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"Top 500 Cuneo", le migliori aziende della Granda generano il 79% del valore di produzione

CUNEO

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CUNEO CRONACA - La presentazione della prima edizione di “Top 500 Cuneo” di Pwc, organizzata in collaborazione con Confindustria Cuneo e il quotidiano La Stampa, si è dimostrata una splendida occasione per parlare di economia, politica e – non di meno – dell’interconnessione tra le due. Merito di un parterre formato da ospiti di altissimo profilo, tanto per la parte imprenditoriale che per quella politica, i quali hanno animato la mattinata in sala Michele Ferrero, presso la sede di Confindustria Cuneo. (Guarda l'incontro QUI)

Ad aprire l’evento è stata il direttore di Confindustria Cuneo Giuliana Cirio, che ha spiegato l’importanza dell’evento “Top 500 Cuneo” anche in termini di visibilità: «Siamo convinti che fuori provincia la percezione del tessuto imprenditoriale cuneese sia inferiore alla realtà dell’eccellenza e dell’innovazione che le nostre aziende portano nel mondo. Anche per questo, ospitiamo con piacere il format di Pwc, che non serve tanto a valutare le aziende in sé, ma a creare un’identità e a misurare la forza del comparto industriale». Il presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola ha sottolineato alcuni dati che caratterizzano il tessuto economico cuneese – dal tasso di disoccupazione sotto la media regionale alla forte vocazione all’export sino al Pil pro-capite che negli ultimi anni ha superato quello di Torino. «Ma questo non può essere tutto – ha spiegato Gola –. Non conta soltanto il mero elenco dei nomi, ma il ragionamento che ne consegue, perché questi sono indicatori che ci permettono di analizzare in maniera più ampia e da un punto di vista sistemico la nostra provincia». 

Sul palco, intervistati da Federico Monga, vicedirettore de La Stampa (il quale ha ricordato come Cuneo sia stata scelta come primo focus del genere fuori Torino) si sono avvicendati il Ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Tanti i temi trattati nel corso delle due chiacchierate. Con il capo del dicastero di palazzo Baracchini si è parlato di tematiche di stretta competenza del Ministero, come la guerra in Ucraina (rispetto alla quale, Crosetto ha detto: «Per la Russia i morti e il tempo non hanno valore, mentre per le democrazie occidentali, morti, tempo e opinione pubblica sono molto importanti. L’Italia sta cercando fin dall’inizio del conflitto di avere due linee portanti: dare aiuto all’Ucraina da un lato, ma anche portare avanti un costante, continuo quotidiano lavoro per interrompere lo scontro e far sedere intorno a un tavolo le parti contrapposte»), della necessità di uscire da una dipendenza dall’Asia per l’approvvigionamento di determinate materie prime, fondamentali per le nuove tecnologie, sino a toccare questioni più strettamente nazionali, come la carenza di personale a cui devono far fronte molte imprese anche del Cuneese, e la conseguente richiesta di lavoratori provenienti da altri Paesi, soffermandosi sulla necessità di un’immigrazione che si basi sull’integrazione. «Abbiamo meno di mille iscritti a ingegneria elettronica: con questi numeri non abbiamo futuro. La competizione con altri Paesi che stanno correndo si basa sulla qualità dell’industria, la quale, a sua volta, dipende dall’innovazione tecnologica che essa è in grado di generare. Ma per i nuovi macchinari servono operai specializzati e tecnici che sappiano utilizzarli e ingegneri che li progettino».

«La ricchezza la crea industria, l’attività privata. Lo Stato deve amministrarla, sottraendola il meno possibile alle aziende e comunque non togliendo quella che viene reinvestita per far crescere le aziende. Serve, da una parte, uno Stato più efficiente, più forte e dall’altra la capacità di liberare energie per fare in modo che chi vuole crescere non sia tentato di andare all’estero. Così si consente all’impresa di essere pienamente competitiva». 

