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Tornano agli eredi i fascicoli del postino-fotografo di Novello che raccontò le Langhe di inizio '900

ALBA

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Il fotografo-postino Lorenzo Foglio (1886-1974) lavorò a Barolo, in provincia di Cuneo, dal 1923 al 1956 consegnando lettere, raccomandate, cartoline agli abitanti delle frazioni, tra cascine e casolari della zona. Un lavoro iniziato a diciotto anni di età, che lo mise profondamente in contatto con luoghi e persone di quel mondo rurale che ora ammiriamo nelle sue fotografie, attualmente esposte alla mostra “Mario Dondero e Lorenzo Foglio - Lo scatto umano”, visitabile fino domenica 22 luglio alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Via Marconi 16).

Mercoledì 11 luglio alle 14.30 alla Fondazione Bottari Lattes, il responsabile del Recapito dell’area logistica Nord-Ovest di Poste Italiane Marco Siri consegnerà agli eredi di Lorenzo Foglio i fascicoli professionali relativi allo stesso Foglio, archiviati nei loro uffici. Testimoniano i trentatre anni di lavoro come portalettere delle Langhe (ai quali erano preceduti sette anni in qualità di postino “provvisorio”) che gli permisero di farsi narratore per immagini della realtà sociale del suo tempo, della vita popolare e rurale della prima metà del ventesimo secolo, arrivando fino agli anni Settanta. I fascicoli saranno affidati al nipote Carlo Prandi, figlio di Maria Foglio (figlia di Lorenzo Foglio).

Verso il 1890 la famiglia di Lorenzo Foglio si trasferisce a Barolo. Durante gli anni di studio, prima presso le scuole tecniche a Barolo e quindi all’istituto Valsalice di Torino, impara la tecnica della composizione tipografica e i fondamenti dell’arte fotografica. Ritornato a Barolo inizia, come dilettante, a scattare le prime fotografie con un apparecchio Carl Zeiss a soffietto. Il lavoro di postino, che inizia a diciotto anni, lo spinge a raggiungere a piedi frazioni e cascine, e ben conoscere i luoghi e le persone di quel mondo rurale che ammiriamo nelle sue fotografie. Cimentarsi nell’arte fotografica, a quei tempi, rappresentava qualcosa di straordinario e moderno.

Personaggio mite, tenace ed estroso, era noto per il suo puntiglio, il rigore professionale e la meticolosità, ma anche per le sue originali arrabbiature. Le sue fotografie non ritraggono oggetti o architetture agresti, ma pongono l’accento sulla figura dell’uomo (in casa, nella vigna e nella bottega artigiana): così le sue immagini rappresentano uno spaccato di storia di Langa e assumono il valore di documento, i suoi personaggi comunicano un’asciutta e ironica dignità. Pur nell’immobilità dei personaggi, le sue fotografie costituiscono un monumento a chi ha coltivato i vigneti, all’operosità delle donne nei lavori manuali e all’artigianalità legata al vino e alla campagna.

Fra le fotografie esposte in mostra di Lorenzo Foglio: il bottaio, la trebbiatura, le materassaie e la preparazione dei salici per la legatura delle viti; il saggio ginnico dei giovani balilla e il secondo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi in visita a Barolo. Essendo Foglio un fotografo poliedrico e socialmente attivo sul territorio, le immagini selezionate dal suo archivio ci raccontano luoghi, mestieri, tradizioni agricole e avvenimenti di inizio secolo. A queste si aggiungono i lavori in “studio” e i ritratti ambientati che raccontano i volti e le persone di quel tempo. Dal suo archivio sono stati selezionati anche ritratti sulle spiagge del Savonese.

La mostra “Mario Dondero e Lorenzo Foglio - Lo scatto umano” è organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, è promossa dall’Associazione Giulia Falletti di Barolo in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo e gli eredi di Mario Dondero e Lorenzo Foglio. È visitabile fino a domenica 22 luglio a ingresso libero. Orario: lunedì-venerdì ore 10-12.30 / 14.30-17.30 sabato-domenica ore 15.30-18.30. Info: 0173.789282; segreteria@fondazionebottarilattes.it; www.fondazionebottarilattes.it.

Entrambi testimoni del proprio tempo, Mario Dondero (1928-2015) e Lorenzo Foglio (1886-1974), pur differenziandosi nello stile, nei soggetti e nella tecnica, sono accomunati dalla volontà di raccontare il genere umano. Attraverso sessanta immagini in bianco e nero, trenta di Dondero e trenta di Foglio, le fotografie selezionate rappresentano volti, luoghi, mestieri e accadimenti che Dondero e Foglio hanno documentato non solo con l’occhio del fotografo, ma anche con quello dell’antropologo che osserva in modo ravvicinato e attento e che adotta un punto di vista frutto di conoscenza e frequentazione.

Una sorta di “nomadismo”, atto alla narrazione della realtà, accomuna i viaggi del fotoreporter Dondero con i più brevi, ma non meno importanti, giri giornalieri del postino Foglio che consegnava le sue lettere, a piedi tra borghi e frazioni, sempre munito della sua macchina fotografica. Così, mentre in Foglio lo sguardo è attratto da quel variegato microcosmo che sono le colline di Langa, in cui egli è nato e vissuto, un tempo terra di fatica e ora patrimonio Unesco capace di attrarre turisti da tutto il mondo, in Dondero l’orizzonte si allarga sulla quotidianità dei grandi personaggi culturali dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, come Pier Paolo Pasolini, Carla Fracci, Vittorio Gassman, o sulle situazioni e i cambiamenti politici e sociali che hanno coinvolto l’Italia o altri Paesi come il Brasile, la Spagna, la Germania, l’Algeria.

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