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Quella carcerazione preventiva ultima spiaggia contro i corrotti

CUNEO

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IN PUNTA DI PENNA

PIERCARLO BARALE - La Cassazione e la Corte Europea hanno invitato la nostra Magistratura ad un uso più moderato della custodia cautelare, affinchè non diventi una anticipazione della pena, in assenza di condanna definitiva. La custodia cautelare - allora chiamata più propriamente carcerazione preventiva - fu utilizzata con larghezza da Mani Pulite.

Contribuì certamente - il famoso tintinnar di manette - a provocare confessioni, pentimenti, restituzioni del denaro sottratto. Difficilmente il Giudice istruttore negava al Pubblico Ministero la richiesta di carcerazione preventiva. Lo stato delle nostre carceri era tale, per la promiscuità, il sovraffollamento, da indurre chi non era 'scafato', a vuotare il sacco. Talora non conteneva soltanto chiamate in correità, ma contanti, lingotti, titoli, conti correnti.

Parecchie banconote finirono nei water, con interventi di recupero non propriamente piacevoli ed inodori. Fu una grande operazione, che si rivelò totalmente ininfluente per il futuro. La Casta continuò a rubare, collusa con imprenditori e funzionari pubblici, rilevando il malloppo da ogni tipo di offerta o permessi. In particolare, lavori pubblici e sanità.

Allora si rubava - non sempre, però - anche per il partito, così tentando di giustificare il proprio arricchimento indebito. Oppure era voto di scambio o la collocazione di parenti ed amici in posti di lavoro che richiedevano concorsi, ovviamente evitati o debitamente pilotati.

Le mogli collaborarono in molte occasioni, sicchè l'attività criminosa diventò familiare, con intervento dei figli, destinatari di fortune non spettanti o di incarichi non meritati. Con la mafia romana, per troppo tempo negata da chi aveva tale interesse, pareva di aver toccato il fondo.

Le disavventure del sindaco Marino e il funerale dei Casamonica hanno obbligato l'opinione pubblica ad un esame della pericolosità e dell'enorme costo per la collettività, di queste rapine continuate del pubblico denaro. Ora è sopraggiunta la custodia cautelare in carcere - non opera l'immunità parlamentare per gli amministratori regionali - per il vicepresidente della Regione Lombardia.

Non è una pena anticipata, ed è consentita soltanto se c'è pericolo di fuga, di reiterazione dei gravi reati ascritti o di inquinamento delle prove. Nel caso del politico lombardo, da quanto è dato sapere e con tutta la prudenza necessaria, trattandosi di accuse non ancora sottoposte a giudizio di merito, potrebbe sussistere più d'uno dei tre presupposti per la grave misura cautelare decisa dai magistrati.

Essi dispongono di ampio materiale acquisito dal 2012 al 2014. Causa al tempo di Mani Pulite, l'opinone pubblica - non certo i giuristi e tanto meno gli avvocati penalisti - pare non possa condividere le richieste della Cassazione e della Corte Europea sull'utilizzo meditato e moderato della custodia cautelare. Questa misura non è l'anticipazione della condanna - che potrebbe non essere pronunciata per l'innocenza dell'inquisito.

Di fatto, però, la quasi totalità dei ladri di stato non finisce in carcere dopo la condanna definitiva. Patteggia, gode di benefici che si susseguono e raggiunge la sospirata prescrizione, alla quale non si rinuncia. 'Patteggio, ma sono innocente'. E' quanto parecchi hanno il coraggio di sostenere. Come se il giudice accettasse un patteggiamento - che è sentenza di condanna - in presenza di prove di innocenza. Oppure il difensore fosse così sprovveduto da chiedere il patteggiamento in assenza di prove negative per il cliente.

Soprattutto le intercettazioni telefoniche ed il filmati consentono ai giudici di utilizzare la custodia cautelare motivatamente. L'arroganza e la quasi certezza dell'impunità dei delinquenti che amministrano beni pubblici sono sconcertanti. Talvolta si vendono per un bottino modesto, come se fosse una percentuale consentita dalla generale disonestà e perchè 'così fan tutti'.

I cittadini derubati da chi li dovrebbe tutelare ed amministrare reagiscono con una incondizionata approvazione alla notizia di veder finire in carcere i disonesti intercettati, filmati, spesso non alle prime esperienze delittuose. La custodia cautelare viene così ad assumere la veste impropria di anticipazione di una pena che mai verrà scontata e rappresenta l'unica sanzione effettiva che viene a colpire i ladri di stato. Quando è stato il momento utile per chi governava, sono state emanate leggi 'ad personam' per eliminare reati, modificare i tempi di prescrizione, facilitare assoluzioni che si profilavano, stanti le prove inoppugnabili, impossibili da conseguire. La sanzione penale per essere efficace deve essere immediata ed adeguata, salvi tutti i diritti di difesa.

La nostra Costituzione, con la presunzione di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, non consente in sostanza di punire chi delinque. Così di fatto un istituto di garanzia è diventato un strumento che consente l'impunità. Coniugata con una prescrizione non più adeguata ai tempi.

Piercarlo Barale

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