ALBA
TERESIO ASOLA - Si parla dello sferisterio Mermet di Alba, in provincia di Cuneo, con nostalgia e un po' di rabbia, anche, mista a rassegnazione.
Ma può un impianto sportivo essere un luogo del cuore fino a condurti alla lacrima? Sì. Capisco chi si appassiona per il Filadelfia del Grande Torino. Nel nostro piccolo lo stiamo sperimentando in questi giorni, avuta notizia dell'imminente chiusura dello Sporting Club Albese, dove si nuotava, si giocava a tennis e si cresceva.
Vecchie foto anni '60 postate su Facebook da Vincenzo, vecchio nuotatore (un anno più giovane di me), mi hanno commosso: ritraevano bambini felici che avrei incontrato quattro anni dopo, quando in seconda media incominciai a nuotare allenandomi ogni giorno per meritarmi la tuta blu a bande gialle, la maglietta gialla con scritta blu e il borsone rosso e scritta bianca.
Io ho vissuto lo Sporting solo dal 72 al 79 (prima in squadra e poi da istruttore), e ricordo quel periodo, giornate intere in piscina, come uno dei più belli della vita. D'inverno ci si asciugava frettolosamente al soffione, tutti in piedi sulla panchina, e si correva fuori, capelli bagnati e dritti, a rincorrere il bus di Fogliati.
D'estate non ci sognavamo neppure di andare in vacanza e se proprio si doveva, si andava malvolentieri, perché mattino e pomeriggio avevamo gli allenamenti. La vacanza era lo Sporting. Lì si sognava, ci si emozionava, si imparava a perdere trattenendo talvolta le lacrime, e si viveva.
Ma davvero chiude, lo Sporting? Che peccato. Avete ancora la tuta dello Sporting? Io come nuova, riposta in un cassetto accanto ai migliori ricordi. E nella nebbia di questo nebbioso mattino torinese mi verrebbe da dire: «Bene, fuori la tuta gialloblu e sfiliamo per via Maestra».
Teresio Asola