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Se certa politica nazionale a Cuneo e in Italia cerca di non far vedere i 20 anni passati invano

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Non ci dobbiamo stupire di nulla dopo l'elezione di Trump, in quella che era ritenuta la culla della democrazia moderna. La nuova Grecia, iniziata con la Costituzione, ancor oggi valida - fucili a tutti compresi - da esportare nei Paesi dell'intero mondo, con le forze speciali, le squadre navali e la forza del dollaro.

Spesso i presidenti non sono stati all'altezza delle idee contenute nell'atto fondamentale. Talvolta alcuni di loro sono stati tollerati, non riconfermati, cacciati. Gli ideali, però, rimanevano integri, anche se lontani dalla loro pratica attuazione, sia in patria che fuori. Il faro che voleva illuminare il mondo si è molto offuscato. E non solo per la Corea ed il Vietnam, guerre inutili, ma anche per tutte quelle che sono seguite. Spesso per portare l'attenzione della nazione al di fuori dei problemi da risolvere in casa.

Quanto resisterà il nuovo presidente, tra i sospetti delle ingerenze sovietiche sulla sua elezione e la crisi generale, con un debito pubblico vicino ai ventimila miliardi di dollari, per la metà detenuto dalla Cina, non è ipotizzabile. La situazione può esplodere anche domani, con gli accertamenti in corso, che potrebbero provare quanto qualcuno sospetta. Cioè che il presidente americano è stato eletto anche grazie alle interferenze di Mosca.

Da noi si verifica il consueto teatrino, con marionette autonome ed altre mosse da burattinai, con interventi "ad adiuvandum" e "ad opponendum" di abiti manovratori di tastiere, quasi certi della impunità per carenze legislative sospette o quantomeno non ovviate con sollecitudine. L'imbonitore rimesso a nuovo ha ripreso l'attività a lui congeniale, come se i vent'anni non fossero trascorsi. Durante la metà dei quali ha governato, ed avrebbe potuto realizzare le promesse elettorali, ad iniziare da quelle contrattate con gli italiani avanti il parimenti immortale Vespa.

Ora punta, con rinnovata attenzione, agli anziani - coetanei - estendendo le promesse a pensioni maggiorate, dentiere, cure mediche, anche all'esonero dell'Iva gravante sugli alimenti dei cani. Forse si estenderà a gatti, criceti, canarini, maiali e conigli da compagnia e magari anche ai serpenti, tenuti in teche di vetro, per la gioia ed il conforto degli anziani. Sono rimasti quasi solo questi elettori a frequentare i seggi, taluni con l'abito buono, come avveniva un tempo, perchè il voto era un atto solenne. E' noto l'adagio che recitava: si nasce di destra o di sinistra. Raggiunta la media età si diventa democristiani. Così si osservava nel periodo dello scudo crociato, dal referendum costituzionale fino all'epoca Craxi.

Gli anziani votano, perciò occorre cercare il loro consenso, promettendo cose già più volte vanamente proposte, con una proiezione di non cambiamento, se non a loro favore. I giovani che non trovano lavoro non avranno pensioni se non di vecchiaia, non vedono futuro e cercano di andarsene, non interessano all'affabulatore, perchè votano per i grillini e neppure più per la sinistra, specialista nelle diaspore, più per personalismi che per idee. Siamo solo all'inizio di una campagna elettorale infarcita di bufale e di promesse da marinaio. Assomigliamo al pianista del Titanic. Di fronte al debito pubblico sempre in crescita, nonostante le promesse fissate anche nella Costituzione, ci sentiamo sbandierare altre promesse, sempre più assurde e palesemente inattuabili.

Chi si occupa di economia in modo serio, sorride di fronte a questo spettacolo, oppure si allarma, come il presidente dell'Inps. Oppure si indigna, come è avvenuto in sede europea, da parte degli amministratori più responsabili, stufi di considerarci eterni inadempienti e fisiologicamente inaffidabili. I grandi problemi del lavoro, dell'immigrazione, dell'avanzata dei robot e dell'intelligenza artificiale, della conversione della produzione di energia da petrolio e carbone a quella solare, eolica, idroelettrica, delle maree, delle biomasse, della sostituzione delle auto tradizionali in elettriche, della modifica al sistema dei trasporti su gomma in ferroviario, non vengono neppure toccati.

I candidati a governare preferiscono argomenti alla portata di tutti, come se il livello degli elettori fosse da semianalfabeti originari o di ritorno. Per lucrare la diminuzione dell'Iva sul mangime dei cani si potranno esprimere le preferenze per il governo del Paese. Chi si permetterà di impostare la campagna elettorale su un futuro credibile, con più rinunce che promesse, andrà incontro ad un insuccesso sicuro. Come per la Sicilia, se chi governerà lo farà con meno della metà dei votanti confluiti ai seggi, in realtà non rappresenterà quello che sempre è stato chiamato "popolo".

Piercarlo Barale

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