CUNEO
FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Cuneo è una città un po' fredda. E' ai piedi delle montagne. Ma non importa. Non ci abito più, ma ci torno spesso. Attraversare piazza Galimberti, che gioia, che senso di pienezza, di libertà. Osservo i palazzi che la stringono a sé. Antichi, maestosi e signorili. E i portici spaziosi, accoglienti. Che meraviglia!
Alzo il naso in sù, come facevo da bambina. Attratta da quelle mansarde. Così in alto. Sarei stata ore a guardarle. Mamma Gina mi tirava per distogliermi: Fiorella ti incanti sempre. Cosa guardi lassù? Piuttosto, guarda dove metti i piedi. Su, su. Sbrighiamoci. E' tardi. Babbo arriva dall'ufficio. Devo ancora preparare pranzo.
A malincuore mi lasciavo trascinare via. Ma, poi mi consolavo: Non importa. Che bisogno ho di guardare ancora per immaginare?.
Mi sono sempre chiesta come fosse la vista di lassù. Ancora oggi. E poi quegli abbaini. Quante fantasie. Mi immaginavo una stanzetta piccina. La tappezzeria cosparsa qua e là di simpatici gnomi molto colorati che camminavano nel bosco. Come quelli delle fiabe. La coperta sul letto a quadretti multicolori lavorati all'uncinetto. Come quella confezionata da nonna Lucia.
Sopra buttati alla rinfusa soffici cuscini per giocare a tirarseli, con fantomatici bimbi. In un angolo, vicino all'armadio, un cavallo a dondolo. E posati sul folto tappeto tanti peluche di tutte le fogge. Ma il posto d'onore l'aveva il mio orsetto Lele: marrone, spelacchiato e senza un occhio. Ma che importava!
Era il mio confidente.
Solo lui sapeva tutto di me.
E ora a tanti anni di distanza, mi ritrovo ancora a guardare lassù. Incantata, immagino in quella piccola mansarda, una Fiorella cresciuta.
Quella di adesso. La stanza è molto colorata. Sulle pareti un bel trompe d'oeil che raffigura un bosco popolato di uccellini colorati, allegri scoiattoli, ed eleganti cerbiatti. Il divano è un po' sfondato, in ferro battuto rosso rivestito di un tessuto stile orientale, sui toni del rosso arancio e testa di moro. Tanti cuscini. La scrivania, non più scrivania, ma deposito di fogli ammucchiati con disordine, libri, una ciotola con pietre di forme buffe, strane. Raccolte qua e là. Insomma, tante cianfrusaglie, quasi amuleti, che ogni tanto, presa da un improvviso raptus di ordine, tolgo. Basta con questo casino! Per forza che non trovo mai nulla. mi ripeto con disapprovazione.
Ma poi, piano piano, mi viene la nostalgia della piccolo cagnolino in legno snodato, che schiacciandone il fondo, per gioco, si affloscia su se stesso. Per tornare poi come prima. Ma sì, quello ci può stare in un angolino. Non porta via tanto spazio. E il draghetto di plastica fuxia, il portafortuna che mi ha regalato mia figlia Sara?
E le piramidi fermacarte in pietra dura? E il piccolo Budda in pietra, ricordo di viaggio del mio amico Andrea? E, il portafoto con mia figlia Sara in posa per la sua mamma? Cosi, poco alla volta la scrivania si ripopola degli oggetti a me cari. Quelli che mamma Gina chiamava Ciapa puer. Quelli che quando sono al computer, sommerso dal caos, mi tengono compagnia. Mi consolano. Mi sussurrano parole dolci. E mi raccontano fiabe.
E' un pensatoio segreto questo magico luogo. Quassù in cima.
Solo io lo conosco.
E da qui, osservo la piazza e la gente che va e che viene.
Senza essere vista.
Fiorella Avalle Nemolis