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"L'aggressione di Putin all'Ucraina non è una farsa, ma sempre più distruzione e morte"

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Un dittatore criminale ha deciso di distruggere la pace, riportando l’Europa a tempi hitleriani e mussoliniani. L’Ucraina è la nuova Polonia, dopo le prove svolte con le repubbliche già sovietiche dell’Asia, pesantemente condizionate e di fatto schiavizzate dalla Russia. Il colpo non è riuscito con l’Afghanistan, dove anche gli americani hanno fallito. L’unico che ha avuto fortuna è stato Alessandro Magno, con il suo esercito partito dalla Macedonia. Se ne ricordano ancora nei paesi che ha attraversato, fino all’India. Gli occhi azzurri di alcune etnie afghane pare siano il frutto dei contatti ravvicinati tra le truppe greche e le donne locali. Ma forse è solo una leggenda. Il nuovo Hitler, già capo del Kgb, portato al massimo livello di potere, si è assicurato, con modifiche costituzionali ad personam, la permanenza all’apice, riducendo la Duma ad un consesso di vassalli. Il cui consenso viene ampiamente lubrificato dai rubli assicurati dai gasdotti che ci riforniscono da anni. Costoro sono tutti yes-man - gli oligarchi - con proprietà in Europa, ville favolose in Costa Azzurra, Rolls Royce con autista per gli spostamenti in loco e le spese.

La politica interna ed estera è gestita da Putin, assecondato dal ministro degli esteri Lavrov, fedelissimo, espertissimo del mestiere, determinato ed arrogante. Nei giorni immediatamente precedenti la guerra, quando pare che Putin avesse già registrato il discorso hitleriano-mussoliniano, Lavrov ha marionettizzato i ministri degli esteri europei, Di Maio compreso. Se l’è presa in particolare con l’infaticabile Macron, che si è inutilmente prodigato fin quasi alle prime bombe. Agiva in tre vesti diverse: come presidente della Francia, presidente di turno della comunità europea e personalmente, poiché desideroso della rielezione all’Eliseo. Le marionette si spostavano freneticamente tra Kiev e Mosca. Si sedevano al tavolo chilometrico con Putin, se capi di Stato. Ad uno più modesto, se l’interlocutore era Lavrov e si trattava di un semplice ministro. I volonterosi malcapitati erano persino dileggiati con battute arroganti, come se l’attivismo diplomatico fosse in realtà la ricerca di appetitosi pasticcini, caviale del Volga, location da sogno, nel corso di viaggi di piacere. Lavrov era ben a conoscenza che il conflitto annunciato avrebbe avuto corso. Non si atteggi a grande stratega il nuovo Hitler, per aver conquistato, con un esercito strapotente e la minaccia nucleare ostentata con arroganza, uno Stato pressoché indifeso.

È stato uno stratega Stalin, quello della difesa di Stalingrado e della presa di Berlino. Quando ha governato ha ucciso milioni di sudditi, fatto morire di fame milioni di ucraini con le riforme agrarie ed ha fatto eliminare tutti i suoi compagni di rivoluzione, definiti contro rivoluzionari. Con Stalin e fino a Gorbaciov la Russia è stata un gigantesco mattatoio con decine di gulag per gli avversari politici. Il popolo russo è stata la vittima dei despoti che ne hanno insanguinata la storia. Qualcuno si ostina ancora a chiamarlo “padre”. Putin pare un incrocio criminale tra Stalin ed Hitler, con tracotanti dichiarazioni mussoliniane. È vero, gli mancano i baffetti hitleriani ricordati da Charlot e la mimica di Benito, con la gestualità che prediligeva. Anziché a torso nudo a voltare il fieno, cavalcare e marciare col piglio solenne di Benito, Putin guida auto veloci, carri armati ed aerei supersonici. Ma ora sono altri tempi. E le smorfie del duce farebbero sbellicare dalle risate i sudditi.

Nessuno in Europa e America è disposto a morire - non più per Danzica - per Kiev. È stato da tutti ampiamente dichiarato - lo ha confermato in serata lo stesso Biden - che la Nato non difenderà l’Ucraina, non facente parte della Nato. Con più coraggio Biden con a fianco Henry Kissinger, avrebbe potuto intervenire. Ciò che è suonato molto stonato è l’assicurazione fornita a Putin che non sarebbe stato ostacolato militarmente dalla Nato. È stata una incredibile sciocchezza, che ha di fatto autorizzato l’uso della forza da parte della Russia. La Nato, con l’esercito americano e l’apporto dei paesi europei, compresa la Turchia, ha un potenziale bellico che supera di quattro volte quello russo, anche con le testate atomiche nei bunker e nei sottomarini nucleari. L’Occidente, i suoi governanti, la Nato, sono stati più pecore e conigli che non temibili combattenti.

