Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Rifugio Maddalena: 220 anni fa la Via dei Cannoni, ora sarà la strada del turismo

MONDOVì

  • Foto
  • Foto
  • Foto
Condividi FB

ROBERTO CROCI - 220 anni fa sono passati i cannoni per far guerra tra i francesi e i Savoia. Ora un gruppo di professionisti appassionati sono pronti a mettere i “fiori nei cannoni”!

Sarà un caso? Un gruppo di “visionari” si sono ritrovati nel bel mezzo del mitico “Bosconero” del Monregalese, in un rifugio da fiaba, quello della Maddalena, ai Vernagli di Montaldo Mondovì, proprio nel giorno in cui si celebravano i 50 anni dell’uscita da questa Terra del più grande visionario dei nostri tempi: Walt Disney! Come diceva lui, la realtà nasce dal sogno, quello che “fai”, l’hai sognato prima in qualche modo! Parole sdolcinate da clima natalizio? Così quasi tutti lo pensano perché quasi tutti non conoscono le scoperte degli anni 90 delle neuroscienze! Ingegneri e medici, nient’affatto “sdolcinati”, hanno davvero scoperto che nel nostro cervello funziona proprio così, in frazioni di secondo: il sogno avviene sempre prima dell’azione! Tutti i campioni sportivi che vincono le “sfide” stanno usando questo sapere! Pochi, pochissimi, lo fanno “di natura” e si chiamano “entusiasti”. Di questi tempi, è una merce davvero rara, più preziosa dell’antico sale, e vale la pena andare a conoscerli!

VIE NUOVE SU VIE ANTICHE
Nell’era dello spreco, dove si costruiscono case nuove di fianco a case abbandonate, questi “visionari” sono andati a scavare per trovare il “vecchio” da far “nuovo”. “Abbiamo ricostruito la Via dei Cannoni, su cui passò l’artiglieria nel 1794, quando i francesi volevano conquistare Mondovì, che era la porta poi verso Torino, ricostruendone il percorso con tutte le carte che ci sono rimaste”. E’ Giammario Odello, di Nucetto, storico accademico di nessuna accademia, che lo dice, facendo la scia all’altro “accademico di montagna”, quel Luciano Michelotti che ha “riscoperto” la nostra Roa Marenca, una vera via del sale, usata fino all’inizio del 900! “Sono poco più di 20 chilometri che mancano alla rete dei sentieri delle due vallate, anche se il 30% è rimasto attivo e ancora praticabile. Non è un investimento costoso, ma il suo valore simbolico e futuro è superiore”, ci dice convinto l’indomabile guerriero del Bosconero, Paolo Bertolino, che ha messo la prima pietra del Rifugio della Maddalena.

E’ uno che di “strade” sa qualcosa, quando solo 10 anni fa gli dicevano “ma cosa vuoi fare un rifugio su una strada che va solo nei boschi!”. Se queste sono le “premesse” del turismo Monregalese, si capisce perché le difficoltà non sono nelle pietre e nei soldi, ma tutte nelle “teste”. E allora, per creare “valore” in questo deserto culturale, occorrono teste altrettanto dure, come quella di Anna Maria Castagnino, imprenditrice agricola sui pascoli del Comune di Ormea. Quando scollinate dai “Termini” e incominciate a vedere il Mar Ligure e la Corsica, i vostri piedi saranno proprio sui terreni dei suoi animali; insomma è la prima “persona” che vi attende al di là dei monti. “Ci vuole una testa dura come quella delle mie caprette – ci dice con un bel sorriso da vera montanara – per vivere lì, non per i luoghi, che sono incantevoli, ma per la burocrazia stupida e ingiusta, che favorisce solo chi si lamenta. Io non sono così, è nel mio DNA, ma non può continuare così. Questa nuova strada può aprire anche le “menti”, oltre che il passaggio al mare”.

PIETRE SU PIETRE
Tocca ad una donna, come spesso accade, passare dal sogno alla realtà, ed è l’architetto Daniela Bosia, esperta tra l’altro di ricostruzioni rurali, del Politecnico di Torino: “Il percorso sul tracciato storico non è poi così complicato perché ci avevano già pensato i miei predecessori piemontesi per far passare i pesanti cannoni. Dobbiamo solo “aggiornare” quella sapienza con una strada per uso pastorale e turistico, in armonia con la natura, come abbiamo già fatto in altri interventi”. La scorsa estate i nostri eroi hanno fatto il primo “beta” test per i necessari rilievi. A piedi o in bicicletta si transita da Cima Robert (dove c’era il famoso accampamento di guerra) al passo dei Termini (2.006 m) in 3-4 ore, con notevoli possibilità di chiudere poi su vari anelli, sia sul Tanaro che sul Corsaglia/Casotto.

Si è capito che occorrono anche punti di riparo sul percorso, che si estende in cresta, con panorami mozzafiato, rari da vedere, se non per gli esperti con buone gambe, ma anch’essi, fino ad oggi, l’hanno percorso raramente. Non è che in questi anni si è stati solo a guardare! Molti interventi sono stati fatti, anche di buona volontà, per opera di tanti appassionati. Il risultato è che “Via dei Cannoni” è un nome che “gira” tra i turisti più curiosi, ma non è ancora abbastanza sicura e praticabile. “E’ ora di affrontare le cose in modo professionale – dice l’ultimo panda degli artigiani della Val Casotto, Andrea Giaccone – sia dal punto di vista tecnico che di marketing. Promuovo il mio territorio come posso, in televisione e nelle fiere internazionali, ma non basta ancora!”.

PAROLE OLTRE ALLE PIETRE
I Sindaci presenti di Montaldo Mondovì, Giovanni Balbo, e di Pamparato, Fausto Mulattieri, hanno dato il loro appoggio al progetto, per altro accettato, a parole, anche dai Sindaci di Ormea e Frabosa Soprana sui cui confini passa già il tracciato esistente. “Inseriremo questo tratto – dice Balbo - nel più ampio progetto di sviluppo delle reti stradali d’avvicinamento, recentemente danneggiate dall’alluvione, nonché nelle soluzioni di sostegno delle iniziative agricole e pastorali”. Forse stanno passando le parole “fare squadra” e “integrare le risorse”?

Lo scafato ing. Mulattieri, che ha già tutto vissuto, avvisa: “Il calcio d’avvio dell’iniziativa Pubblica è utilissimo, ma se non ci sarà l’inventiva e l’investimento dei privati, dei commercianti, degli operatori del turismo, non servirà a nulla. Devono entrare subito, con entusiasmo, nel progetto”. Come dicono i cinesi, per fare i 20 chilometri della Via dei Cannoni bisogna fare il primo passo. L’hanno fatto a tavola, con i fantastici sapori della cucina della signora Bertolino e del figlio Marco, in una notte stellata del Bosconero, in un rifugio da Disneyland del Monregalese. Vuoi vedere che il sogno s’avvera? Alè, che i puruma feira!

Roberto Croci

VIDEO