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“Vogliamo bene all’Italia”: la campagna per la rinascita parte dai piccoli Comuni di cui Cuneo è ricca

CUNEO

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CUNEO CRONACA - “Vogliamo Bene all’Italia”. La campagna di Voler Bene all'Italia interpreta perfettamente l'urgenza di un percorso comune di rinascita a partire dalle comunità e dai territori.

La pandemia ha posto all’attenzione di tutti la necessità di ripensare l’organizzazione e la fruizione dei territori e in questo anche il ruolo che i piccoli Comuni hanno nella tenuta delle comunità, nella qualità della vita e delle produzioni e ponendoli come strategici nel percorso di rilancio dell’intero sistema Paese, diminuendo il divario tra i centri urbani e quelli minori.

Per fare questo è necessaria una grande opera di riconnessione del Paese, nel ricomporre l’originario policentrismo e l’armonico modello di urbanità. In questo spartiacque storico il salto di qualità di cui questi luoghi hanno bisogno per competere a pieno titolo nel terzo millennio e per frenare l’emorragia insediativa che li caratterizza da decenni, si gioca in prima battuta sul fronte dell’innovazione sociale e delle infrastrutture digitali.

I piccoli comuni possono tornare ad essere spazi generativi di nuove socialità e nuove cittadinanze attraverso percorsi di protagonismo, possono puntare ad essere i luoghi che indicano la strada per vincere la sfida climatica anche attraverso le tante forme di coproduzione di servizi, di green economy, di sostenibilità sociale e ambientale, che qui, come indicato dal Manifesto di Assisi, affondano “le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla BELLEZZA, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di COMUNITÀ e territori”.

E’ necessario a sostegno di questa visione un forte impegno della politica e una spinta in avanti che non lasci l’Italia dei piccoli comuni a fanalino di coda della ripresa.

Al centro delle infrastrutture per la ripartenza dell’economia dovrà necessariamente esserci la connessione veloce come diritto di cittadinanza che colmi in tempi certi lo scarto del digital divide, ancora oggi oltre 3.900 Comuni sono sprovvisti di linea dati veloce, e che 1.200 Comuni non ricevono un segnale adeguato e stabile per la telefonia mobile e che 5 milioni di italiani non ricevono adeguatamente il servizio televisivo.

Questa è una pre condizione perché i territori e le comunità possano essere protagoniste della rinascita del Paese. La pandemia ha messo in evidenza quanto la connessione fra persone e organizzazioni dipenda anche da infrastrutture tecnologiche particolarmente strategiche per:

La scuola. Con il Miur occorre definire quanto scritto dalla legge sui piccoli Comuni in merito al “Piano per l’istruzione destinato alle aree rurali e montane”, con particolare riguardo al collegamento dei plessi scolastici, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche che si svolgono nei plessi, alla sperimentazione didattica, prevedendo anche misure con incentivi per favorire la continuità formativa e la residenzialità dei docenti e collaborazioni con i centri di ricerca e formazione internazionali e nazionali.

Il lavoro. Abbiamo appreso dopo questa pandemia le potenzialità dello smart working che ora però deve essere facilitato e agevolato in queste aree con particolari provvedimenti per incrementarlo per tutte le imprese, gli enti di ricerca, la Pubblica Amministrazione prevedendo incentivi per le nuove assunzioni e per i dipendenti percorsi preferenziali ed incentivi per chi abita o sposta la sua residenza in piccoli comuni. 

I servizi. La storica carenza di servizi in queste aree del Paese può avere una serie di soluzioni integrate proprio grazie all’infrastruttura tecnologica, che semplificherebbe l’accesso ai servizi amministrativi, quelli rivolti alla persona e più in generale, quelli del terziario avanzato. Sarà inoltre, particolarmente strategico nella necessaria prospettiva di una riterritorializzazione del servizio sanitario. 

“E’ da queste considerazioni – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - che nasce l’adesione di Legambiente ad una campagna che consideriamo imprescindibile per uno sviluppo equilibrato e sostenibile di un Paese, come l’Italia, dalle molteplici ricchezze e risorse, spesso trascurate e nascoste. Risorse che dobbiamo sfruttare in ottica ambientale e sociale, ma che potremo sfruttare solo mettendole in rete, connettendole al tessuto sociale, culturale ed economico del Sistema Paese”. 

Nascono così le richieste avanzate al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte: 

Accelerare il Piano per la banda ultralarga, oggi troppo lento e sbloccare i cantieri con attente semplificazioni. Incentivare lo Smart working con provvedimenti specifici per i lavoratori residenti nei piccoli comuni e per nuove assunzioni e sviluppare nuove infrastrutture didattiche in questi luoghi che siano laboratori di innovazione e ricerca impiegando personale docente e ricercatori in forma stabile. Solo con infrastrutture immateriali adeguate sui territori alpini e appenninici si possono approntare nuovi servizi digitali e realizzare la smart land. 

Sollecitare un’immediata attuazione di tutti quei dispositivi normativi, dalla legge 158/2017 a favore dei Piccoli Comuni (con particolare riguardo e urgenza per il Piano straordinario della Didattica sopra citato) all’ultimo Collegato ambientale alla legge di bilancio che ha istituito le Green communities, a una nuova stagione di politiche della Montagna che rinforzi e rilanci il lavoro della Strategia Nazionale Aree Interne e rinnovi progetti di politiche dedicate come APE Appennino parco di Europa, per mettere questi luoghi in condizione di potere esprimere il loro potenziale. 

Ridurre l’imposizione fiscale sugli interventi in campo ambientale e di natura idrogeologica, introducendo l’IVA agevolata al 10% o anche in percentuale inferiore per dare l’avvio a una grande stagione di ripristino ambientale e piano diffuso di prevenzione sismica e del dissesto idrogeologico 

L’avvio delle Zone Economiche Ambientali (ZEA) previste dall’art. 4 ter del DL 14 ottobre 2019, n. 111 convertito con la Legge 12 dicembre 2019, n. 141 attiverebbe un’attività di coordinamento e di sostegno alle PMI interessate attraverso la messa a disposizione di competenze e professionalità utili per fare impresa in modo coerente con i territori protetti. 

Sostenere la ripartenza del turismo dei borghi, dell'agroturismo, del turismo lento e del cicloturismo dando valore nel contempo alle specificità di tali aree, ad esempio le tradizioni e i prodotti locali tradizionali, i beni ambientali e culturali.

A tal fine predisporre una serie di benefici fiscali per le micro-attività turistiche e sportive diffuse nelle aree montane, rurali e interne, dai rifugi ai centri di educazione ambientale alle attività di gestione di aree protette e siti Natura2000, comprese le iniziative per la ristrutturazione degli edifici rilanciando con ulteriori incentivi il credito di imposta per alberghi e agriturismi e l'acquisto di beni durevoli e di consumo, come l’Incentivo alla vendita dei prodotti locali di qualità nei negozi locali.

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