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Se lo Stato finirà per pagare la ricostruzione del ponte Morandi e i risarcimenti alle famiglie

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - La questione del crollo del ponte Morandi a Genova è stata trattata dal governo in modo troppo semplicistico. La presenza del premier avvocato del popolo - docente universitario di diritto civile - avrebbe dovuto portare a maggiore attenzione la trattazione della posizione della concessionaria Autostrade, gruppo Benetton. Come se un intervento chirurgico al cuore venisse fatto eseguire da un infermiere, così è stata la gestione della questione affidata al ministro delle infrastrutture e trasporti Toninelli. Purtroppo, digiuno delle competenze giuridiche e tecniche, ha voluto estromettere Autostrade dalla ricostruzione del ponte e dal risarcimento dei danni ai privati ed aventi diritto. In base alla concessione, spettava alla concessionaria sia ricostruire che risarcire, concordando tempi, modalità, caratteristiche, con lo Stato. Autostrade si era subito attivata e dichiarata disponibile al ristoro immediato di tutti i danni provocati dal crollo, nonchè alla ricostruzione del ponte entro un anno.

Toninelli, peraltro in ottima compagnia di altrettanto inesperti di questioni giuridiche comportanti conoscenze non elementari di diritto civile ed amministrativo, così si era espresso nel settembre, alla Camera: "Il governo è compatto nel ritenere che i lavori di ricostruzione non possano essere affidati ad Autostrade che doveva evitare il crollo". Seguì il decreto Genova, che disponeva il risarcimento per mezzo milione di euro alle famiglie, quantificato dallo Stato e posto a carico della concessionaria. Seguì la ricostruzione da parte dello Stato, in corso, che verrà posta a carico della concessionaria. Quest'ultima impugnò il decreto avanti il Tar Liguria ed ottenne la trasmissione alla Corte Costituzionale, in quanto in odore - più puzza che solo odore - di illegittimità. Secondo i giudici il decreto presenta più che fondati profili di irragionevolezza, illogicità, arbitrarietà. E' molto probabile che la Consulta ne dichiari l'incostituzionalità, in quanto Autostrade - sostiene la difesa - è stata privata del "dovere-diritto" di ricostruire il ponte, come da concessione, le è stato imposto di pagarne il conto, così come di pagare il mezzo milione di euro per i risarcimenti, disposti e quantificati dallo Stato senza la partecipazione della concessionaria, la cui concessione non era stata revocata.

Lo Stato avrebbe dovuto procedere con la revoca della concessione per grave inadempimento, con la possibilità per la società di opporsi alla stessa. Solo al termine del giudizio ed eventuale appello, si sarebbe potuto privare la società del diritto e continuare nella concessione fino al termine di scadenza. E' da notare che, se si fosse provveduto così, Autostrade avrebbe pagato i risarcimenti - però da lei stessa concordati con gli aventi diritto - nonchè ricostruito entro un anno il ponte con il progetto dalla stessa fatto redigere - molto simile a quello di Renzo Piano in fase di costruzione - ed a proprie totali spese. Sono per ora irrilevanti, sotto il profilo dell'operato dello Stato con il decreto Genova, le indagini penali, che paiono avere accertato gravi responsabilità di Autostrade e potrebbero portare a pesanti condanne e risarcimenti. Per ora, lo Stato paga i danni arrecati da Autostrade, ricostruisce il ponte e lo paga. Tutte queste spese verranno poste a carico di Autostrade. Ma lo Stato rischia non solo di non ottenere nulla, ma di pagare ad Autostrade rilevantissimi danni patiti a causa della decisione - se sarà dichiarato illegittimo il decreto Genova dalla Consulta - per la perdita di immagine, la riduzione di valore delle azioni. Inoltre Autostrade avrà diritto al rimborso spettante, in base alla concessione, per l'anticipata cessazione del diritto alla continuazione del contratto: circa 15 miliardi di euro.

Le questioni di diritto, se importanti per le somme in gioco e per la delicatezza delle situazioni, debbono essere affrontate e gestite non dai politici secondo gli umori del giorno, i sondaggi, le pur giustificate lagnanze dei danneggiati ed il rispetto per le vittime. Occorreva dare inizio all'iter per la declaratoria dell'anticipata risoluzione della concessione utilizzando la procedura rescissoria per gravi motivi, addebitabile esclusivamente alla concessionaria. Che nel frattempo avrebbe ricostruito e risarcito, senza costi per lo Stato. Al termine di tale giudizio si sarebbe potuto legittimamente - se positivo per lo Stato - rescindere il contratto. Ci saranno indubbiamente aspetti negativi per Autostrade, conseguenti alle indagini penali. Anche lo Stato, con i funzionari, non ha sorvegliato e provveduto a diffidare la concessionaria ad un comportamento adeguato agli impegni assunti. Per attaccare giudizialmente o con provvedimenti legislativi una grande società, che può disporre di una eccellente difesa tecnica e legale, occorre disporre di politici competenti e non amorali, non certo del signor-no Toninelli. Alla fine, temo, pagheremo noi, ponte e danni.

Piercarlo Barale

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