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Saluzzo: addio a Piero Bolla, artista senza condizionamenti, un grande della sua generazione

SALUZZO

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Saranno celebrati sabato 23 marzo, alle 15,30, nel Duomo di Saluzzo (Cuneo), i funerali del pittore Piero Bolla

PIERO ARESE - E' morto, in un ospedale di Torino, il pittore Piero Bolla. Pochi giorni fa, nel corso di un colloquio telefonico, mi aveva parlato di forti dolori al torace che lo tormentavano alla sera, nel mettersi a letto, ma nulla lasciava presagire una fine così repentina.

Piero Bolla è stato un grande della sua generazione, artista originale che ha saputo sviluppare il suo lavoro in assoluta autonomia, senza condizionamenti di alcun tipo. Con lui scompare uno degli ultimi dinosauri, razza antica in via di estinzione. Un uomo libero e consapevole dell’importanza della sua ricerca, cui si accompagnava una nobiltà d’animo e una profonda conoscenza della pittura e della sua storia.

L’ultima intervista che ha lasciato al quotidiano La Repubblica, qualche mese fa, può essere considerata il suo testamento spirituale. Piero ha continuato a creare pur vedendo pochissimo. Le sue ultime sculture in carta pressata sono la prova della sua grande determinazione, del suo orgoglio e della sua umiltà, nello stesso tempo. “Vedeva con le mani”, le sue grandi mani. Nel 2014 a Cuneo si tenne una sua grande mostra antologica, in San Francesco, in cui vennero esposte opere di grande formato. Così volle Piero, per "separare l’opera dal suo possesso".

Riporto alcuni stralci di un mio scritto pubblicato sulla rivista della Fondazione della Cr Cuneo, corredati da alcune immagini che spero sappiano riassumere una corretta visione dell’evento. Mi sembra un modo rispettoso per ricordare la persona, la sua opera, la nostra amicizia.

"Una costante individuabile che assume una valenza, prima che artistica, esistenziale, risiede nella separazione che Piero opera tra il suo tempo, inteso come quotidianità dell'essere, e la storia nella sua ufficialità. Questo scarto laterale consente all'occhio e alla mente una visione "neutra" del reale, con la conseguente individuazione della vita nel momento della sua germinazione primigenia, della linea di confine che unisce separando due mondi distinti. Tra sonno e veglia, tra reale e irreale la pittura di Piero individua i suoi percorsi dove transitano corpi che non danno ombra e, gli oggetti, sospesi nella loro origine, sono perfettamente inutili, in quanto privati della loro funzionalità. Tra la beatificazione e la maledizione Piero sceglie il limbo, l’attesa senza speranza, consapevole che tutto era polvere e tutto tornerà polvere...".

"Nelle sculture, alcune delle quali recentissime, si realizza in modo prevalente, il rapporto tra opera e animale, caratterizzato da una sottile ironia cui si accompagna un’infantile, sorprendente giocosità. Il materiale usato è costituito da carta di giornale pressata e incellophanata che dà vita a soggetti colti nell’esercizio di funzioni improprie: la capra che suona la tromba, la scimmia che punta il cannocchiale verso l’orizzonte (Darwin), mute di cani immobili oppure vaganti senza meta, la mangusta ritta in attesa del serpente...".

"E ancora: Il quadrittico di Majakovskij costituisce l’allucinata espressione di un nuovo rapporto tra poesia e società stroncato sul nascere da un Potere che iniziava a venir meno alle sue vitali premesse. Il piede del poeta che sporge dal quadro è forse un tentativo di fuga da un contesto storico che sfocerà nel dramma. Irraggiungibili e misteriose sono le barche senza approdo, bilanciate dal libro dell'antica sapienza, mentre "La stanza di John Cage" stabilisce un rapporto inversamente proporzionale tra il grande piano contornato da allusive simbologie e il minimalismo musicale che Cage porta alle estreme conseguenze. I corpi, se riacquistano l'ombra perduta, è solo all'interno della loro funzione simbolica...".

"Scrive Marisa Vescovo, presentando la mostra "Il Viaggio", tenutasi nella Sala Bolaffi a Torino, nel 2001: "... questi oggetti di Bolla ricondotti nel presente della sua memoria, sono per noi, paradossalmente conosciuti e sconosciuti. Essi si situano in quella in quella zona di confine che sta tra luce e metafisica, dunque contigua a quella zona di mistero che si pone tra visibile e invisibile...".

"In casa di Piero campeggia su una parete bianca un grande arco sospeso nel vuoto, segnato da ghirigori che danno al fondo un minimo di movimento e profondità. Potrebbe essere l’arco di Ulisse che attende l’ora della vendetta, oppure di chissà quale altro eroe o guerriero del tempo antico. Come già ricordato, il colore è neutro, così il segno che si nutre del dubbio e fors’anche della consapevole vanità degli sforzi umani. “Il vento polverizzerà le montagne” afferma Piero a suggello della succitata personale di Torino del 2001. In fondo l’artista deve sempre perdersi per ritrovarsi, deve sfuggire alla realtà per riviverla, in un’altra dimensione, danzando sul filo teso del trapezista senza rete. E non per nulla sulla copertina del catalogo è riprodotta una figura in bilico su un appoggio precario, che s'intitola "Equilibrista”.

Piero Arese

Nelle foto: Piero Bolla; Il piano di John Cage; La barca della Sapienza; veduta generale della mostra; Darwin; I pesci volanti; Piero Bolla con Franco e Piero Arese.

Immagini "Le Foto di Marzo", gentilmente concesse

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