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Se non ci prendiamo cura del "terzo mondo" rischiamo di diventarlo

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PIERCARLO BARALE - Ryszard Kapuscinski, giornalista, scrittore ed anche poeta polacco – nato nel 1932 – ha seguito ben ventisette rivoluzioni, inviando al giornale reportage di guerre, vissute sempre in prima linea, con un eccezionale coraggio. La sua morte risale al 2007, a seguito di un’operazione alla quale si era sottoposto, senza mettere in conto – pare – l’esito fatale.

I libri, nei quali narrò eventi drammatici, riprese ed ampliò anche i capitoli della rubrica settimanale, che inviava alla Tareta Wyborcza, denominata “In viaggio con Erodoto”, sono ben più che reportage.

Era soprattutto un poeta, per la genialità delle narrazioni sotto il profilo psicologico e l’avvincente descrizione dei fatti e dei sentimenti. Pubblicò anche raccolte di poesie, per le quali ottenne il premio Napoli.

Per la capacità di avvincere il lettore e la sensibilità per i problemi banali, era invitato ovunque. Si ricorda un incontro a Roma per l’inaugurazione della biblioteca europea dell’Istituto polacco. In tale occasione – marzo 2006 – parlò del pericolo della xenofobia. Un suo pensiero è molto attuale per questo tempo di migrazioni; “I paesi che non accolgono le persone del terzo mondo, diventeranno loro stessi il terzo mondo”.

Se lo devono annotare Trump, Salvini, Le Pen e tutti i cosiddetti sovranisti, ad est e ovest, preoccupati dal fenomeno irreversibile – ma controllabile – delle migrazioni dai paesi in guerra o in miseria verso quelli ricchi.

Non saranno sufficienti muri e reticolati per impedire l’esodo, come sempre avvenne nella storia antica e recente.

Nel tentativo – vano – di difendere il territorio, si dimenticano l’accoglienza, la generosità, l’obbligo di prendersi cura di chi è affamato non solo di cibo. La voce del Papa richiama i cristiani – e non solo – a questi elementari obblighi, dei quali troppi paiono avere solo un vago ricordo.

“Homo homini lupus” è un detto che riassume appieno dove si arriva dimenticando non solo elementari principi morali, universali, ma anche l’insegnamento delle religioni, che pongono il rispetto dell’individuo come cardine della società.

Abbiamo raggiunto un progresso inimmaginabile nelle scienze applicate in qualunque campo. Siamo in grado di raggiungere gli altri pianeti, ma non di distribuire il cibo, l’istruzione, il benessere, alla comunità planetaria. E neppure la felicità, che associamo spesso alla ricchezza.

Piercarlo Barale

 

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