CUNEO
PIERCARLO BARALE - Sarà una Pasqua di guerra. Putin non muterà la determinazione espressa all’atto dell’invasione dell’Ucraina. Quello che ritiene diritto e dovere è la ricomposizione dell’Unione Sovietica, quanto meno nella dimensione zarista. L’intervento militare, per ora limitato all’Ucraina – da denazificare, a suo dire – è propedeutico al recupero degli ex satelliti di Mosca. L’Europa è da dedemocratizzare, corrotta, immorale nei costumi e nelle modalità di vita. Con la veste di guerriero-profeta, benedetto dal patriarca ortodosso di Mosca, si presenta come benedetto da Dio. Garanzia quindi di legittimità di azione, invulnerabilità dell’esercito, perdono anticipato per i crimini di guerra, quand’anche a carico di civili inermi, ospedali, asili, case di riposo. Tali eventuali danni collaterali paiono compresi e perdonati in prevenzione dal Dio del patriarca di Mosca. Si tratta di guerra santa, Dio è con Putin e con la Russia. Il Dio del Papa invece, non è guerriero, ma pacifista. Predica l’amore, la pazienza, la comprensione, la fraternità fra i popoli.
Tra queste due divinità così contrastanti nel pensiero loro attribuito sulla guerra di Putin, ci sono gli ucraini, vittime sacrificali dell’assassino che occupa – saldamente ed in perpetuo – il Cremlino. Ciò dopo essersi palleggiato il potere supremo con il fido delfino, per il tempo necessario per modificare la Costituzione e addomesticare la Duma. Siamo di fronte alla putinocrazia: avversari politici incarcerati, se non avvelenati o uccisi. Sorte condivisa con i giornalisti scomodi. Doveva essere la guerra dei sei giorni, con l’avanzata dei carri armati accolta con mazzi di fiori ed espressioni di giubilo dagli Ucraini, finalmente liberati dalla schiavitù nazista. Kiev si è difesa e ha cacciato gli invasori, nonostante la benedizione del papa di Mosca. L’azione liberatoria putiniana, in inaspettata e vergognosa ritirata, si è scatenata nel Donbass, dove è in corso il tentativo di bloccare lo sbocco ucraino al Mar Nero.
Drastico ridimensionamento quindi del programma. Il Dio di Mosca si è distratto, oppure non funziona. Gli invasi si sono anche permessi un paio di attacchi al territorio russo con elicotteri a volo radente, usati come bombardieri. La Russia di Putin ha dovuto subire il primo attacco al territorio nazionale dopo la Seconda guerra mondiale. Per ulteriore e contemporanea sfiga si è vista affondare, colpita da due missili terra-nave ucraini, l’incrociatore Moskha, orgoglio ed ammiraglia della flotta del Mar Nero. Questi affronti – quasi sbeffeggiamenti – hanno indotto Putin a pronunciare un sermone all’Europa. Badate che io venderò ad altri il gas, come il petrolio. Però voi non ne potete fare a meno. Sulla stessa linea di constatazione della situazione si è trovata la banca europea.
Se dovessimo rinunciare agli acquisti dalla Russia, l’Italia ci rimetterebbe settanta miliardi, con una contrazione di 560.000 posti di lavoro. Perciò, salvo ripensamenti assai improbabili, continueremo ad utilizzare i combustibili di Putin. Il nostro patriottismo e la solidarietà verso gli ucraini si fermano di fronte a tali cifre. Agiamo per convenienza, perché il nostro patriottismo è finito con la lotta partigiana. Allora erano in ballo la libertà dello Stato e la pelle dei cittadini. Ora trionfa un pacifismo condivisibile come principio, ma totalmente inidoneo a risolvere la questione ucraina. È stato condiviso in modo peloso l’invio di armi agli invasi. Prevale il timore di stare al freddo, razionare cibi e lavoro, rinunciando al gas per solidarietà ed aiuto agli ucraini. Non siamo i soli a ragionare così. Anche notevole parte dell’Europa.
Molti accusano l’America di essere guerrafondaia, di armare l’Ucraina per indebolire Putin e fargli perdere il potere. Sotto sotto, parteggiano per la Russia, che ha finanziato da anni partiti e movimenti nostrani ed anche Europei. Ritengo invece che si debba all’America ed alla Nato la difesa dell’Europa senza esercito e sconnessa tra i vari Stati. Se Putin avesse trovato fiori e cottillons sulla strada per Kiev, si sarebbe mangiato la Polonia, i paesi baltici, Finlandia e Svezia. L’Ungheria di Orban avrebbe disteso tappeti con petali di rose. Finlandia e Svezia ora chiedono di essere urgentemente accolti nella Nato, ritenendosi prossimi obiettivi putiniani. Il despota sovietico, magari per consolarsi per il fallimento e lo smacco dell’Ucraina, potrebbe occupare i due paesi neutrali confinanti: ha già le truppe in loco. La Nato farà bene ad accoglierli d’urgenza, con grande costernazione di un giornale nostrano antiamericano, anti Draghi, orfano di Conte a Palazzo Chigi.
