completamente diverso. Come si è detto, se allora si lottava per il diritto a determinare l'identità femminile in piena autonomia, oggi, nonostante le forti strumentalizzazioni e l'uso che viene fatto della famiglia e dei ruoli genitoriali a fini politici, madri non ci si può diventare anche quando lo si desidera: 'Forse mi piacerebbe fare un figlio, magari più di uno' scrive Maddalena 'Se aspetto di potermelo permettere, probabilmente non lo farò mai, oppure mi prenderà in contropiede la menopausa. E non è una questione di standard di vita. È una questione di sostenibilità.[...]. Bisogna venire a contatto con le preoccupazioni e le prospettive della quotidianità'.
Elisa Audino