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Panaté, il pane che rompe il muro dell'indifferenza: esperienze di vita e lavoro in carcere

MONDOVì

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CUNEO CRONACA - “Another brick in the wall” cantavano i Pink Floyd. In un’epoca dove la costruzione di muri sembra ormai pervadere diversi ambiti della quotidianità, ognuno di noi rappresenta in effetti un potenziale mattoncino di quella barriera psicologica che ambisce a proteggere la società da ciò che non si conosce. Succede con le diversità culturali e le minoranze religiose, ma succede soprattutto con il mondo carcerario. Un ambiente temuto e osteggiato che l’opinione pubblica finge di non vedere, per una tematica, quella della rieducazione, che spesso è costretta a passare sottotraccia, in silenzio, per evitare stigmatizzazioni o strumentalizzazioni. Da qui, dunque, la volontà di fare una breccia nel muro dell’indifferenza e di proporre un momento di riflessione sul mondo carcerario e su una realtà, quella della cooperativa sociale Panaté, che da alcuni anni produce pane nella Casa di Reclusione di Fossano e nella Casa Circondariale di Cuneo.

Nell’Aula Magna “Paolo Borsellino” dell’Istituto Alberghiero “Giolitti” di Mondovì è andato in scena l’incontro Vale la Pena, promosso da Panaté in collaborazione con l’Istituto Alberghiero stesso e l’associazione “Mondovì in Grande”. Un evento dal forte valore educativo, pensato per raccontare l’esperienza della riabilitazione lavorativa dei detenuti e per lanciare un messaggio di consapevolezza nei confronti del mondo carcerario, come sottolineato dal Garante dei detenuti della Regione Piemonte, Bruno Mellano, intervenuto nell’occasione: «Il penitenziario che funziona non è quello che rinchiude il maggior numero di persone, ma quello che sa rieducare i propri detenuti abbattendo il tasso di recidività dei singoli. Ridare dignità alle persone e offrire loro la possibilità di ricostruirsi un cammino di crescita culturale e lavorativa, insomma, deve essere un’ambizione collettiva e non personale».

Diverse le autorità che si sono alternate nel corso della mattinata, animata da Elena Tomatis e Davide Camoirano di “Mondovì in Grande”: dalla dirigente scolastica, Donatella Garello, al sindaco della Città di Mondovì e presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo; dalla direttrice della Casa di Reclusione di Fossano, Assuntina Di Rienzo, al commissario comandante della polizia penitenziaria di Fossano, Lorenzo Vanacore; dalla responsabile area trattamento funzionario giuridico-pedagogico della Casa di Reclusione di Fossano, Antonella Aragno, a Grazia Oggero della Cooperativa Agricola “Pensolato”, fino ad Alberto Parola, responsabile della panificazione di Panaté.

Un partecipato momento di incontro e di riflessione impreziosito dal buffet conclusivo predisposto dai ragazzi dell’Istituto Alberghiero e da alcuni collaboratori di Panaté, reclusi nella struttura di Fossano. Un amalgama sociale e generazionale che si è innestato attorno alla metafora del pane, atavico simbolo di nutrimento del corpo e dell’anima. «Panaté nasce per produrre pane e prodotti da forno nel mondo delle carceri - il commento di Davide Danni ed Elio Parola, soci responsabili della cooperativa sociale - e lo vuole fare dando concretezza all’articolo 27 della nostra Costituzione. Ogni preparazione è realizzata con materie prime di assoluta qualità e rivenduta ai nostri clienti a prezzi concorrenziali. Dietro la vendita del pane, però, c’è molto di più. C’è la rinascita di una persona, con le sue difficoltà, le sue emozioni, i suoi sentimenti. C’è una nuova vita che ricomincia fatta di dignità, sogni e tanta consapevolezza». Per maggiori informazioni sul progetto: www.panate.it; info@panate.it.

(Foto tratta dalla pagina Facebook di Panaté GLIevitati)

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