Il presidente della Regione Piemonte Cirio è stato sollecitato su diverse questioni di natura economica, a partire dal Pnrr, «una grande opportunità che deve essere ben sfruttata, perché sono soldi che vanno restituiti». Dopo aver dimostrato apprezzamento per il nuovo codice appalti, «che permetterà di andare a gara dopo il progetto di fattibilità tecnico-economico, avanzando tempo e soldi», il Presidente ha parlato anche di idrogeno e infrastrutture (confermando che entro il 2024 l’A33 sarà finita) e di Internet veloce, ancora una chimera in una parte significativa del territorio cuneese. Un passaggio è stato dedicato agli ospedali, quello di Verduno, concluso nel 2020 a 20 anni dall’inizio dei lavori e quello nuovo che verrà realizzato a Cuneo. In merito a quest’ultimo Cirio ha chiosato pragmaticamente: «Faremo quello che più serve per avere un nosocomio in tempi brevi e che costi il giusto. Come presidente di Regione mi sono posto l’obiettivo di chiudere le opere iniziate, facendo le cose per bene e rispettando i soldi dei cittadini». 

La conclusione dell’incontro è stata riservata a una tavola rotonda con i rappresentanti di alcune delle aziende inserite nella “Top 500 Cuneo” a cui hanno partecipato anche partner di Pwc, moderata dal giornalista de La Stampa Giuseppe Bottero. 

Silvia Merlo, amministratore delegato di Merlo Spa, ha spiegato come l’innovazione rappresenti, per loro e per molti colleghi imprenditori, «l’unico modo per poter stare sul mercato oggi», rimarcando l’importanza di ridurre la distanza tra il mondo della scuola e quello delle imprese, favorendo la cooperazione tra le due realtà. Bartolomeo Salomone, presidente di Ferrero Spa, ha ripercorso le crisi globali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, da quelle di natura finanziaria a quelle sistemiche, per arrivare ai giorni nostri e alle recenti preoccupazioni che stanno caratterizzando gli ultimi mesi. Mesi in cui, nonostante tutto, lo spread non è sostanzialmente variato: «un segnale positivo che lascia ben sperare».  

Gian Franco Cillario, amministratore delegato di Eurostampa, ha sottolineato l’importanza di mettere qualità e servizio al centro del proprio operato aziendale, mentre Valter Lannutti ha parlato di transizione ecologica in questi termini: «Le ultime decisioni sul passaggio all'elettrico sono la dimostrazione di come il regolatore europeo sia lontano dalla realtà e con scarsa conoscenza dei problemi. Un mezzo elettrico pesa e costa molto di più rispetto a uno tradizionale e ha una scarsa autonomia; per iniziare una transizione “possibile” si poteva pensare a una partenza più facile, per esempio attuando una politica di incentivi e disincentivi per ridurre l’età del parco mezzi circolante». 

Giorgio Falcione di Pwc ha parlato dei processi di fusione e acquisizione delle aziende, facendo rilevare come a livello globale si sia registrato un rallentamento tra il 2021 al 2022, ma l’Italia è andata in controtendenza, perché il tessuto imprenditoriale italiano è diverso da quello degli altri paesi, con imprese più piccole di eccellenza che hanno visto un vantaggio competitivo nel fenomeno di aggregazione, utile per salvaguardare il “know how” delle nostre imprese. 

Alessio Rolando, partner di Pwc, ha parlato di delega fiscale e di adempimento collaborativo, una procedura riservata a grandi contribuenti, nell’auspicio che questo strumento possa essere esteso ad aziende più piccole, innescando un utile meccanismo di concertazione fiscale. 

Melchior Gromis di Trana dell’Università di Torino, professore associato in Economia Aziendale presso il Dipartimento di Management, ha spiegato che sono state prese in considerazione le prime 500 imprese per valore della produzione con sede legale in provincia di Cuneo, escludendo banche e assicurazioni. 

«Le prime 500 società rappresentano numericamente appena il 7,8 per cento delle oltre 6.400 società di capitali operanti sul territorio– ha commentato il professore – ma questo 7,8 per cento determina quasi 28 miliardi di valore di produzione, ovvero il 79 per cento del totale cuneese. È interessante notare come il risultato d’esercizio per le prime 500 società di capitali della provincia di Cuneo sia pari a 1,2 miliardi di euro. Un dato che, rapportato alla Top 500 Torino, per la quale il valore della produzione è 122 miliardi e l’utile di appena un miliardo e 900 milioni, significa che le top 500 imprese cuneesi sono 2,75 volte più redditizie rispetto alle cugine torinesi».

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