È tornata l’ipotesi minacciosa espressa da Putin e dai suoi accoliti, di utilizzo dell’arma nucleare a fronte dell’espansione della Nato ad Oriente. Magari solo tattica, qualche centinaio di morti e poca radioattività. Ipotesi di fronte alla quale la maggioranza degli Europei cala le braghe. Occorre ricordare che l’esercito russo è scompaginato, scarso di uomini addestrati, ha consumato armamenti, munizioni e missili nella guerra in atto, ha perso decine di migliaia di soldati, quasi tutti di leva, mandati impreparati e neppure avvisati, a lasciare la pelle in Ucraina. Lo Stato russo è al limite del fallimento. La gente comincia a sentire la carenza di beni di consumo e sarà sempre peggio, poiché le sanzioni già irrogate e quelle in attesa porteranno la grande maggioranza degli abitanti prossimi alla fame.
L’esercito Nato, Usa compresa, è stimato circa dieci volte più forte, addestrato e soprattutto rifornibile rispetto a quello russo, che è apparso un’armata Brancaleone, rinforzata con i macellai ceceni. Se Putin usasse scioccamente ed inutilmente anche una sola atomica tattica, la Nato lo metterebbe ko in pochi mesi per la spropositata differenza di mezzi. Putin farebbe bene ad evitare di evocare il nucleare, tattico o addirittura globale. La minaccia ripetuta, nelle condizioni pietose nelle quali si trova attualmente la Russia, esercito compreso, oggi non solo non è oggettivamente temibile, ma rappresenterebbe una pazzia mortale per Putin e del popolo russo, tenuto all’oscuro della realtà. Noi non abbiamo il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di accettare sacrifici per un paio d’anni, di chiudere i rubinetti del gas russo, recuperando forniture altrove, pagando il gas americano più costoso. Meno che mai il Governo potrebbe prospettare razionamenti. Sarebbe bocciato dal Parlamento.
Viviamo e pretendiamo di continuare a vivere come se la guerra in Ucraina non esistesse, mentre gli Ucraini muoiono anche per difendere la nostra libertà. Dopo 70 anni di pace, noi europei non concepiamo più l’amor di patria, la difesa della Patria, il pericolo di una guerra, che potrebbe coinvolgerci. E tutto ciò nonostante la quotidiana inondazione, su ogni mezzo di informazione, di episodi terribili che potrebbero toccare anche a noi, anche domani. Neppure abbiamo ben compreso che è nostro egoistico interesse armare gli ucraini, affinché, rischiando la loro pelle e la distruzione del loro Paese, fermino Putin e lo distolgano dal disegno di ricostituire l’Urss fino a Berlino, con la protezione del dio del patriarca di Mosca. I massacri sono lì, evidenti, accertati, fotografati da reporter e giornalisti, rilevati dai satelliti, confermati da testimoni. La Russia nega stupidamente ed infantilmente: sono gli ucraini che si massacrano per far sembrare che siano stati i russi.
Una ragazza di sedici anni, dopo essere stata stuprata dai militari russi, è stata uccisa con una pallottola in fronte: terribile esempio di usa e getta. Si dirà che non è vero, che è una fake news. Ma il cadavere della ragazza, morta con il colpo in testa, è lì. Lo stupro verrà provato dai medici legali. Dal momento che i tanti sondaggi, alcuni dei quali predisposti in modo ridicolo e totalmente inefficace, ritengono che la grande maggioranza degli europei preferisca utilizzare il gas russo a prescindere, teniamocelo ben stretto. Continuiamo la vita tranquilla e consueta dell’oggi, poiché “del doman non v’è certezza”. Il Dio del Papa, il nostro Dio, non tiriamolo in ballo per la giacchetta, dichiarandolo pacifista a prescindere. Ognuno di noi se la vedrà con la propria coscienza, non potendo affermare di non essere sufficientemente informato della situazione in atto in Ucraina. Così pure dovranno fare i partiti politici ed i loro rappresentanti, per i quali le uniche cose importanti sono le prossime elezioni e la loro rielezione.
Piercarlo Barale