ALBA
TERESIO ASOLA - In questi giorni di festa e di spreco, nonostante la crisi, mi sono domandato: 'Perchè ancora adesso, se c'è una briciola sulla tovaglia, la raccolgo e nel piatto non lascio nulla, nemmeno i piccoli rimasugli che mio papà bambino negli anni '20 e '30 dava da leccare al gatto di campagna, pronto sotto il tavolo?'.
Semplice. Da piccolo, 3 o 4 anni, braghette corte e farfallino, venivo sorvegliato da mamma mentre mangiavo la biovetta con burro e zucchero o olio e sale oppure prosciutto e burro. Mi guardava e poi mi diceva: 'Raccogli le briciole. Quando sarai in paradiso Gesù ti farà raccogliere tutte quelle cadute in vita'.
Io raccoglievo. Non mi bastava che mamma desse per scontata la prospettiva del paradiso. Pensarmi chino a raccogliere tutte quelle briciole perse in una vita eterna (perchè, ovvio, io ero immortale o quasi) mi induceva a raccogliere anche quelle tanto piccole da non venire prese in considerazione dalle formiche.
Non c'era bisogno di dirmi dei bambini in Africa. Crescendo, ho capito che cosa c'era in quelle briciole. Più che parsimonia, il valore del rispetto: per chi le ha prodotte, per chi le ha comprate, per chi non ne ha.
Teresio Asola