CUNEO
MARIO FRUSI - Facendo seguito alla prima puntata (leggi qui: http://www.cuneocronaca.it/notizia.php?nID=413), mi voglio soffermare su tre aspetti che ritengo significativi.
1) Da più parti si consiglia di consumare anche i semi delluva. Il seme è il serbatoio del materiale genetico, e ovviamente la pianta-madre lo correderà di tutto quanto necessario a trasportare linformazione (cioè la vita di una nuova pianta) nel migliore dei modi: anche qui, come nella buccia, saranno presenti antiossidanti e vitamine che fungeranno da viatico per il germoglio appena annidato nel terreno. E di questo meccanismo possiamo approfittare, noi animali, a nostro vantaggio.
Questa pratica può essere consigliata a patto però che la masticazione sia completa, perché in certi soggetti cè il rischio che un grumo di semi riesca a insinuarsi nel ristretto spazio dellappendice scatenando quella sgradevolissima e, in era pre-chirurgica, anche mortale infiammazione chiamata non a caso appendicite; linconveniente è del tutto evitabile se il seme è finemente triturato dai nostri molari.
2) Però secondo i fruttariani esistono due inconvenienti, il primo dei quali non scientifico bensì etico (e qui citato per dovere di completezza):
a - Contrariamente alle diete carnivora e a base di chicchi (legumi, cereali, noci ) o foglie e radici (lattuga, carote ), la dieta fruttariana è lunica a non uccidere perché il frutto non è vivo ma serve soltanto a garantire che il seme (in quanto vita potenziale) possa riproporre il programma comportamentale che esiterà in unaltra pianta, questa sì viva. Mangiare semi è quindi violento come mangiare un agnello o una patata, e lUmanità dovrebbe finalmente orientarsi verso la cessazione di questi abusi. Si tratta di un criterio morale che chiunque può decidere di prendere o no in considerazione.
b - Trattandosi del suo bene più prezioso, la pianta correderà il seme di strumenti difensivi, cioè tossici per chiunque ne voglia intaccare la potenzialità. Questo concetto ha trovato conferma in alcuni semi:
- quelli della pesca e dellalbicocca per esempio contengono cianuro, a un dosaggio già velenoso per i parassiti ma, se assunti in quantità elevate, lesivo anche per gli umani;
- il latirismo è unintossicazione prodotta da fave e piselli (sconosciuta però a chi se ne nutra in maniera non continuativa);
- pepe e noce moscata contengono sostanze disturbanti per il sistema nervoso centrale.
Probabilmente la lista sarebbe molto più lunga, ma in ogni caso il rischio per gli umani è limitato a chi consumi grandissime quantità di questi prodotti. Non credo, pertanto, che lobiezione a masticare i semi delluva sia scientificamente giustificata.
3) I soggetti in trattamento con antidiabetici orali non possono consumare molta frutta dolce per limmediata reazione iperglicemizzante. Questo è un dato di fatto incontrovertibile, ma occorrerebbe forse completarlo: le cellule del soggetto diabetico potrebbero giovarsi delleffetto antiossidante prodotto dal frutto per migliorare il loro funzionamento anche in presenza di uniperglicemia, la stessa che colpisce peraltro anche lindividuo non-diabetico subito dopo un grappolo duva o una banana. Il virtuale danno immediato sulla glicemia potrebbe essere ampiamente compensato da un generale miglioramento della funzione metabolica, cioè dellutilizzo di glucosio da parte delle cellule.
Attenzione, però: questa è unipotesi, e necessita di conferme che a loro volta derivino da studi approfonditi! Pertanto, nel consumare frutta dolce, al momento i diabetici dovranno attenersi alle raccomandazioni già espresse dai loro medici; ma auguriamoci tutti che presto una ricerca dimostri il contrario.
Mentre per situazioni alimentari più complesse io esigo di mantenere la supervisione (per esempio, chiedo che il paziente stili un diario alimentare e poi entrambi discutiamo la strategia più adeguata), quando si tratta dei tre giorni di dieta delluva lascio la totale libertà di manovra proprio per la semplicità del metodo.
Mario Frusi