CUNEO
ADRIANO TOSELLI - Ringraziamo il primo cittadino di Boves (Cuneo) Maurizio Paoletti per le puntualizzazioni pervenuteci sull’abbattimento del carpino bianco in piazza dell’Olmo e per gli approfondimenti storici, per i quali ci pare di intuire si sia affidato a uno storico del Dopoguerra, don Lorenzo Peirone con la sua «Storia popolare di Boves» e a Mario Martini, scomparso da pochi anni, il ricercatore più attento degli ultimi decenni. Ci indica anche la data (18 luglio 1938) e ciò pare confermato da altri storici, tra cui recentemente Ernesto Zucconi, collocando il fatto nell’immediato inizio del mandato di Renato De Bernardi, radiologo.
Donato Dutto, ragazzo del 1899, quindi testimone di quegli eventi, nel suo «Boves Kaputt», attribuì l’abbattimento della storica pianta, che copriva l’intera piazza, con frequente caduta di pezzi di rami, al podestà Pasquale Morabito, predecessore di De Bernardi, nel 1937 (ma non sempre ci è parso precisissimo sulle date). Morabito fu anche protagonista della erezione del nuovo palazzo comunale in piazza Italia, poi devastato durante la rappresaglia tedesca su Boves del 19 settembre 1943, che tuttora ha linee architettoniche di tipico «stile Ventennio», oltre che della collocazione in piazza Italia delle acacie, abbattute un ventennio dopo.
Neppure tutti i bovesani sapevano che quello estirpato nei giorni dopo Pasquetta (in cui ancora aveva fatto da sfondo, con la parrocchiale, a tante foto di gruppo delle «Leve») era un carpino e non un olmo. I non giovanissimi ricordano il precedente olmo, un quarantennio fa (correvano i primi, primissimi, anni Ottanta), sempre malato ed abbattuto. I più anziani ci parlano di quello precedente, che Dutto indica piantato, nello stesso 1937 (1938, quindi), dall’allora tecnico comunale Attilio Daniele, a sua volta seccato. Il carpino, simile ad un olmo, della stessa famiglia, era stata suggerito dagli esperti con la speranza che potesse sopravvivere meglio, era vivo ma tutt’altro che in ottime condizioni con vari rami secchi. A poco erano servite radicali potature. Il sindaco ci aveva anticipato l’intenzione di abbatterlo da almeno un annetto.
Sono tempi di fenomeni atmosferici estremi con copiose e violente precipitazioni, piovose e nevose, tempeste di vento (come quella, storica, del 6 marzo 2017). Gli alberi, un tempo persino raccolti in filari lungo i campi, come «barriere frangivento», sono ora visti come minacce, tra i principali «nemici pubblici» e sradicati (neppur tagliati) senza pietà. Si pensi che siamo a pochi chilometri dalla Francia dove viali, piazze e strade vantano grande quantità di platani secolari, che paiono in perfetta salute, persino protettivi (anche per la gran calura mediterranea estiva). A Boves, certo, non a tutti andranno bene gli alberi in piazza (se erano stati abbattuti nel Dopoguerra un motivo deve essere stato trovato). Ma, del resto, nulla va mai bene a tutti...
Adriano Toselli