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Sogni e trionfi di "Fasanot" di Bra, pluricampione che marcia con il corpo e con la mente

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Sul viale Madonna dei Fiori a Bra, in provincia di Cuneo, l'incontro inaspettato con Sergio Fasano, detto "Fasanot", pluricampione mondiale di marcia, categoria Muster: io cammino, lui marcia. Ancheggiante, flessuosa la sua andatura, inconfondibile. E' quasi una danza. Ci siamo lasciati la sera prima alla presentazione del suo libro "Centomila chilometri".

"Che onore per me avere come ospiti i leggendari gemelli Damilano, Giorgio e Maurizio! Tra l'altro quest'ultimo, medaglia d'oro nella 20 km alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, ha redatto una toccante prefazione del mio libro: 'La prima cosa che ho pensato vedendo il contenuto di questo volume è stato che questo è un "libro" di passione ecc...'. Ha colto in pieno i miei sentimenti: tanta fatica, tanta sofferenza, ma mollare, mai! Serata memorabile: mio nipote Renato, coautore del libro a presentare, Sergio Provera con le slides sul mio percorso sportivo...Quanto lavoro! E la sala così piccola...chi si immaginava così tante persone!".

Chi vorresti ringraziare?

"Tutti quanti! Soprattutto la mia famiglia che in tutti questi anni mi ha supportato e sopportato i miei stati d'animo: ansie e tensioni prima e dopo le gare".

E' umile e si stupisce del suo stesso successo: acclamato più volte campione del mondo di marcia della categoria Master. Classe 1952, inizia lo sport con i "Giochi della gioventù", e mentre seguiva in televisione le Olimpiadi di Tokio del 1964, fu colpito dalla tecnica di questa disciplina sportiva. Da quel giorno, si è dedicato ad essa, determinato, senza clamore e sostenuto dalla passione, ha percorso centomila chilometri, sommando una vittoria dopo l'altra. In sintesi i suoi trionfi: (anche se lui non vorrebbe): dalla prima medaglia d'oro per il campionato provinciale di marcia, in competizioni a livello nazionale nelle varie distanze, è salito sul podio ben 50 volte: per 17 ori, 15 argento, 15 bronzi, più 3 titoli di società a squadre.

A livello internazionale, tra i più importanti, tre ori mondiali, nel 2005 a San Sebastian; nel 2007 a Riccione e nel 2011 a Sacramento (California). Senza contare argenti e bronzi vinti in diverse competizioni internazionali. Ha concluso la sua attività di atleta nello stesso campo sportivo dove l'aveva iniziata: quello della Madonna dei Fiori, a Bra, quando nel 1954 la pista era ancora in carbonella e le corsie tracciate con la calce. Così, il 15 settembre del 2018 chiude il suo capitolo di campione Muster di marcia, con una giornata dedicata interamente ad atleti molto speciali, i “suoi ragazzi” con disabilità dell'associazione Sportiamo, di cui è allenatore dal 2005.

"Un grande cuore oltre agli ostacoli” l'affettuosa prefazione del nipote Renato che racchiude in poche parole l'anima di Sergio: generoso di sé, anche per la grande dedizione verso i ragazzi di “Sportiamo". Però, dopo il clamore della serata, lui, ritorna il Sergio che marcia con il corpo e con la mente: “Il mio sport è povero, umile e faticoso. Il marciatore è l'atleta solitario, durante gli allenamenti il pensiero viaggia. Si intrecciano tanti pensieri, come un film che ripercorre la vita stessa. Lo sport è vita!”.

Che mi dici del libro?

"Mi ha convinto mio nipote Renato: 'Zio, hai fatto centomila chilometri, mi pare il caso di parlarne! Non è una passeggiata. Così insieme abbiamo raccontato gioie, sofferenze e trionfi, ma anche buffi episodi di vita sportiva e non'".

Sergio è ritmo in tutto, quando marcia e anche quando parla si muove a tempo di batteria: altra grande passione trasmessagli dal fratello Domenico che fu fondatore dell'orchestra “I Braida”.

Sergio, che disciplina è la marcia?

“La marcia è una specialità tecnica, con regole ben precise da osservare. Segui bene i miei movimenti: sempre tallone e punta, con il ginocchio sempre ben teso, per mantenere il contatto ininterrotto dei piedi col suolo. Se la marcia non è corretta, alla terza ammonizione del giudice di gara si viene squalificati".

Qual'è il tuo sogno?

"Uno si è avverato: la nascita di mia nipote Isabel, ha appena compiuto due anni e l'altro, se la salute mi accompagna, più avanti, sarebbe provare l'emozione di vedere mia nipote marciare in pista".

La più bella gara disputata?

“Vincere l'avversario piu duro e temibile: la malattia. Nel 2014, all'improvviso un'aneurisma bloccò la mia vita, ma non per sempre; partecipai ancora ad un campionato in Portogallo. Quella fu la mia vittoria: indossare ancora le scarpette da corsa e il numero di gara sulla maglia!".

Fiorella Avalle Nemolis

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