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Prandi, il prof del volley che non parte mai per arrivare secondo

CUNEO

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DENIS SCOTTI - Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Silvano Prandi, già allenatore della squadra di pallavolo cuneese e ora impegnato nella serie A francese con la squadra del Chaumont volley, dove ha ancora due anni di contratto. Autentico giramondo dello sport, ha vinto tutto quello che poteva vincere in molte squadre italiane, ma anche nelle nazionali maggiori, come quella italiana e bulgara.

Obiettivi per la prossima stagione?

“Comincio ogni stagione con l’intento di vincere, non andrò mai in una squadra per arrivare secondo. Conosco il budget del club ma l’abilità di un bravo allenatore sta nell’ottimizzare le risorse e cercare di ottenere il massimo con quello che si ha.”

Le manca il campionato italiano?

“No, ho fatto 37 campionati italiani e sinceramente non vedo più solo ed esclusivamente l’aspetto lavorativo, mi interessa il contesto, il paese, la cultura. Oggi sono più attento all’insieme.”

Se le chiedessero di tornare a Cuneo per far ripartire il volley cuneese?

“Adesso no, sono impegnato e non potrei, bisognerebbe vedere il contesto ma non escludo assolutamente nulla. Certamente finché avrò salute continuerò ad allenare. Devo dire però che alla luce della mia esperienza di questi anni, con poche risorse si può creare davvero una buona squadra.”

Cosa ne pensa da “esterno” di quello che è successo a Cuneo?

“Ho iniziato a giocare nel Don Bosco Cuneo e Guido Cagliero mi portò nelle giovanili della Fontauto Cuneo e da lì è cominciata la mia carriera come giocatore e poi come allenatore, quindi sono legato alla città a livello affettivo e lavorativo. Cuneo era un modello societario. Il gruppo formato da Bruno Fontana, Ezio Baroero e Enzo Prandi hanno formato un grande club che aveva come base un consiglio direttivo e un presidente eletto. C’erano sponsor che logicamente davano più risorse di altri, ma siccome c’era una società forte, quando l’Alpitorur è stata comprata dalla Fiat, la squadra è andata avanti con altri sponsor anche se con meno risorse. Quando Lannutti è diventato presidente e proprietario della squadra c’è stato un momento sportivamente molto interessante perché la società ha vinto lo scudetto nel 2011, però era sempre in zona pericolosa perché nel momento in cui Lannutti ha deciso di mollare, visto che era proprietario e presidente, si doveva trovare qualcuno che subentrasse in toto. Purtroppo non c’è stato nessuno che ha avuto la forza anche economica di rilevare la squadra.”

Cosa ne pensa dei tifosi che erano ovviamente contrari a far allontanare la squadra da questa città?

“I problemi stanno sempre alla radice, non a caso ho fatto l’esempio di società forte che sopravviveva ai cambi di proprietà. Lannutti si è stancato per problemi personali, non so se si è stufato per colpa di qualcuno. Dopodiché l’episodio singolo conta poco. Se fosse rimasta la società in piedi si sarebbe cercato uno sponsor che avrebbe sostituito Lannutti ma purtroppo così non è stato. Questo è il pericolo di avere un presidente e proprietario.

Secondo lei a Cuneo rivedremo la pallavolo come la conoscevamo?

“Cuneo ha conservato una grande cultura pallavolistica. Si può ripartire dal basso ma non troppo. Dalla A2 magari. Non ci vuole molto per creare una buona squadra. Ci sono tanti allenatori che arrivano dalla scuola di Cuneo e hanno voglia di mettersi in gioco. Manca solo qualcuno che investa.”

Progetti per il futuro?

“Intanto devo tenere i contatti con tutti quindi andrò a vedere la World League per vedere colleghi, ex allievi come Grbic che attualmente è allenatore della Serbia e vado a vedere se c’è qualche bella idea di gioco come ad esempio gli Stati Uniti che a mio modo di vedere sono una delle nazionali più interessanti e da dove escono grandi talenti di livello mondiale.”

Le manca stare nel giro della nazionale?

