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Questo sindaco e quell'ascensore fermo alla stazione di Cuneo

CUNEO

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CLAUDIO RAO - In tutte le democrazie di stampo occidentale, così come le conosciamo da decenni nei nostri Paesi, si alternano governi di destra e di sinistra. Diverse sensibilità individuali e di partito si succedono e colorano le nostre nazioni, caratterizzandone la vita per qualche lustro prima di cedere il passo ad altre, diverse, magari opposte che a loro volta contribuiranno a modificare luoghi ed abitudini.

Il grande direttore d'orchestra che ha il potere di cambiare musica e ritmo è il popolo sovrano, con l'arma del voto. L'alternarsi di diverse visioni della vita e del futuro al governo di una città e di una nazione le caratterizza ed arricchisce con specifiche diversità e sensibilità che, dopo il ventennio mussoliniano e il quarantennio democristiano, anche noi italiani abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare.

Così le acque stagnanti diventano più limpide. E un più vasto e variopinto contributo democratico apre la strada a modifiche e cambiamenti. Quando, dopo la giunta Valmaggia, abbiamo assistito e magari contribuito al “cambio della guardia” con l'attuale Borgna, molti di noi sono stati sorpresi ed ammirati. Convinti che la (solo apparente) novità potesse essere fonte di arricchimento e di rinnovo. E, nonostante tutto, si sono schierati per il nuovo sindaco, nella speranza che portasse un'ondata di positività e di nuova energia per la nostra città.

Qualche anno dopo mi sembra di constatare che delusione ed amarezza abbiano preso il sopravvento. E non a torto. Prendiamo la banale storia dell'ascensore della stazione ferroviaria. Rientrando e ripartendo (“carià come n'aso”) per Ginevra, a seguito delle scale e del percorso con il mio pesante bagaglio, mi sono ritrovato ad affrontare una bella lombalgìa!

E a chiedermi, con rabbiosa amarezza: “E' mai possibile che un sindaco com'è Borgna, che dovrebbe essere naturalmente più sensibile degli altri, di voi, di me alle debolezze e alle fragilità umane non si curi prioritariamente di questo per il proprî concittadini?!?”.

Certo non dipenderà direttamente da lui, pensiamo dalle Ferrovie, ma un primo cittadino di un Capoluogo che è anche presidente di una Provincia potrà pur far giungere più forte la sua voce dove deve essere ascoltata...

O forse tutti i bei discorsi sulle diverse sensibilità che si alternano al governo di città e nazioni sono un po' come quella favola di Orwell in cui vi sono i “più” uguali e i “meno” uguali?

Claudio Rao

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