FIORELLA AVALLE NEMOLIS - A proposito di donne. Mi capitò un fatto curioso quando, negli anni Ottanta, mi trovai nell'ufficio del titolare di un'azienda in provincia di Cuneo a trattare di un preventivo per un progetto di architettura a cura di mio marito.

Mi presentai con la mia cartellina per illustrare nel dettaglio i costi delle varie soluzioni, in precedenza già discusse e messe a punto tra mio marito e l'imprenditore.

Solito approccio convenzionale: "Signora, gradisce un caffè?". "Sì, volentieri, grazie". Insomma, tanti giri di parole, ma non vedevo la volontà da parte del committente di raggiungere un accordo sul preventivo. Insomma di concludere il contratto che era lo scopo della mia visita. "Semmai, signora, dica a suo marito di passare per definire la questione".

Era evidente che quell'imprenditore non aveva compreso che, anche se donna, la mia missione era di concludere l'accordo.

Mi alzai di scatto esordendo così: “Considerato che le risulta imbarazzante concludere la trattativa con una donna, le faccio una proposta. Parliamo da uomo a uomo, forse riusciremo ad intenderci". “No, signora, mi è impossibile, la sua femminilità me lo impedisce". "Allora, mettiamola così, vogliamo parlarci tra cervelli senza implicazioni di sesso?".

Rimase sorpreso, ma anche molto divertito. Concludemmo l'affare con piena soddisfazione da ambo le parti. 

Anzi, col tempo, nacque anche un'amicizia, tanto che quando dovevamo discutere di altri preventivi, procedevamo con un simpatico scambio di bigliettini, con le reciproche offerte. Finché non non si raggiungeva un accordo. Era diventato un gioco, un modo di lavorare divertente ma produttivo.

Com'ero vestita? Moderatamente eccentrica, gonna appena sopra il ginocchio, golfino abbottonatissimo, tacchi a spillo, cappello.

Non è necessario mortificare la propria femminilità per sentirsi alla pari. Tailleur pantalone gessato? Magari no.

Fiorella Avalle Nemolis