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Saluzzo Migrante: come la fiducia tra datore di lavoro e bracciante può sfociare in "abuso"

SALUZZO

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"La Procura di Cuneo ha illustrato i risultati di un’indagine per contrastare, nella zona del Saluzzese, il fenomeno del caporalato. Due imprenditori lagnaschesi, della stessa azienda agricola, e un loro dipendente di origine africana, ex-stagionale, sono stati raggiunti da un procedimento di custodia cautelare.

Il reato contestato è quello di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, descritto nell’art. 603 bis del codice penale che punisce sia chi recluta persone in stato di bisogno sia, dal 2016, grazie alle conquiste ottenute dalle lotte dei braccianti negli ultimi anni, gli imprenditori che hanno utilizzato il lavoro di quelle braccia. A Saluzzo sono state descritte dalle forze dell’ordine entrambe queste situazioni.

In Caritas riscontriamo quasi quotidianamente, dai racconti dei lavoratori migranti, come l’assenza di regole efficaci per il reclutamento della manodopera che aiutino le imprese a gestire in modo legale e ordinato la fase delle assunzioni, faccia sì che spesso queste finiscano per affidarsi ad un lavoratore fidelizzato, che conosce le necessità dell’azienda e le esigenze del lavoro agricolo. A questa persona vengono così affidate notevoli responsabilità: reclutare altri braccianti, organizzare il lavoro e la squadra, identificare i lavoratori.

Spesso l’imprenditore non conosce nemmeno il nome dei braccianti, né li sa riconoscere, perciò si affida ad un lavoratore che faccia illecitamente da intermediario, dal momento che parla lingua degli altri braccianti, conosce il contesto di provenienza e il luogo in cui vivono, la loro rete di riferimento.

Questo affidamento di responsabilità avviene in maniera del tutto informale, non vi è un riconoscimento differente di mansioni nella contrattualizzazione. Il lavoratore fidelizzato abita sul territorio da anni, è anch’egli un ex-stagionale che si è stabilizzato, conosce le dinamiche della raccolta, conosce gli uffici e gli sportelli del territorio. Spesso rappresenta un punto di riferimento per i lavoratori agricoli stagionali, per i quali i servizi sono scarsi e il disorientamento è enorme, pur essendo fondamentali per l’economia agricola del territorio.

Spesso vi è un forte rapporto di fiducia reciproca tra il datore di lavoro e i lavoratori storici: si mangia insieme, si conoscono i nomi dei famigliari, ci si racconta nella quotidianità del lavoro. La gestione di queste dinamiche è complessa e può facilmente portare ad abusi come quelli evidenziati dall’indagine.

La Procura ha infatti messo in luce situazioni con lavoratori sfruttati sottoposti a condizioni di lavoro indegne: mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza sul lavoro e di orario, retribuzione e contribuzione non corrispondente a quella prevista dalla contrattazione collettiva, metodi di sorveglianza e condizioni di alloggiamento degradanti. Il Procuratore di Cuneo ha parlato di un "fenomeno consolidalto nella zona" e di 19 lavoratori africani sfruttati e pagati meno di 5 euro l’ora.

Il Presidio della Caritas, in corso Piemonte 59, a Saluzzo, sarà aperto per ascoltare le voci dei migranti del Saluzzese che di nuovo, con l’avvio della stagione, sono arrivati e stanno arrivando in cerca di lavoro nella raccolta della frutta.

In questo scenario, la Caritas di Saluzzo, attraverso il progetto Saluzzo Migrante, si impegna a continuare la partecipazione ai tavoli di lavoro locali e nazionali sul tema del lavoro bracciantile agricolo, ad assistere gli "ultimi" e costruire percorsi di legalità e dignità per lavoratori e imprese, con la volontà di ridurre le distanze e realizzare alternative sostenibili".

(Foto e testo tratti dal sito di Saluzzo Migrante)

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