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PINOCCHIO, RITROVIAMO IL DISPERSO/ Il burattino di Matteo Garrone

CUNEO

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SAVINO ROGGIA - A pochi giorni dal Pinocchio di Matteo Garrone anche nei principali cinema della provincia di Cuneo sbircio nel sito dedicato (clicca qui) e leggo di Massimo Carbonaro che "il terribile Mangiafuoco, il fastidioso Grillo parlante e gli esseri più subdoli che si possano incontrare come il Gatto e la Volpe presto torneranno insieme ad un Pinocchio mai così umano".

 

Mi chiedo e dico: perché incollare i termini terribile, fastidioso, subdoli a personaggi-simboli di una favola che in un mondo sagrinato vogliono mettere sotto i riflettori cause e vezzi che riducono un uomo a burattino?

 

Mangiafoco merita altre e alte attenzioni. Il suo apparire terribile richiama il dramma del pregiudizio che imprigiona e il terrore utilizzato dal Re per mantenere o recuperare l’ordine. E’ simbolo positivo, è colui che fornisce gli zecchini, i mezzi, le motivazioni a Pinocchio per mettersi in viaggio ed elevarsi a bambino. Sì, uomo o donna non si nasce, si diventa!

 

Anche per il Grillo parlante: perché definirlo fastidioso? Egli rappresenta l’interiorità con cui Pinocchio, il ragazzo, l’uomo in viaggio deve dialogare per mantenere la retta via e, ad ogni rialzata, elevare la tonalità del proprio sentire alla nota superiore sintesi della coscienza dialogante la ragione.

 

Pinocchio rigetta con piglio la coscienza del Grillo parlante ancorata a consuetudini e leggi dettate dall’uomo e non al discorso di Gesù e che lo ha portato ad essere un burattino.

 

La capocciata non poteva che ripetersi con il Gatto e la Volpe. L’accoppiata non è subdola, è acuta e profonda. Esprime l’uomo stordito dai sensi incapace di vedere e di andare speditamente per cui dovendo ricorrere a una guida, si espone al rischio di afferrare sconsideratamente la verità più abbagliante, di essere l’eco di altri. (Pinocchio senza naso)

 

Savino Roggia

 

(Nella foto: l'installazione che si trova all'ingresso nord di Vernante, in Valle Vermenagna, progettata dall'architetto di Cuneo Michele Nasetta)

 

 

 

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