Così Putin si è mangiato l’Ucraina, dopo aver utilizzato come base la Bielorussia. Si trova ora al confine con la Polonia, la Romania ed i Paesi del Baltico. Le sanzioni - annunciate come terrificanti, ma già ridotte prima di applicarle - incideranno poco sulla volontà di Putin di ritornare nei confini tracciati con il muro di Berlino. Ne soffrirà il popolo russo, sempre più affamato e privo di servizi essenziali nelle immense distese fino al Pacifico. Gli oligarchi avranno sospesi conti principeschi nelle nostre banche, ma l’apporto di rubli provenienti dai nostri euro pagati per il gas, non li porterà alla fame. Non c’è confisca di tali beni, ma soltanto sospensione di utilizzo, così come per gli immobili. In realtà, Putin ha vinto ed ai suoi sudditi rimane soltanto la soddisfazione di vedere nuovamente sventolare sull’Ucraina e magari la Bielorussia l’aquila bicefala degli zar.

La Cina, avvisata e assenziente, non ha interferito nelle operazioni. Magari imiterà Putin occupando Taiwan in una notte senza luna, distruggendo obiettivi già mappati con estrema precisione con i satelliti ed i continui voli di bombardieri che ne violano lo spazio aereo. Taiwan produce il 70% dei semiconduttori e componenti elettronici per auto, elettrodomestici, navi, aerei, telefonini. Ha difese efficienti e gli Usa sempre accanto, con l’impegno di difesa. La Cina, dopo Hong Kong, intende farsene un boccone, anche se molto indigesto. Pare che l’appoggio implicito cinese a Putin verrà compensato con il grano dell’Ucraina, che prenderà la strada del Sol levante, anziché quella dell’Europa. La Cina ha sempre più fame di cibi e di prodotti di conforto, avendo elevato notevolmente il livello della società.

Ho avuto modo in questi giorni di vedere una trasmissione Mediaset, spostando il telecomando alla ricerca di qualcosa di interessante. La conduttrice, dialogando con un giornalista di casa, ha convenuto che gli italiani hanno commesso un enorme errore non eleggendo Berlusconi Capo dello Stato. Ciò avrebbero dovuto fare per il riconoscimento delle sue capacità politiche, le entrature internazionali - in particolare con Putin - e l’ampio consenso popolare sempre goduto. Berlusconi vale il doppio di Mattarella - si affermava - e avrebbe certamente pattuito con Putin la continuazione delle forniture di gas. Le sanzioni invece porteranno alla sospensione dell’erogazione. Non ho potuto fare a meno di sorridere. In particolare sulle entrature internazionali del già Cavaliere, che avrebbero così portato l’Italia al sicuro da qualunque mossa putiniana. Mi sono venute in mente le espressioni dei volti di Merkel e Macron allorquando, riferendosi a Berlusconi, non hanno evidenziato apprezzamento per il grande statista.

Le due Guerre mondiali hanno lasciato, anche nella letteratura, tracce indelebili e descrizioni talvolta terrificanti di che cos’è la guerra. Arriva la guerra. È passata la guerra. La guerra è vista soprattutto dal popolo come qualcosa di ineluttabile, inevitabile, che talvolta arriva piano piano, inesorabilmente. La guerra di Putin, dopo quella dei sei giorni contro Saddam, è durata di fatto sei ore. I missili hanno raggiunto gli obiettivi con la consueta precisione chirurgica - salvi inevitabili danni collaterali -. Ma non è finita così. La guerra si insedia ovunque, uccide persone, affetti, speranze, promesse, provoca invalidi, spacca le famiglie, distrugge case, attività, scuole. Sempre crea la povertà, la disperazione, aumenta le diseguaglianze.

Così è sempre stata la guerra tradizionale. Per anni nulla la può fermare, perché non pare più governata dagli stessi che l’hanno iniziata, per poi magari ripudiarla. Tutti sperano che cessi, anche se la distruzione è stata quasi totale. Prima che la morte con il nero mantello, impugnando la lunga falce, si allontani e non mieta più vite, le preghiere non bastano e molti si domandano dov’è Dio, quello che ognuno prega e non sente più vicino. Si entra in una sorta di limbo, dove è la guerra a comandare, a dettare il destino degli uomini e delle genti. Di fronte al panorama orribile di trincee piene di cadaveri, di fabbricati distrutti, di ospedali rigurgitanti feriti e moribondi, tutti restano annichiliti. Taluni per la vita intera. Per le vittime dello zar Putin la guerra è soltanto cominciata e durerà parecchio, forse con resistenze inaspettate del popolo, come è avvenuto per l’Afghanistan. Hitler, coadiuvato dal nostro Duce e dal Giappone, ha rubato sei anni al mondo. Se Putin intende imitarlo, pensando che le tragedie replicate diventano farse, ha sbagliato i conti. L’aggressione in atto non è una farsa, ma distruzione e morte, con conseguenze terribili per le popolazioni che la subiscono.

Piercarlo Barale 

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