Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Perché non si devono separare le famiglie salvate nel Mediterraneo

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Il Capitano non coraggioso è riuscito a non far attraccare la nave con una sessantina di migranti salvati dal mare tempestoso. Bravo, ha difeso la patria, i confini, le nostre famiglie, da uno sparuto gruppo, formato da un paio di famigliole, una donna incinta, bambini e qualche africano, compresi i mariti. Dopo aver impartito una "direttiva" a tutti i porti, che pare carente di diritto ed inapplicabile per una serie di ragioni, ha concepito un'idea di raffinata perfidia. Ha autorizzato lo sbarco della donna incinta, delle donne e dei bambini. Per gli uomini, anche se compagni e padri dei minori, nessuna deroga alla "direttiva". Restano sulla nave.

Tali condizioni sono state legittimamente, opportunamente, giuridicamente rifiutate dagli interessati, cioè dalle mogli, che non hanno ritenuto di smembrare le famiglie. Ritengo perfida l'autorizzazione, perché il Capitano, timoroso dei giudici penali e del suo processo, salvato dai colleghi senatori, si è dimostrato, come quelli di par suo, forte con i deboli e - come si è visto - debole con i forti. La partecipazione ostentata alla manifestazione veronese sulla famiglia tradizionale, non gli è servita a nulla. Il principio - di natura umanitaria e di civiltà - di mai separare le famiglie - come il Capitano ha invece indicato - è applicato nei nostri tribunali da sempre.

E' un fatto di comprensione immediata. Nelle separazioni i giudici cercano di limitare il trauma - per i figli - della cessazione della convivenza dei coniugi. L'affido condiviso è il mezzo più idoneo per far apparire, ai minori, ancora esistente una famiglia in cui vivere. Il capo leghista, che pur afferma di avere figli, oltre che fidanzate variabili, non si è evidentemente posto il problema che i naufraghi si sono trovati addosso. Non si è immedesimato in chi, dopo le peripezie libiche, la traversata a rischio annegamento, si è visto negare l'approdo, se non al prezzo del disfacimento della famiglia.

La semina dell'odio da parte di Berlusconi è durata un ventennio. Con gli impedimenti al funzionamento della giustizia per difendersi dai processi e garantirsi l'impunità per la serie di reati commessi. Con i dossieraggi e l'utilizzo dei propri giornali e canali televisivi per annientare gli oppositori. Con la cacciata dei giornalisti e comici fastidiosi, che gli attribuivano - con coraggio e determinazione - le prevaricazioni nei confronti degli interessi generali a proprio vantaggio, sovvertendo a tappeto l'ordine costituito.

Il Capitano ha scelto la facile guerra ai migranti. La pancia del paese lo ha nominato proprio ventriloquo e lui ha portato a termine il piano, senza umanità e soprattutto in totale carenza di diritto circa i divieti di attracco per le navi ed i migranti salvati dalle navi delle Ong. Ha evitato una quasi certa condanna per sequestro di persone. Prima ha finito di offrire il petto ai giudici. Poi, sentita la collega ministra, che di processi penali si intende, ha invocato la pietà dei grillini. Molti dei quali non intendevano spegnere, per tale personaggio così saccente ed arrogante, una delle cinque stelle, come è avvenuto. Ha fatto la figura del coniglio, che non gli è molto congeniale.

Le persone si conoscono a fondo quando debbono assumere decisioni determinanti per il loro futuro. Il Capitano smetta di recitare la parte dell'irremovibile anti-migranti, perché ormai la guerra è finita, il nemico è fuggito - o è annegato o viene torturato nei lager libici; ora pure sotto le bombe. Smetta anche di invadere tutti i programmi televisivi con messaggi di vario genere. Faccia il ministro dell'interno, non il propagandista di sé stesso.

Piercarlo Barale

VIDEO