CUNEO
PIERCARLO BARALE - Gli obiettivi delle manifestazioni pacifiste sono condivisibili. Nessuna persona ragionevole può sostenere che la pace non sia l’unico strumento praticabile per la composizione delle controversie e che la guerra sia una totale aberrazione. In questo momento il mondo e in particolare l’Europa si trova di fronte all’aggressione militare della Russia di Putin all’Ucraina. Il despota - sul cui equilibrio mentale si formulano ampie riserve - intende conquistarla, sottometterla e gestirla con un presidente fantoccio, già pronto all’uso. Se taluno dubita di quanto espresso e ritiene - come la propaganda putiniana - che sia stata l’Ucraina a provocare il conflitto, come suol dirsi, non c’è partita.
Quando Hitler e il suo cagnolino Mussolini hanno dato fuoco all’Europa - per fortuna non avevano le atomiche - pochi Stati come la Svizzera sono stati risparmiati. Si deve alla resistenza eroica dell’Inghilterra e in particolare dei suoi aviatori se Hitler non è riuscito a superare la Manica. Gli americani sono intervenuti dopo, quando hanno cominciato a subire i danni provocati in Atlantico dagli U-boot tedeschi dopo l’attacco vigliacco dei giapponesi a Pearl Harbour. Senza di loro, Hitler avrebbe potuto soggiogare l’Inghilterra e forse avrebbe avuto ragione dell’Urss di Stalin. I partigiani italiani e francesi, aiutati da inglesi e da americani con armi e rifornimenti, sono stati determinanti nell’accelerare la liberazione dei rispettivi Stati. Hanno resa difficile la conquista tedesca, pur realizzata con dispendio di truppe e mezzi. Conquistare non è mantenere conquistata. Ciò in particolare hanno provocato i partigiani. L’esercito ucraino ed i volontari partigiani lo stanno facendo.
Tanti pacifisti nostrani non vogliono che l’Ucraina riceva armi, munizioni e materiali da combattimento. Salvini le avrebbe consentite, ma non letali: fucili di plastica, pistole con il tappo rosso, carabine da tiro a segno. Poi, di fronte a tale scemenza, si è ripreso e ha acconsentito e condiviso la decisione unanime del Governo. Alcuni pacifisti equiparano la Nato, associazione esclusivamente difensiva, alla Russia putiniana. È un errore marchiano, di quelli che le vecchie maestre elementari segnavano in rosso e blu sui quaderni. Se non ci fosse la Nato, le truppe russe arriverebbero a Berlino. Putin farebbe ricostruire il muro e i paesi allora chiamati satelliti tornerebbero sotto il controllo dell’Orso sovietico. Sarebbe un dejà vu.
A poco più di vent’anni ero militare di leva, anziché all’università. Molti compagni di scuola e amici avevano provveduto a schissare la naja, simulando malattie o inconvenienti fisici inesistenti. Se oggi si parlasse di nuovo di ripristinare il servizio militare, anche di soli sei mesi di durata, i giovani si ribellerebbero in massa. Io ne ho fatti diciotto e sono restato in servizio Nato qualche giorno in più, per gli sviluppi della situazione di Berlino. Vedremmo una nuova rivoluzione floreale, con chitarre e magari fumo. Un conto è il pacifismo; altro è il patriottismo. Quando ti attaccano, devi difendere la Patria. Devi aiutare coloro che sono attaccati ingiustamente. Se del caso, devi anche morire per gli ideali della nostra Costituzione. Se i patrioti ucraini non verranno armati e riforniti dalla Nato, con la nostra adesione e collaborazione, la popolazione ucraina resterà alla mercé delle soldataglie sovietiche.
Putin ha chiamato la banda criminale dei Georgiani ed altri contractor, combattenti professionisti. Si rischiano nuove “marocchinate”. Sono quelle subite dalla popolazione dell’Italia centrale come danni collaterali provocati dalle truppe marocchine, facenti parte dell’esercito dei liberatori, chiamati dagli angloamericani per cacciare tedeschi e repubblichini nostrani. Hanno violentato donne, uomini, bambini e vecchi. È stata un’orribile avanzata, nella quale i cosiddetti liberatori, anziché liberare e confortare la popolazione stremata, hanno sottoposto a violenze disumane ogni essere vivente incontrato. Hanno usato violenze non impedite da generali distratti e comandanti correi. Si tratta di un’enorme macchia sull’esercito alleato. Il colore della pelle di tanti anziani lo ricorda ancor oggi.
