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Quando i genitori vanno dall'avvocato per i voti del figlio a scuola

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Dall'estremo lembo della Sicilia - Canicattì, provincia di Agrigento - giunge anche a noi di Cuneo come in tutta Italia la notizia che il Tar di Palermo ha rigettato il ricorso proposto dai genitori di un ragazzino - loro figlio - contro la votazione - soltanto 9, anzichè il 10, che ritenevano meritato - all'esame di terza media nell'estate 2014.

La decisione giudiziale è dei giorni scorsi. La media dello studente era 9/10 alla ammissione, confermata all'esame. I genitori lamentavano che, a fronte dell'esito delle prove - 9/10 - i commissari avrebbero dovuto elevare la votazione al 10, che rappresenta l'eccellenza, cioè il 10 in ciascuna delle singole prove di esame. I giudici hanno rilevato come il voto finale fosse stato coerente all'esito delle prove - due 8 e un 10 - non condiviso dai ricorrenti, ma legittimo e matematico.

Nel ricorso - per quanto è stato riportato dagli organi di stampa - si chiedeva il 10 giudiziale, come se il Tar potesse elevare la valutazione. Ove avesse riscontrato illegittimità, avrebbe invece richiesto alla Commissione giudicatrice un nuovo giudizio, che avrebbe anche potuto essere identico a quello già espresso, con una più estesa motivazione. Invece l'operato della Commissione della scuola Giovanni Verga di Canicattì è stato ritenuto motivato ed adeguato, sia all'esito delle prove di esame, che ai risultati conseguiti nell'anno scolastico.

I ricorrenti sono stati condannati alle spese del giudizio, quantificate in 1.000 euro. Dovranno altresì provvedere al pagamento delle competenze del difensore. Se la sentenza - come già l'esito dell'esame - non sarà di loro gradimento, la potranno impugnare avanti il Consiglio di Stato. Occorrerà qualche anno per l'appello, dal momento che il supremo organo della giurisdizione amministrativa è parecchio impegnato. Lo ha ricordato il presidente Alessandro Pajno nella relazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario pochi giorni or sono.

Se neppure il Consiglio di Stato correggerà il grave torto asserito subìto dal ragazzino, i genitori potranno rivolgersi alle Sezioni Unite della Cassazione. Poi, se neppure la Suprema Corte provvederà nel senso dagli stessi richiesto, vi sarà ancora la possibilità di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, in quanto la valutazione di 9 anzichè 10 potrebbe essere ritenuta - in tale sede - lesiva del diritto del minore ad ottenere la giusta e meritata qualifica di "eccellente", anzichè quella ottenuta di "ottimo". Gravissimo torto!

L'iter giudiziale, se proseguito, terminerebbe non prima del conseguimento, da parte del certamente bravo ragazzino, della laurea. Per i genitori un riconoscimento - anche se tardivo di un decennio - potrebbe essere di grande soddisfazione. Se invece gli organi giudiziali nazionale e poi quello comunitario si esprimeranno in conformità al Tar di Palermo, oltre al dispiacere per la non ritenuta adeguata valutazione del figlio, subiranno un ulteriore effetto negativo, costituito dalle spese dei vari giudizi, nonchè da quelle per i loro difensori.

Nel corso della professione forense, più volte sono stato chiamato a patrocinare genitori di ragazzi di ogni tipo di scuola per bocciature - soprattutto agli esami di maturità. Ho sempre rifiutato, poichè avevo continuato, nei primi anni di professione, ad insegnare diritto ed economia ed avevo piena conoscenza della salutare funzione delle bocciature. Conseguenti quasi sempre al mancato studio costantemente accertato da voti e giudizi molto negativi. Inoltre, i ricorsi, salve grossolane mancanze formali delle Commissioni - come la non presenza dei commissari a qualche prova scritta od orale - terminavano con esito negativo scontato.

Avevo seguito, su riviste di diritto amministrativo, il caso di un maturando, che non era stato promosso all'esame. Il Tar aveva sospeso la bocciatura, consentendo l'iscrizione e la frequenza all'Università; riservando la pronuncia nel merito. Ciò avvenne dopo circa tre anni. Lo studente che frequentava il secondo anno - dovette tornare a ridare l'esame di maturità, in quanto il Tar aveva rigettato il ricorso, rendendo così illegittima la prosecuzione della carriera scolastica all'università.

Non ho saputo come è stata recepita dall'interessato l'imprevista "bocciatura" sia del ricorso che dell'esame. Quest'ultima, messa in dubbio con il ricorso, è stata ritenuta motivata e, quindi, meritata. Per la Commissione d'esame, la cui opera era stata posta in dubbio, è stata una grande soddisfazione, dopo tanta attesa. Per il bocciato, la retromarcia ed il ritorno alla scuola di secondo grado non sarà stato piacevole. Così per i genitori, anche per il pagamento delle spese di giudizio e legali.

Ricorrere al Tar per conseguire il 10, anzichè il 9 ottenuto in terza media, è come sparare alle mosche con il mitra. Occorre graduare le reazioni in base alla intensità ed importanza delle azioni ritenute lesive per sè e, soprattutto, per i figli.

Piercarlo Barale

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