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Quelle centinaia di morti soprattutto nelle Rsa che "peseranno" su chi non ha saputo evitarle

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - L’unanimità non c’è stata, nell’accordo tra Stato e Regioni. La presa di distanza del presidente della Campania, il De Luca vero - non quello imitato alla perfezione da Crozza - è emersa evidente, in contrasto con quanto ufficialmente dichiarato dal Governo. Non è cosa da poco che la Campania, tra le primissime per popolazione, attività economiche, turismo, non si sia accordata con le altre Regioni ed lo Stato. C’è di mezzo la questione delle responsabilità: penali, civili, amministrative e contabili, conseguenti alle decisioni da assumere, a fronte della persistenza della pandemia. Il ben noto e temuto cerino, che tutti vogliono evitare di impugnare. Tante cariche, ma nessuna responsabilità. Rifiuto del cerino per carenza di determinazione e coraggio nel decidere. Volontà di riversare su altri, meglio se avversari politici, le conseguenze delle proprie azioni ed omissioni. La responsabilità penale - la più temuta - è accertata e sanzionata dalla Magistratura. Procura della Repubblica per indagini; Tribunale, Corte d’appello e Cassazione per i giudizi.

Sono in corso moltissime inchieste, conseguenti ad esposti e richieste, destinate a crescere in modo esponenziale particolarmente in Lombardia e Piemonte. Verranno esaminate le modalità ed i mezzi utilizzati da amministratori, tecnici ed operatori, per la difesa della salute pubblica dalla pandemia. Sia la strategia, il disegno generale posto in atto a partire dal presidente e dall’assessore regionale delegato, che la tattica, cioè le difese e prevenzioni assunte sul territorio, saranno oggetto di indagine. In Piemonte la prima fase è parsa oggettivamente errata, sia per le modalità organizzative, che per l’inadeguatezza dell’operato degli addetti a livello apicale.

Con la totale modifica intervenuta con l’attribuzione dell’incarico all’ex ministro della salute del governo Berlusconi, la situazione è migliorata. Sono rimasti però sul campo centinaia di morti e migliaia di contagiati, soprattutto nelle case di riposo. Pesano su chi non ha saputo evitarli. Nel nostro diritto penale omettere proprie attività o espletarle negligentemente, equivale a provocare i reati conseguenti. Incaricare persone inadeguate, incompetenti, inesperte, lasciandole operare senza costante controllo, appare comportamento gravemente colposo ed omissivo, costituente presupposto di responsabilità penale.

Gli incarichi politico-amministrativi, anche se assunti nell’ambito dell’esercizio del mandato conferito dal corpo elettorale, non attribuiscono, a chi li accetta e svolge, esonero dalle responsabilità: da quella penale, in particolare. Nel nostro ordinamento non esiste alcuno scudo penale: espressione abusata ed impropria, in quanto la responsabilità penale è personale. Discende dalla legge e dai principi costituzionali e codicistici. Rispondono penalmente tutti – dal presidente agli assessori, ai dirigenti, ai medici ed agli infermieri- per quanto eseguito oppure gravemente omesso. E ciò ove venga accertato un comportamento doloso: volontà di non attivare o disattendere le disposizioni per le cure, sanificazione di locali o attrezzature. Viene ravvisata la colpa grave se tali comportamenti hanno provocato morti e malattie o lesioni a chi non è stato tutelato dalla sanità, che lo Stato deve garantire.

La responsabilità contabile viene accertata e sanzionata dalle sezioni regionali della Corte dei conti e da quella Centrale in appello. Chi abbia recato allo Stato o alle Regioni danno patrimoniale conseguente a dolosa o negligente attività, viene condannato al risarcimento in denaro. L’accertamento di responsabilità civile troverà numerosissime azioni - molte già iniziate ed in corso - da parte di chi si ritiene danneggiato da amministratori pubblici, dirigenti, operatori sanitari, per incapacità, inidoneità delle tutele predisposte e delle cure prestate. Si tratta di danni diretti oppure patiti da familiari deceduti.

I tribunali avranno molto lavoro, sia per azioni individuali, che collettive. Gli avvocati non mancano ed hanno subito anch’essi un lungo periodo di inattività. La controparte - Stato, Regione, case di riposo, funzionari ed amministratori pubblici, medici, infermieri, enti ospedalieri sono solvibili e possono risarcire. Taluni politici, pronti ad accettare – chiamati dal partito - un pubblico incarico, a prescindere dalla loro preparazione ed esperienza, devono tenere conto che non sono destinati a fruire di una rendita. Gli equilibri politici non giustificano incarichi conferiti, anche a livello regionale, ad incompetenti o inadeguati.

Occorre essere affiancati da tecnici, per meglio svolgere l’attività amministrativa. Le decisioni però sono dei politici, così come le responsabilità. Ancor più pregnanti appaiono quando, come nel caso dell’accordo Stato-Regioni, i rilievi dei tecnici ed anche dell’Inail sono stati ampiamente disattesi. Ad ognuno il suo cerino, anche se, nel frattempo, lo avrà già trasmesso ad altri. Le responsabilità non sono solo per chi lo tiene, ma per tutti i detentori pro-tempore. Per i tecnici invece niente cerino, se hanno operato con scienza e coscienza.

Piercarlo Barale

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