Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Quando nell'85 il Carnevale a Bra era un evento imperdibile

BRA

Foto
Condividi FB

FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Carnevale, che nostalgia! Ci furono gli anni '70. Anni di piombo. Tante rivoluzioni. Tanti cambiamenti. Iniziava la lenta, ancora impercettibile crisi economica. Scarseggiava anche il petrolio: domeniche a piedi, e circolazione delle auto a targhe alterne.

Anche il Carnevale fu messo in un cantone. Mancanza di fondi? Mancanza di allegria? Perdita delle tradizioni? “Il Carnevale? Una cosa inutile!” diceva la gente. Ma, nel 1985, ecco riapparire il signor Carnevale. L'idea partì da Raul Antonio Rossi, assicuratore e membro dell'ente manifestazioni di Bra.

Tutto iniziò con Armando Ambrogio che indossava i panni di Robaldo de Braida, e Maura Forneris quelli di Madonna Beatrice di Paucapalea, i due braidesi, che rappresentavano i nobili della città. La celebre coppia di attori, indimenticabili fondatori della compagnia teatrale amatoriale braidese “I Desbela”, fu investita del compito di aprire il Carnevale.

La città era in fermento. I ragazzi, sopratutto quelli degli oratori, e delle borgate, si ingegnarono a preparare qualche carro allegorico. Importava fare qualcosa. Darsi da fare. E i bambini, finalmente, potevano mettere in croce le mamme per mascherarsi. Prima di allora, qualche piccola timida maschera di fatina o di cowboy, comparivano per strada. Quasi a disagio per l'ardire e per mano alla mamma. Ma, non c'era festa, non c'era entusiasmo, anzi quasi si vergognavano.

Invece quel magnifico 1985, persino le maschere si aggiornarono con nuovi personaggi: l'uomo Ragno, Batman, Charlot, Zorro, Cleopatra, Colombina, Pierrot e comparirono anche le prime maschere fantasia: ortaggi e frutta, oppure oggetti d'uso comune. Sopratutto i più impensati. Per le strade, tra una coltre di coriandoli e cordoni di stelle filanti intrecciate, avanzavano barcollando enormi fragole, con gli occhi, gambe e braccia. Di tutto si vide in giro, tutto si trasformava in maschera. Vidi persino una maschera lampione.

Un bel periodo: ricco di creatività e fantasia. Tutti si arrabattavano a tagliare stoffa, cucire, colorare, incollare cartoni, a costruire complicate quanto spassose maschere. E hai voglia a riconoscere chi si celasse in quei panni! Il divertimento era quello. Sorprendere, stupire, nascondersi. Tutti, o quasi, indossavano almeno una mascherina per coprire il volto. E quante ce n'erano.

In pizzo, stoffe preziose, piume, lustrini, persino lana. Insomma una vera pacchia. Anche i più grandi si misero in maschera. Quel giovedì grasso, le strade furono bloccate, la folla era allegra, spensierata. Un tuffo nel passato. Un ritorno alle tradizioni. Anche i più reticenti, i pessimisti eterni, i brontoloni, alla fine si lasciarono andare. E qualche timida stella filante la lanciarono.

Maura Forneris, la bella Madonna Beatrice, era splendida nel sontuoso e preziosissimo abito in broccato di seta color panna con il lungo mantello a strascico, in tinta, che ondeggiava seguendo il passo regale. L'acconciatura: un magnifico copricapo tinta panna, che metteva in risalto il bellissimo volto della dama, dai lineamenti delicati e incarnato roseo, luminoso, come il suo sguardo.

Armando, non era da meno: elegantissimo in abito di broccato in seta blu con richiami oro e con tanto di strascico. Accompagnava la sua dama porgendole con delicatezza il braccio. Belli, sorridenti e felici, come nella vita. A seguirli carri allegorici con maschere colorate danzanti. Insomma a Bra si rimise in moto la festa del Carnevale. I nostri Maura e Armando, sfilarono maestosi. Chi meglio di loro, attori di successo potevano esibirsi in panni regali?

Dalle vetrine del mio negozio Map rimasi incantata a vedere la coppia mentre avanzava solenne in via Principi. Davanti a loro due vigli in moto facevano strada. E Maura mi confidò che i gas di scarico emessi dalle moto non furono energizzanti. Le due nobili maschere braidesi sfilarono nel corteo dalla 14,30 alle 18. Non era poco col freddo che paralizzava.

Il percorso era lunghissimo. La partenza era dal piazzale del centro commerciale Coop, passando per tutte le vie principali, con maschere che facevano festa e alcuni carri. In aria volavano coriandoli stelle filanti, suono di tamburi, musiche che provenivano dai carri, trombette con un suono stridente, tutto per annunciare che il Carnevale era tornato. Chiassoso e coinvolgente come mai.

Quasi a prendersi la rivincita per gli anni perduti. Insomma una vera festa. E non solo per i bimbi.

E gli anni successivi, man mano, la manifestazione si arricchiva. Altri carri venivano da paesi circostanti, e persino da diverse regioni. Ed erano sempre più belli più ricchi, più fastosi e con richiami all'attualità. Anche Robaldo de Braida e Madonna Beatrice, l'anno successivo sfoggiarono nuovi costumi ricercatissimi e cangianti, confezionati dalla signora Giovanna Verra, mamma di Maura Forneris.

Agli ospiti che partecipavano alla sfilata, veniva offerto un lauto pranzo, accolti nella mensa delle scuole elementari di via Vittorio Emanuele. E poi tutti quanti a sfilare in mezzo a una folla impazzita, di quella gioia di trasgredire una volta tanto. L'identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più, si entrava a fare parte della grande illusione del Carnevale. Ora neanche più questo.

Fiorella Avalle Nemolis

VIDEO