Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

SAVIGLIANO/ Giorno della Memoria tra fatti quotidiani e politica: la riflessione del professor Filippa

SAVIGLIANO

Foto
Condividi FB

Gentile Direttore, sento la necessità di chiedere spazio per provare a sviluppare una riflessione a margine della giornata della memoria che si celebra il 27 gennaio di ogni anno, dal 2005 (Risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria).

In merito possiamo essere tutti (?) concordi e fare tutto e il contrario di tutto per celebrare gli eventi passati ma il problema della memoria resta, con certezza, rilevante a tutti i livelli. E dicendo, a tutti livelli, mi riferisco ai macro fatti, che si celebrano in questi giorni, ma anche ai micro fatti di cui è costellata la nostra quotidianità.

In merito ai macro fatti mi pare evidente che queste modalità non funzionano in alcun modo; forse, ma non potevo essere presente, può essere stato utile l’incontro milanese degli studenti con la splendida senatrice Liliana Segre, personalità indiscutibilmente di alto livello, ma l'ipocrisia che serpeggia da sempre in questo paese e in Europa è cosa ben grave e troppo spesso sottaciuta. Mi riferisco al numero rilevantissimo di ebrei che scappano nell'unico stato democratico che può accoglierli, Israele, perché l'antisemitismo e l'antisionismo è, da sempre, argomento delle destre e delle sinistre non solo italiane.

Se osserviamo il quadro geopolitico, attenendoci anche soltanto all'Europa, dai confini ex-sovietici alla Polonia e Ungheria (dove l’omofobia e non soltanto quella diventano prassi autorizzate).

L'antidemocrazia sta divampando e siamo in mano a governi, soprattutto quello italiano (precedente e attuale, perché sono sostanzialmente identici) di una pochezza miserevole e del resto i nuovi perseguitati sono ospiti nei lager libici, con buona pace delle (in)coscienze europee, incapaci di affrontare l'inevitabile e ineluttabile fenomeno migratorio che dovremmo solo saper governare, non tanto per “inutile buonismo”, quanto per necessità, essendo noi un paese a crescita zero sia anagraficamente sia economicamente parlando.

E invece tutto questo non avviene in alcun modo e siamo sempre più sull'orlo di un precipizio con un analfabetismo funzionale ed economico che fa prevalere le logiche del guardare le cose fino al giorno successivo, senza alcuna capacità di guardare oltre, altrove e verso nuovi lidi. Credo poco a questo celebrare le cose passate perché il presente è gravido di crimini contro l'umanità e i totalitarismi non sono piovuti dal cielo.

L'uomo non è buono, al massimo può diventarlo; ma poi non è sufficiente essere buoni, occorre anche essere visionari e sviluppare altro per non vivere eterni ritorni. Tutto questo vale per le “giornate della memoria” come quelle per la legalità, sempre più concreti miraggi in un mare d’oblio.

Marco Filippa

professore all'Istituto di Istruzione Superiore "A.Cravetta" di Savigliano, militante del partito Radicali Italiani e +Europa

VIDEO