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Sopravvissuta alla dittatura argentina, Norma Moszkowski testimone al Bonelli: "La solidarietà ci ha salvati"

CUNEO

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CUNEO CRONACA - Incontro molto significativo tra i ragazzi della 5B RIM dell’istituto Bonelli di Cuneo e la sopravvissuta alla dittatura militare argentina Norma Moszkowski. L’ospite ha raccontato la brutale repressione del regime di Videla verso ogni forma di partecipazione democratica e attivismo politico raccontando ciò che ha visto e sofferto in prima persona, quando era una giovane studentessa impegnata nel sociale. La testimone ha spiegato che all’inizio avevano cominciato a sparire i suoi amici e compagni di facoltà e queste improvvise scomparse le avevano suscitato un tale terrore di essere sequestrata che fuggì verso l’Italia, passando dal Brasile. 

Con un piccolo gruppo di connazionali partì nel 1977: aveva con sé pochi beni personali e leggeri vestiti estivi e, visto il passaggio dal caldo tropicale al freddo inverno di Cuneo, una delle prime immagini che la colpì fu la fontana della stazione ghiacciata. Si stabilì in una scuola elementare del piccolo paese di Naviante, nelle Langhe, dove è sopravvissuta grazie al supporto delle autorità locali, ma anche alla generosità dei comuni cittadini. Norma ricorda come fu ospitata e aiutata, ricordando così uno dei periodi più duri, ma anche più commoventi della sua vita. “Ci salvarono la vita due volte: la prima accogliendoci nella piccola comunità, poi sostenendoci con piccoli grandi gesti quotidiani. Dal fabbro che ci costruì i letti, al farmacista che ci portò medicine e pannolini per i bambini, alla vicina che lasciava davanti alla porta un sacco di patate... Furono questi atti di solidarietà che ci fecero superare l’esilio, l’isolamento e lo sconforto per quanto succedeva in patria ai nostri cari e alle nostre famiglie”.

Norma ha ricordato poi quanto accadde negli anni successivi, dopo la caduta della dittatura, iniziando dal lungo e doloroso percorso per il recupero della memoria dei desaparecidos delle Madres de Plaza de Mayo, che non si sono mai arrese e che con la loro perseveranza hanno dolorosamente scoperto e denunciato le torture e le crudeltà a cui i loro figli erano stati sottoposti, a volte prima di essere uccisi nei famigerati voli della morte. Poi ha illustrato le ricerche volte al rinvenimento dei bambini rubati alle detenute nei centri clandestini e dati illegalmente in adozione a famiglie vicine al regime militare: grazie all’impegno delle Abuelas di Plaza de Mayo e all’associazione Hijos: ad oggi 139 nipoti sequestrati sono stati trovati, ma mancano ancora circa 300 bambini che ormai hanno quasi 50 anni e a cui non solo è stata sottratta la propria famiglia, ma anche la propria identità.

Il lavoro di ricostruzione e giustizia attualmente è minacciato dal governo di Milei: sospese le attività di diversi enti impegnati nella ricerca della verità, ha tagliato le sovvenzioni ai medici forensi che con il loro prezioso lavoro non solo determinano i legami tra sopravvissuti e familiari, ma riescono a riconoscere i resti delle vittime ritrovate nelle fosse comuni. Ha chiuso le attività dell’ESMA, campo di detenzione clandestina durante la dittatura, poi luogo della memoria e della tutela dei diritti umani, infine Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco dal 2023. Inoltre, l’incontro è stato l’occasione per riflettere sui conflitti di oggi: dalle atrocità commesse in molte guerre alle politiche che negano l’accoglienza agli immigrati in fuga dalla fame, dalla miseria e dalle conseguenze della crisi climatica. Non è possibile chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza altrui. La storia di Norma ci ricorda che la solidarietà non è solo un valore, ma una necessità per resistere e costruire futuro. Ognuno di noi deve fare la propria parte: non possiamo restare indifferenti.

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