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Post Covid-19: in taxi da Verduno per fare la sorpresa alla famiglia e ora nella sua panetteria a Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Non vedo l'ora di comunicare alla mia piccola Lara quando quei signori, come dice lei, mi riporteranno a casa per riabbracciare tutta la mia famiglia, e non vedo l'ora persino di subire l'assalto dei miei cani, anche loro a farmi le feste". Così l'amico Saverio Giuliano, titolare della panetteria La Meridionale, a Bra, chiuse la conversazione via Whatsapp.

Fu quando mi raccontò la sua triste vicenda, la lotta contro il Covid-19, mentre era ancora ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Alba, sofferente, ma molto preoccupato per la sua famiglia, soprattutto per la moglie Lory. "E' lei la vera eroina che si sobbarca la responsabilità di due negozi, dei dipendenti e delle nostre figlie: Martina, 17 anni, Letizia, 15, e Lara, 4, la piccolina che fece tenerezza a tutti quanti".

Bene, da quel 21 marzo le cose sono cambiate: Saverio, dalla terapia intensiva, in seguito fu trasferito al Covid Hospital di Verduno, e quando il tampone finalmente risultò negativo, arrivò la sera in cui il medico gli annunciò che l'indomani l'avrebbero dimesso. E così è stato. Il 2 maggio Saverio usciva col suo bagaglio verso la libertà: avrebbe potuto riabbracciare i suoi cari, e soprattutto rassicurare la sua piccola Lara: incredula e spaventata, quando quel triste giorno, dalla finestra con accanto Enko, il pastore tedesco, vide quei signori portare via il suo papà.

Saverio ha ripreso poco alla volta il lavoro, ma la moglie Lory lo sorveglia perchè non si affatichi troppo. Era un po' che non lo sentivo e mi sono stupita della sua inaspettata telefonata: due parole sulla sua salute e sulla mia, e poi: "Voglio raccontarti come sono andati veramente i fatti sul mio ritorno a casa, dopo le dimissioni dall'ospedale di Verduno. Nessuno, tolto il personale sanitario, ne era a conoscenza”.

Scusa, non capisco, perchè tutta questa segretezza? Non vedevi l'ora di comunicarlo ai tuoi cari, al mondo intero? Avevi raccontato la tua drammatica vicenda, postando su Facebook la tua impressionante immagine in terapia intensiva. "Devono vedere tutti cosa si prova, per capire che bisogna stare a casa e seguire le norme di sicurezza", dicevi.

"Furono giorni interminabili, l'esito del tampone era ancora positivo e ogni volta bisognava aspettare altri 5 giorni. Ma ai miei famigliari non dissi nulla per non farli preoccupare: mi tenni tutto dentro. E quando quel tanto atteso giorno venne, decisi di fare a modo mio, fuori ad attendermi c'era il taxi: volevo fare una sorpresa alla mia famiglia. Arrivare sotto casa e, come accordato, Silvia, la tassista, avrebbe suonato il campanello, dicendo che doveva consegnare un pacco: ma il pacco ero io! Però non avevo tenuto conto che qualcuno potesse scoprirmi, infatti mia figlia Letizia mi vide dalla finestra della sua camera. Neanche un attimo dopo me la ritrovai in giardino ad abbracciarmi urlando: "C'è papà!". Mentre la piccolina Lara si aggrappava alla mia gamba, per immobilizzarmi, quasi temesse potessi andarmene un'altra volta. Aveva chiesto a Lory, giusto qualche giorno prima, chiarimenti sulla festa della Liberazione, così, dopo un suo ragionamento, chiese quando sarei stato liberato anch'io!".

E tua moglie Lory?

"Era immobile, una statua, sgranava gli occhi, non sapeva se stesse sognando quando vide la mia improvvisa e soprattutto inaspettata apparizione in giardino. Continuava, incredula, a chiedermi che ci facessi lì".

Beh insomma, Saverio, l'effetto sorpresa c'è stato!

"E' stato un bellissimo ed indimenticabile momento, poi entrare in casa travolto da Enko, il pastore tedesco e da Ghiro, il pincher, anche loro a farmi le feste!. E poi un susseguirsi di mille domande, perchè non avevo avvisato nessuno, neanche i miei genitori".

E cosa hai risposto a quelle domande più che lecite?

"Non ho saputo cosa rispondere. Avrei voluto dire tante cose: che mi erano mancate tanto e che pensavo sempre a loro e che non vedevo l'ora di riabbracciarle, ma non ci riuscivo: non mi usciva una parola, tanta era l'emozione. E poi tanti abbracci e tanti pianti".

Ma quando hai ideato tutto questo?

"La sera stessa in cui il dottore mi comunicò che l'indomani sarei stato dimesso. Avevo pensato in continuazione a quel giorno in cui avrei varcato quella porta, e dopo la doccia decontaminante avrei percorso quel corridoio interminabile, e poi, quando stava per avverarsi, mi venne l'idea del taxi fuori ad aspettarmi per condurmi a casa e tornare tra le braccia dei mei cari. Arrivare così, all'improvviso, provare e dare una gioia immensa, inaspettata. Per trentanove interminabili giorni sono stato rapito dal Covid-19, un virus che mi ha fatto riflettere su tante cose. Di tempo ne ho avuto molto per pensare".

Saverio mi ha autorizzata a raccontare la sua toccante storia, ma non ha voluto immortalare con una foto quell'immenso senso di gioia provato: “Deve rimanere solo nella mia mente, per sempre".

Fiorella Avalle Nemolis

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