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Senza tetto, alla ricerca di lavoro e dignità: Cuneo deve capire come vivono gli stagionali

CUNEO

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ALICE MARINI - Partire dalla lotta al lavoro nero e al caporalato per superare il problema legato all'accoglienza dei migranti stagionali. Arriva dalla tavola rotonda che si è tenuta a Cuneo la presa di posizione più forte sul tema dei migranti e dei sentatetto, l'occasione per fare il punto, insieme alle principali istituzioni e associazioni operanti in città, su una questione forse affrontata troppo tardi, visto che la stagione della raccolta della frutta è ormai agli sgoccioli. 

Occorre fare una premessa: il discorso non riguarda soltanto gli stagionali, la maggior parte nord africani, arrivati in uno dei maggiori distretti agricoli del Nord Italia per lavoro, o per cercarlo; il problema coinvolge anche tutti quelli che per diversi motivi si trovano senza casa e finiscono per strada. Se poi questo si verifica durante una pandemia, una situazione già normalmente complessa da gestire può diventare un "caso". 

Quest'estate quasi 100 persone hanno dormito fuori, accampate al Movicentro di Cuneo, nella zona della stazione ferroviaria: una situazione insostenibile, sia per una questione di sanità pubblica, sia di umanità. Così a Ferragosto, dopo ripetuti controlli delle forze dell'ordine e segnalazioni di cittadini, il sindaco di Cuneo ha firmato un'ordinanza (valida fino al 31 ottobre) contro "l'occupazione abusiva del suolo pubblico", pena multe fino a 500 euro e l'allontanamento dal territorio comunale ("Daspo urbano").

Provvedimenti che si sono rivelati ben lontani dal risolvere il problema e che hanno finito per "spostarlo" e rimandarlo. Un passo avanti, comunque, si è fatto, con l'ospitalità diffusa nei Comuni della frutta del Saluzzese, ma non basta. Secondo il sindaco di Cuneo Borgna, intervenuto all'incontro pubblico sul tema organizzato dalla Comunità dei Salesiani, occorrerebbe innanzitutto "la revisione del Trattato di Dublino e del sistema nazionale di accoglienza".

"Prima eravamo tutti preoccupati che non ci fossero lavoratori per la campagna frutticola, si è fatto appello a studenti e pensionati, ma alla fine gli stranieri sono arrivati. Bisogna accoglierli!", ha detto Davide Masera della Cgil di Cuneo, facendo riferimento alle aziende che dovrebbero occuparsi di più dell'accoglienza dei braccianti, ma anche ai sistemi di collocamento della manodopera sicuramente da migliorare.

"Housing first", prima la casa: lo ha detto Elisa Gondolo, presidente della Cooperativa sociale Momo che in questi mesi ha prestato aiuto ai senzatetto. "Durante il lockdown le persone dovevano rimanere a casa, ma loro una casa non ce l'avevano - racconta -. Li abbiamo sistemati in 3 strutture, ma fuori ne sono rimasti più di 50. Oggi continuano ad esserci, ma non si vedono". La Rete Minerali Clandestini denuncia la situazione attuale per cui molti di loro avrebbero trovato riparo "in capannoni abbandonati, pericolanti e non idonei".

Cosa si può fare? "Rafforzare il ruolo del tavolo di lavoro in Prefettura", ma anche "sperare che i Comuni dell'accoglienza diffusa, ora 9, diventino molti di più". Secondo il Questore di Cuneo, Emanuele Ricifari, invece la soluzione al problema dovrebbe partire dalla lotta al lavoro nero, una piaga purtroppo ancora molto attuale. 

La paga di molti braccianti si aggirerebbe intorno ai 5 euro l'ora (3 con pasto incluso), con giornate limitate magari ad una sola ora di lavoro. Datori di lavoro farebbero sottoscrivere documenti in cui indicano che i braccianti hanno un posto per dormire, quando in realtà così non è. Numerose le irregolarità e l'ombra del caporalato che continua ad esistere anche in Granda.

Alice Marini 

(Nella foto: l'attesa fuori dal Centro di accoglienza per senza fissa dimora della Cri di Cuneo)

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