“Non mi manca anche se allenare la Bulgaria è stata un esperienza umanamente fantastica in un Paese dove la pallavolo è sport nazionale. Ci sono stati problemi con i giornalisti che hanno riportato notizie false sui giocatori e su dirigenti, ma non rimpiango nulla. È stata un avventura stupenda.”

Dove si è trovato meglio tra le varie squadre allenate?

“Nella Cus Torino ovviamente ho raggiunto l’apoteosi, abbiamo vinto quattro scudetti e avevo i miei giocatori stabilmente in nazionale. Per me era l’inizio della mia carriera e ricordo quel periodo con affetto. Ovviamente dieci anni di Cuneo sono stati importantissimi ma ogni esperienza è una nuova storia che lascia qualcosa dentro. Sono andato alla Lube Macerata e ho vinto una coppa Italia e una coppa CEV e loro mi ricordano come la persona che ha iniziato a farli vincere. Poi c’è Trento dove abbiamo vinto la regular season anche se poi è andata male nei play off a causa di infortuni.”

Il rapporto con i tifosi sia a Cuneo che nelle altre società allenate è sempre stato buono o ci sono stati momenti di crisi?

“I tifosi sono una ricchezza delle società, detto ciò io alleno e non devo stare a guardare troppo in giro. Ascolto tutti ma continuo per la mia via. È logico quando si vinceva era tutto a posto e quando si perdeva non andava bene niente. Ma di questo mi sono sempre interessato poco. Negli anni ’90 quando ho iniziato ad allenare Alpitour era tutto perfetto, poi abbiamo perso due finali scudetto contro la Sisley che in quegli anni era la miglior squadra italiana, Ma dopo qualche anno che sei al vertice il tifoso si fa il palato e comincia a non essere più contento. Nel ’99 quando sono andato alla Lube avevo ancora due anni di contratto ma ho sentito che era giusto cambiare aria, l’ambiente era diventato insofferente.

'Non è una bella sensazione sapere che a Cuneo non ci sia più la squadra'

“Ovviamente. In Francia quando hanno saputo che arrivo da Cuneo mi hanno fatto tutti i complimenti perché questa città a livello pallavolistico è stato un esempio ed è ancora molto rispettata. Abbiamo avuto giocatori di livello assoluto come Rafael Pasqual alla quale sono legato affettivamente. Fu una mia scelta tecnica e fui ripagato perché diventò il più forte giocatore del mondo e a Cuneo fece delle stagioni davvero fantastiche. Ma non solo lui, ci sono stati davvero tanti giocatori forti che sono passati da questa città.”

'Qualche aneddoto simpatico con qualche giocatore?'

“Beh con Ganev c’era una rapporto splendido e spesso si scherzava. Mi ricordo quando gli dicevo di tirare la palla sulla parallela e lui si girava verso i suoi compagni e diceva “ma perché mi dice di tirare li? Io non so dove tiro.” Con Fefè De Giorgi ogni tanto raccontiamo questi aneddoti divertenti e ricordiamo i tempi che furono.”

'Un pensiero per i tifosi cuneesi per quello che è successo al volley della nostra città?'

“Mi sento vicino a loro perché siamo tutti appassionati di volley. Poco tempo fa una signora mi ha fermato e dicendomi quanto le dispiace non vedere più le partite della squadra cuneese di volley e ricordava con affetto me e tutti i giocatori. La mia riflessione è che effettivamente eravamo un fenomeno sociale. Noi possiamo essere rappresentanti di valori, vale la pena anche investire qualche soldo pubblico vista l’importanza sociale che occupa. Mi rendo conto che a Cuneo c’è la voglia di avere una squadra simbolo. Sono andato a vedere una partita della squadra femminile al palazzetto dello sport e vedere quasi mille persone mi ha fatto capire l’attaccamento di questa città al mondo della pallavolo. Ripeto: sono vicino ai tifosi ma penso che Cuneo possa avere un futuro ripartendo con una società che non cerchi subito lo scudetto tipo Milano, Monza o Padova. Società medie che piano piano stanno costruendo qualcosa di importante.”

Denis Scotti

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