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"Siamo fatti di-versi, perché siamo poesia": come apprezzare la pienezza della vita

MONDOVì

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"Siamo fatti di-versi, perché siamo poesia". Tratto dal libro (e dallo spettacolo) di Guido Marangoni, "Anna che sorride alla pioggia", è forse questo il verso che meglio rappresenta la pienezza della vita che oggi (21 marzo) si celebra per una doppia occasione: la Giornata mondiale della Poesia e la Giornata mondiale della sindrome di Down.

ANGELA PITTAVINO - Giornata mondiale della sindrome di Down. Non è una festa, perché la sindrome non è una festa. Miriam è l'unica cosa che festeggerò oggi, la mia monella nascosta "dietro" la sindrome di Down. Quand'è nata, la mia vita è cambiata. Io sono cambiata, e sicuramente in meglio.

Tutte le mamme ricordano le prime ore dopo il parto come un momento meraviglioso, indimenticabile. Io no, ricordo solo il vuoto e la paura di non farcela. Ricordo la faccia della dottoressa mentre mi fa l'elenco di tutte le cose brutte che caratterizzano la trisomia 21. Ricordo la sua domanda, piena di disapprovazione: "Ma non ha fatto l'amniocentesi?". Perché, sarebbe cambiato qualcosa?

Miri era già mia il giorno dopo il test positivo, erano anni che l'aspettavo. Certo, se non abbondavo con i cromosomi era meglio, ma anche quando butto la pasta ne faccio per un reggimento. Ricordo la gioia, quasi fastidiosa, delle neo mamme accanto al mio letto che si lamentavano dei loro figli "perfetti": "Oh peccato.. ha il naso del papà...".

Ricordo le facce sconvolte di amici e parenti, facce imbarazzate e frasi lasciate a metà. Ricordo il mio dolore nell'elaborare il "lutto" del futuro che mi ero immaginata, l'ansia nel pensare al perché è capitato a me. Ma poi ricordo lei, i suoi bellissimi occhi a mandorla. Ricordo la frase di mio marito,"avrà solo bisogno di ancora più amore". Ricordo di aver pensato: "Andrà tutto bene".

A più di cinque anni da quel giorno, io e Miri abbiamo un legame unico e a volte mi viene da pensare che forse, senza quella dannata sindrome, non sarebbe lo stesso. Quello che è certo, è che grazie a Miri sono cambiata. Mi stupisce ogni volta la forza con cui lei affronta ogni cosa e la tenacia con cui tenta e ritenta di fare le cose che per gli altri bambini sono "cavolate", ma che a causa della sua sindrome paiono ostacoli insormontabili. Alla fine riesce sempre, a modo suo e con i suoi tempi.

Con lei, io ho imparato ad aspettare, a dare valore al tempo, a festeggiare ogni giorno i più piccoli successi. Se solo la dottoressa mi avesse detto anche queste cose al momento della nascita, avrei un ricordo molto più sereno del nostro primo giorno insieme.

La sindrome di Down non è né una tragedia, né un dono. E' solo un dettaglio che ti fa apprezzare ancora di più la vita, in tutte le sue forme e i suoi colori!".

Angela Pittavino, mamma di Miriam (nelle foto)

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