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"Sarebbe meglio che i nostri politici pensassero davvero ai terremotati"

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BRUNO MURIALDO - Oggi si sente parlare degli antipatici della Leopolda, dei patimenti di D’alema o Bersani, del Sì o del No al referendum, delle elezioni americane, ma il buon senso vorrebbe che si parlasse del terremoto, dei pezzi di paese che si staccano ogni giorno lasciando sbigottiti molti nostri connazionali.

Ad Amatrice o ad Accumoli, a Norcia la gente muore di freddo dentro le tende, i contadini e gli allevatori rischiano di non far passare l’inverno ai loro animali; un territorio intero cessa di vivere immerso nella morsa delle costernazione, e come se tutto ciò non bastasse la terra continua tremare e chissà per quanto tempo ancora.

I sindaci dei paesi del sisma, invitati alla Camera dei Deputati, hanno dichiarato la loro costernazione al governo, di sentirsi abbandonati e di non avere certezze sulla ricostruzione dei loro paesi. Questo dramma, che pare amplificarsi ogni giorno di più, dovrebbe avere la priorità del governo e dei media, invece pare che sia più importante la sopravvivenza di un partito che quella di un quarto del nostro paese.

Sarebbe stato più intelligente rimandare il referendum e dimenticare la contrapposizione politica per dedicare al dramma del terremoto tutti gli sforzi possibili per ristabilire al più presto una condizione di vita decente, per far ritornare alla normalità quei paesi devastati dal sisma e dall’incuria.

A questa gente non interessa la simpatia o l’antipatia del tal politico, interessa che si operi in fretta, che non si precipiti nel dimenticatoio dell’indifferenza come è successo già mille volte, che la sorte di quella gente non rimanga legata per sempre ad un’accise sulla benzina o ad un container abbandonato in una periferia.

Bruno Murialdo

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