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Tenda bis: perché la proposta di Pro Natura è intelligente, ma di ben difficile attuazione

MONTAGNA

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PIERCARLO BARALE - Ho avuto modo di leggere Pro Natura Cuneo Notiziario n. 3 di marzo 2020. L'articolo in prima pagina avente come titolo "obiettivo ambiente" - sottotitolato "Traforo del Tenda bis: no all'attuale progetto", a firma Domenico Sanino e Bruno Piacenza, appare attuale ed interessante. Viene ribadita la proposta, già formulata, di revisione del progetto Tenda bis. Consiste nell'allargare leggermente il tunnel in costruzione rispetto al progetto approvato, in modo da permettere il doppio senso di marcia, senza dover ristrutturare il vecchio storico tunnel, che, messo in sicurezza, potrebbe essere utilizzato per il transito ciclo pedonale e per il soccorso.

Vengono elencate dettagliate ragioni a sostegno della proposta. I richiedenti il nuovo progetto, pur ringraziando il presidente della Regione Piemonte Cirio per la sollecitudine dimostrata con la risposta - negativa - ne contestano le motivazioni che sono le seguenti: "modificare il progetto oggi significherebbe purtroppo rivedere l'accordo internazionale con la Francia, con il rischio di una non condivisione e di penali che bloccherebbero per noi un'opera vitale". Le istanze e le motivazioni contenute nell'articolo citato paiono condivisibili. Però l'opera è giunta alla fase conclusiva del lungo iter progettuale ed esecutivo. Appare oggettivamente non possibile bloccarla e approvare un nuovo progetto.

Sulle sottrazioni di acciaio - mai riscontrate per gallerie, mentre di qualche frequenza in cantieri edili e stradali in superficie - ci si trova di fronte ad un gravissimo fatto, quasi incredibile. Si è messa a repentaglio la sicurezza del traforo per raccattare denaro, frutto di reato, in totale dispregio dell'incolumità e sicurezza pubblica e della necessaria durata del traforo. Sulle situazioni delle responsabilità per quanto accaduto, la magistratura ha in corso le azioni dovute. E' in atto la procedura amministrativa per la ripresa effettiva dei lavori, finalizzati al completamento del progetto. In questa situazione non pare accettabile la pur interessante proposta a tutela dell'ambiente delle attività turistiche sostenibili e di una ritenuta più oculata modalità di spesa del denaro pubblico.

Ove si volesse modificare il progetto nel senso indicato nell'articolo, non si tratterebbe di una variante progettuale. Occorrerebbe abbandonare il progetto già in parte eseguito, frutto di accordo internazionale. Necessiterebbe quindi l'adesione francese all'abbandono, con le conseguenze di ordine economico ed adeguate e condivise motivazioni, con probabili code giudiziarie. La nuova opera dovrebbe ripartire da zero, con le varie fasi procedimentali: nuovo progetto, approvazione da parte dei due stati interessati, assegnazione dei lavori dopo appalto europeo e successivi immancabili contenziosi.

Ad essere ottimisti, occorrerebbe un decennio dal primo atto del nuovo iter procedimentale fino alla effettiva conclusione dei lavori. La disciplina circa gli appalti e l'esecuzione delle opere pubbliche è in continua variazione. In questo caso occorrerebbe tenere conto di quella in atto nei due stati interessati, con il mantenimento dei contributi e degli accantonamenti a bilancio già effettuati. La nuova progettazione dovrebbe, prioritariamente essere sottoposta alla comunità limonese ed ai comuni della Valle Vermenagna, agli enti interessati, provincia, Regione, associazioni rappresentanti del territorio. Si rischierebbe però di fare la fine della Cuneo-Asti, con un tunnel obsoleto a mezzo servizio ed un altro incompiuto. Pare quindi una proposta interessante, intelligente, ma di non possibile realizzazione.

Piercarlo Barale

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