Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Sull’obbligo di fedeltà coniugale ora c'è un disegno di legge "al ribasso"

ATTUALITà

Foto
Condividi FB

ANDREA PORRO - E’ da alcune settimane all’esame della Commissione Giustizia del redivivo Senato della Repubblica un disegno di legge - ivi presentato già nel febbraio 2016 -, che consta di un unico articolo e di un unico comma, potenzialmente in grado di riformare l’istituto del matrimonio.

La novità è la proposta di soppressione dell’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi, previsto dall’art. 143 codice civile, in quanto - secondo l’opinione della prima firmataria, la Senatrice Cantini - “retaggio di una visione ormai superata e vetusta del matrimonio, della famiglia e dei doveri e diritti dei coniugi”.

La ratio ispiratrice del disegno di legge sarebbe espressamente rinvenibile nella giurisprudenza della Suprema Corte (Sez. I Civ., n. 7998/2014), in virtù della quale il giudice non potrebbe fondare la pronuncia di addebito della separazione sulla mera inosservanza del dovere di fedeltà coniugale.

Infatti, il giudice sarebbe tenuto a verificare l’incidenza dell’inosservanza di tale dovere sul fallimento della convivenza coniugale “previa valutazione complessiva e comparativa del comportamento di entrambi i coniugi, tenendo conto anche della frequenza e delle modalità con le quali l’infedeltà è avvenuta”.

Probabilmente, però, il disegno di legge è implicitamente finalizzato ad un ulteriore tentativo di equiparazione tra i doveri delle persone che hanno contratto il matrimonio - art. 143 codice civile - e quelli delle persone dello stesso sesso che hanno costituito un’unione civile - art. 11 L. 76/2016 -.

Infatti, in quest’ultima e recente Legge “sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e delle convivenze” gli unici doveri assunti dalle parti sono “l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione”, indipendentemente dall’obbligo alla fedeltà reciproca.

Ed una conferma di quest’ultima finalità del disegno di legge si può facilmente rinvenire nella circostanza per la quale la Senatrice Cirinnà - prima firmataria della L. 76/2016 - è anche cofirmataria del disegno di legge della Senatrice Cantini… e viceversa.

Stupisce, però, la circostanza per la quale proprio a due Signore e Senatrici sono imputabili entrambe le proposte di legge, accomunate da una soppressione dell’obbligo alla fedeltà reciproca tra persone che hanno contratto il matrimonio o che hanno costituito un’unione civile.

A detta delle firmatarie, tale obbligo non sarebbe “ascrivibile tra i doveri da imporre con legge dello Stato” e la sua soppressione terrebbe conto “della trasformazione della realtà, della società e dei rapporti tra i componenti della famiglia”.

Si è, insomma, ad un passo da una importante ed ulteriore riforma del diritto di famiglia di cui alla L. 151/1975 che, per quanto di interesse, ha trasformato - a suo tempo - il dovere di fedeltà da una concezione negativa ed esclusivamente sessuale ad una concezione positiva e spirituale.

In tal modo, la fedeltà coniugale si è configurata - ed è ancora attualmente tale - quale regola di condotta alla quale ciascun coniuge deve uniformarsi, rinunziando ad eventuali tendenze licenziose, ed a posteriori quale criterio di valutazione della condotta delle parti nella fase patologica del matrimonio.

Rispetto al carattere privatistico del matrimonio, parimenti rilevante è l’assunzione in pubblico di condotte tali da generare nei terzi i sospetti di infedeltà, poiché queste condotte - inevitabilmente - non possono non offendere la sensibilità e la dignità dell’altro coniuge.

Peraltro, occorre ricordare che, ad oggi, la fedeltà non è solo un obbligo fondamentale del matrimonio-rapporto per l’ordinamento statale, ma è anche un presupposto essenziale del sacramento-contratto per l’ordinamento canonico.

Suggestiva in merito è l’espressione utilizzata - in una recente udienza generale in Piazza San Pietro del dicembre 2016 - da Papa Francesco, per il quale “la fedeltà coniugale non è una moneta fuori corso ed è necessario restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore”.

Lungi dall’essere moralista, si sta tuttavia affermando una rinnovata - e discutibile - concezione del matrimonio e dell’unione civile, istituti con i quali si intendono riconoscere alle persone diritti sempre maggiori e, comunque, inversamente proporzionali agli obblighi previsti.

Si sta accentuando il disequilibrio, con effetti irreversibili, nel rapporto tra diritti ed obblighi assunti dalle persone che hanno contratto un matrimonio - al pari di quello già presente in un’unione civile -, così pregiudicando il valore della famiglia, meritevole di tutela anche a cura dell’ordinamento statale.

E’ auspicabile che le forze politiche si attivino perché la discussione del disegno di legge sia attenta alle effettive esigenze delle persone, nonché alla tutela dei princìpi fondamentali - di solidarietà e di dignità sociali (anche tra i coniugi) - sui quali si fonda la - ancora vigente - Costituzione Italiana.

Andrea Porro

 

 

 

 
 

VIDEO