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Sanità piemontese: da affrontare meglio la difficoltà di acquisire personale

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Come già evidenziato in un precedente articolo (leggi QUI) il problema centrale della Sanità, non solo piemontese, è la carenza di personale sanitario e socio-sanitario. Porre rimedio a questo grave difetto è tuttavia complicato perché la situazione esistente è in larga parte frutto degli errori del passato.

Anche del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), da anni inferiore alle necessità, si è già parlato in un precedente articolo (leggi QUI). E’ del tutto evidente che senza lo stanziamento di fondi adeguati non è neppure possibile iniziare il ragionamento di come rimediare alla carenza di personale. 

Recentemente il Pd ha presentato in Parlamento una proposta di legge - prima firmataria la segreteria Elly Schlein - che ricalca la proposta della Regione Emilia Romagna volta a portare il finanziamento del SSN a un livello comparabile con gli altri paesi europei. Il disegno di legge prevede, infatti, un incremento graduale della spesa sanitaria fino al 7,5% del Pil, eliminando i limiti alla spesa per il personale e pianificando assunzioni straordinarie.

La proposta di legge, composta da solo quattro articoli, punta a incrementare il finanziamento del fondo sanitario nazionale standard gradualmente dal 2024 al 2028, modifica alcune misure del decreto Calabria per rimuovere il tetto di spesa per il personale e introduce un piano straordinario di assunzioni. Prevede inoltre misure per ridurre le liste d’attesa, come procedure concorsuali per il personale medico e infermieristico, nonché sistemi regionali di prenotazione trasparenti. L’Agenas sarà incaricata di coordinare le politiche regionali in materia.

Oltre al ridotto finanziamento del SSN, sussistono difficoltà a reperire sul mercato le risorse umane necessarie a fronteggiare il crescente turn over. Negli ultimi anni è infatti in progressivo aumento il fenomeno del pensionamento della generazione dei cosiddetti "baby-boomers", che era peraltro facilmente prevedibile e programmabile. La diretta conseguenza è che il capitale umano disponibile sul mercato non è sufficiente a reintegrare gli organici in molte discipline, in particolare quella di medicina generale che forma i medici di base, gli infermieri e il personale socio sanitario.

La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la carenza di personale, che riguarda ovviamente anche il Servizio Sanitario del Piemonte, non è uniforme su tutto il territorio. Infatti i professionisti sanitari che hanno la possibilità di valutare più opzioni tendono a collocarsi in contesti lavorativi nei quali ritengono di avere maggiori opportunità di crescere professionalmente e di conciliare meglio, in relazione ai carichi di lavoro, i tempi di vita e di lavoro. Ne consegue un panorama della disponibilità di personale sanitario a macchia di leopardo, con discipline con organici completi e discipline con carenze accentuate, che mal si affrontano con provvedimenti di carattere generale. 

A questo proposito appare decisamente positiva l’iniziativa della Fondazione Ospedale Cuneo Onlus, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera, di dotare la città di Cuneo di un campus per ospitare i giovani medici specializzandi del “Santa Croce”. La Fondazione intende infatti riqualificare, dopo averla acquisita, la struttura dei Tomasini, creando un nuovo luogo di accoglienza, studio e aggregazione per i giovani medici specializzandi.

Il difetto di questa iniziativa è che occorreranno anni per vederla realizzata e che non potrà quindi essere di grande aiuto per superare l’emergenza sanitaria in atto. Più immediata pare la soluzione adottata dalla Fondazione di Verduno dove sono state messe a disposizione degli specializzandi delle abitazioni esistenti; tra l’altro, per chi è ospitato a Bra, il trasferimento all’ospedale di Verduno può essere effettuato tramite navetta.

(continua)  

Guido Chiesa

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