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Referendum, il 50,01% si basa anche sui 500 di Envie in Argentina

MONTAGNA

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ELISA AUDINO - Cinquecentocinquanta residenti all'estero e aventi diritti al voto su poco più di duemila, 2129 per essere esatti. Succede a Envie, dove un quarto dell'elettorato, una cifra altissima, voterà per corrispondenza.

Sono tutti iscritti all'AIRE, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero istituita dall'Istat e oggi curata dal Ministero dell'Interno: presente in ogni Comune italiano, contiene i dati di tutti i residenti all'estero da più di 12 mesi che richiedano la propria registrazione e, in periodo elettorale, viene regolarmente consultata per stilare le liste degli aventi diritto al voto. Nel 2012 tre milioni e mezzo, di cui 1.300mila nell'America del Sud.

Nel caso di Envie, i cinquecentocinquanta italiani sono quasi tutti - le eccezioni si contano sulle dita di una mano - residenti in Argentina e quasi tutti, presumibilmente, seconde o terze generazioni: discendenti, cioè, di chi da Envie partì per questo paese nel periodo tra fine '800 e 1960. Pochissimi i nati prima del '50, molti, invece, ventenni o poco più.

Una percentuale del 25% che, sebbene abbia - come vedremo - delle spiegazioni, ha stupito lo stesso Luca Bosio, presidente dell'APS Melograno, evoluzione del Comitato per i Gemellaggi e la Cooperazione Internazionale del Comune di Fossano. Luca Bosio conosce perfettamente la storia dell'emigrazione piemontese di Argentina: anni di studi, ricerche, viaggi, un po' per passione e un po' per curiosità personale.

Sono trenta milioni gli italiani emigrati all'estero nell'arco di cento anni scarsi e di questi, i piemontesi, dai 4 ai 5 milioni, moltissimi diretti proprio in Argentina, dove oggi - e questa volta secondo i nostri dati - gli oriundi, cioè colori i quali possono vantare un antenato italiano, sono ben trenta milioni. Un'enormità.

Come si mantiene la cittadinanza? Lo Stato Italiano concede la cittadinanza ai residenti all'estero per discendenza (ius sanguinis), per cui il figlio di un cittadino italiano (madre o padre) ha diritto a richiederla fintanto che uno dei propri genitori non vi rinuncia e spezza, così, la catena. Potrà essere utile, a questo punto, fare qualche confronto per rendersi conto di quanto il fenomeno migratorio abbia inciso sulla demografia del nostro paese e su quanto, ancora oggi, incida, a partire dal peso del cosiddetto voto all'estero.

La migrazione dai paesi pedemontani è stato un fenomeno del tutto usuale nel secolo scorso, ma con esiti differenti: a Paesana, ad esempio, oggi gli aventi diritto al voto per corrispondenza sono poco più di 300 su un corpo elettorale di  2617 membri e, in questo caso, la composizione è molto più variegata. Poca Argentina, ma molta Francia ad esempio, a lasciare le tracce di quel che tradizionalmente fu la consuetudine alla 'stagione' dai cugini francesi, e un po' di Brasile. 

A Envie, come ci racconta Luca Bosio, in effetti c'è stato un nucleo storico molto rilevante emigrato in Argentina, tanto è vero che lo stesso paese ne conserva traccia in un gemellaggio. Allora, l'Argentina cercava braccia esperte e gli enviesi, supponiamo più dediti al latifondo e alle grandi estensioni, probabilmente lo erano. 

Perché, però, conservare ancora la cittadinanza dopo così tanti anni? La realtà è che la cittadinanza, per i discendenti, ha, sì, un valore affettivo, come ci racconta Bosio, ma spesso rappresenta anche un ponte per l'Europa, soprattutto a seguito delle crisi che hanno colpito la nazione a partire dagli anni '80: non necessariamente seconde e terze generazioni sono interessate a tornare in Italia, ma magari alla Spagna o a un altro paese europeo.

Quel che è certo è che un elettorato all'estero che pesa il 25% ha un ruolo non da poco, soprattutto nelle comunali, in cui presumibilmente è più difficile informarsi sulle decisioni da prendere. Perché, all'estero, poi si vota? Luca Bosio ci dice di sì, proprio in questi giorni molti amici argentini lo stanno contattando per avere delucidazioni sul referendum.

E se sulle politiche, qualcosa è sempre passato a livello mediatico (la famosa percentuale dall'estero che arriva sempre un po' in ritardo), per le comunali, forse, nessuno si è mai chiesto quanto e come vadano a incidere sul risultato finale. Soprattutto, se ricevono o meno propaganda nella propria casella della posta. Per il referendum, infine, la loro quota e un loro eventuale assenteismo potrebbe cambiare del tutto l'esito dello spoglio.

Elisa Audino

(Foto Simona Monti)

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