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Profughi sommersi e salvati di oggi nel nostro mare

ALBA

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TERESIO ASOLA - È successo ancora, come prima di Ferragosto. Nel nostro mare, di nuovo.

Più di 50 morti chiusi in stiva dai trafficanti di persone a inalare esalazioni dei gas di scarico e aria greve di anidride carbonica e veleni. Sono i più poveri fra i poveri, quelli che non si possono permettere di viaggiare stretti in coperta dove c'è il lusso di respirare. Di sopra magrebini, siriani. Sotto, i dannati, i neri neri: ghanesi, sudanesi, nigeriani, talvolta tenuti sotto dai disperati di sopra. Terrorizzati al vederne le convulsioni dell'asfissia li legano, giù nell'inferno.

Siamo arrivati ai kapò. Compagni di viaggio, di sventura, che si fanno aguzzini. Profughi di serie A e di serie B, come ad Auschwitz sommersi e salvati. E fra i fortunati che ce la fanno c'è chi muore annegato in un vascone di pomodori per guadagnare 27 euro al giorno.

Teresio Asola 

 

 

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