CUNEO
SAVINO ROGGIA - Almeno una volta allanno è più che lecito folleggiare in una società in cui il sole spesso e volentieri si lascia vincere dalla notte.
E questo linnesco che ha scaldato il Carnevale nel tempo. Fin da quando i coriandoli profumavano di saturnali e feste dionisiache, lo sballo collettivo ha mirato a ringraziare lente paradigmatico che gli avrebbe potuto alleggerire la fatica del vivere. La pax veniva garantita? Perché no: festa sia.
Giunse il tempo in cui gli effetti non venivano più scambiati per cause e tutto rimase come prima. Un baccanale non si sopprime, lo si trasforma nel sogno in cui il povero si eleva a potente e il potente degrada a miserabile. Nessuna ritorsione: la maschera garantiva lanonimato. Tutti infatti presero a dar pedate al padrone.
Verosimilmente lesperienza spiacevole associata al danno tissutale costrinse a dirottare diversamente il rancore popolare accumulato durante un anno, si prese a festeggiare la primavera e si giunse ai giorni nostri con un carnevale per scaldare un consumismo a corto di idee quando invece trombette e petardi andrebbero ancora indirizzati a quella antica entità che maneggia le stagioni per allertarla sui capricci dellinverno. Qualcuno ce lo sta scippando? Sotto la neve cè il pane!
E naturalmente al politico affinché non deroghi al dovere di essere, saper essere e saper fare il bene della comunità. Che la smetta di maneggiare, forzandoci a preferire la quantità alla qualità e a confondere la finanza con leconomia, la tecnologia con la scienza e il tira tardi del tunnel del Col di Tenda coi capricci della montagna.
Savino Roggia