L’esercito ucraino non si è dissolto come Putin prevedeva. Combatte. Lo farà ancor meglio con le armi e munizioni già fornite attraverso la Polonia a cura della Nato e delle altre nazioni unite nella difesa comune. Anche i pacifisti debbono rilevare che siamo tutti sottoposti alle minacce putiniane, anche nucleari. Fatta la festa all’Ucraina, toccherebbe agli ex Stati satelliti di Mosca. Magari ci risparmierebbe, per i buoni rapporti con Berlusconi, come ebbe ad osservare un giornalista del gruppo, che riteneva un grave errore non averlo eletto al Quirinale. Perciò, se la situazione si aggraverà, ci toccherà convincere Mattarella a dimettersi, per lasciare Silvio sul Colle. Osservava sempre il giornalista che tale incarico gli sarebbe dovuto per coronamento della luminosa carriera di politico ed onesto patriota.
Le atomiche, come i disastri nelle centrali nucleari, non limitano gli effetti alle località dove si verificano. E se c’è un matto che decide di colpire obiettivi europei, il risultato è la fine di Gea. Pare che Putin, in un delirio di sovranità intenda riportare la Russia alle posizioni del muro di Berlino. Se nessuno lo fermerà, a partire dall’Ucraina, potrà continuare a mangiare, uno per uno, gli Stati europei. Al momento sembra che in Russia nessuno lo possa fermare e neppure dissuaderlo dal lanciare missili nucleari. Come ha mappato l’Ucraina, inviando oltre tremila missili da crociera sui siti prescelti, certamente avrà mappato anche l’intera Europa. Gli rimane soltanto da decidere se inviare le atomiche con i sottomarini o con i bombardieri. Siamo perciò nelle mani di un pazzoide, come lo siamo stati nelle mani di Hitler. Il Fuhrer aveva insistito nel combattere dopo Stalingrado e le altre disfatte locali, nonostante i generali fossero contrari, gli approvvigionamenti non arrivassero più. Così fece fino alla distruzione di Berlino, difeso dalla guardia del corpo composta da ragazzini. Si è suicidato, imputando il disastro alla codardia del popolo tedesco, che non era stato capace di raggiungere gli obiettivi da lui fissati.
Secondo alcuni pacifisti, dobbiamo assistere al genocidio ucraino per mano anche delle belve georgiane, sotto le bombe di Putin, delle forze di terra, dei missili dal cielo e prossimamente anche delle artiglierie delle navi. Come abbiamo fatto finora, seguiremo gli sviluppi in tv, ben comodi in poltrona. Se così avessero fatto i partigiani inglesi, francesi ed i tanti nostri ragazzi - ricordiamo fra tutti Duccio Galimberti - probabilmente la storia avrebbe avuto un altro decorso e ora si parlerebbe tedesco. È semplice riempire le piazze, gridando “Abbasso la Nato”, “Putin e Nato guerrafondai”. Se si attua il “mettete dei fiori nei vostri cannoni” - nel caso, in quelli della Nato - si favorisce soltanto Putin. Rischiamo di ritrovarci le brigate georgiane nelle nostre città, prima ampiamente bombardate con i missili da crociera, come a Kyiv. Le condizioni minime richieste da Putin per cessare il fuoco sono la totale sottomissione dell’Ucraina, la presidenza dello Stato al suo fantoccio sconfitto nelle elezioni e tutto quanto il Donbass.
Ho conosciuto alcuni colleghi che non intendevano mai transigere le cause ma si affidavano ai giudici, fino alla cassazione. Talvolta vincevano. Altre perdevano. In ambedue i casi, la loro parcella era salva. C’era un detto nell’ambiente avvocatesco: “Dum pendet, rendet” (finché la causa continua, hai un guadagno). Ho sempre cercato le transazioni: un po’ per sfiducia nei confronti dei giudici e soprattutto per evitare cause infinite. Desideravo addivenire ad una soluzione concordata, rapida e definitiva. Qualche collega, come ora Putin, sosteneva che per transigere la vertenza, desiderava ottenere completa vittoria: capitale, interessi e spese legali. Ho preferito mai accettare tali “transazioni”, più onerose del verdetto del giudice. Se Putin, per bloccare i missili, vuole tutto, non gli si può concedere anche l’onore. Fanno benissimo l’esercito ed i patrioti ucraini a respingere le proposte putiniane di perdita della sovranità, accettazione di un pagliaccio come presidente ed i russi in ogni posto di comando e di controllo. Se, per ritenerci pacifisti, ci giriamo dall’altra parte di fronte al genocidio ucraino, non agiamo secondo la nostra Costituzione e quella europea. Meno che mai, secondo la nostra coscienza.
Piercarlo Barale