CUNEO
PIERCARLO BARALE - E' un fervore di iniziative nell'intera penisola, quasi sempre faziose, per propagandare la propria opinione - positiva o negativa - vivisezionando il contenuto della riforma costituzionale. A cominciare dal quesito, a prescindere dalla constatazione che gran parte di quelli che ora lo contestano, lo avevano accettato senza fiatare, o addirittura proposto.
Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Onida, ha dedicato al quesito la sua attenzione, in veste di ricorrente. Ne rileva l'illegittimità, in quanto dovrebbe essere "spacchettato" in altrettante domande, quante sono le modifiche. Sicchè, si potrebbe scegliere dal "pacchetto" spacchettato, quanto si ritiene da approvare e quanto da respingere.
Osservazione corretta e calzante, che potrebbe portare, se accolta, alla sospensione del referendum, per la formulazione di un altro quesito, anche se identico all'attuale, "impacchettato". Pare che non si limiti alla richiesta di natura formale, l'attività dell'emerito, in quanto, con altri ricorsi avrebbe sollevato questioni diverse. Tutte tendenti a sospendere ed invalidare l'atto conclusivo dell'iter parlamentare di durata biennale ed il referendum.
L'impegno dell'ex Presidente della Consulta pare spropositato ed anche abbastanza scontato come aspetto formale. E' un pò come sparare sulla Croce Rossa, oppure cacciar le mosche con il fucile, perchè lo "spacchettamento" avrebbe potuto essere contenuto in un quesito più articolato e con una pluralità di schede.
Nessuno - maggioranza e minoranza - aveva eccepito, perchè in altre occasioni i quesiti, contorti e prolissi, avevano suscitato censure. Per una volta che il quesito recepisce il deliberato con più contenuti, ecco che arriva la censura da parte dell'ex Presidente dell'organo costituzionale, al quale toccherà l'esame della richiesta. Nel merito, due schiere di costituzionalisti si affrontano, mentre le minoranze unite, con l'aiuto di parte della maggioranza, sparano a zero.
Sappiamo che l'iter delle modifiche approvate dal Parlamento è stato particolare. Chi aveva approvato e condiviso la riforma nella prima fase, è divenuto oppositore nella seconda. Ora, dopo l'infelice uscita renziana sulle dimissioni in caso di bocciatura, corretta giorno per giorno, le minoranze si sono compattate per un fronte antirenziano.
Addirittura, i fautori del "no" temono che l'iniziativa di Onida diventi - per loro - fuoco amico, impedendo o differendo di mesi, l'evento atteso: la caduta di Renzi. E' la situazione dello sportivo che attende con trepidazione e determinazione la gara, della quale qualche tifoso chiede il rinvio. Ma allora, tutti hanno scaldato i motori troppo presto e non potranno confrontarsi nella tanto attesa data. Anch'essa criticata perchè troppo lontana nel tempo.
Perciò, l'ex Presidente avrebbe dovuto - per chi lo critica - evitare la richiesta scontata di "spacchettamento". Oltre ai due schieramenti, ne è emerso un terzo: quelli che sono neutrali e pensano che nell'attuale momento di perdurante crisi economica, occorrerebbe emanare provvedimenti urgenti.
La riforma costituzionale è legata alla Legge elettorale, che prevede un robusto premio di maggioranza alla Camera e premia il partito vincitore. Si teme che il segretario del partito premiato diventi Presidente del Consiglio e possa esercitare tale funzione per l'intero quinquennio, senza un Senato che tale potere equilibri. Forse i Costituenti avevano temuto - dopo l'infausto periodo fascista - il ripetersi dell'uomo solo al comando, stabilendo un meccanismo di revisione costituzionale di quasi impossibile funzionamento.
Le modifiche mirano alla governabilità per il quinquennio e ad avere un partito vincitore. Le minoranze e le minoranze della maggioranza, temono ciò che le modifiche hanno stabilito.
Piercarlo Barale