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Ora al popolo della Sinistra a Cuneo come in Italia tocca un lungo lavoro senza scorciatoie

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Approfittando della breve pausa elettorale, tra la fine della campagna per le Amministrative e l’inizio della campagna per le Regionali (nella primavera 2019 la provincia di Cuneo è anche coinvolta nel voto in Piemonte) e le Europee, penso sia opportuno fare alcune considerazioni sul futuro della sinistra in Italia.

Innanzitutto non credo utile l’atteggiamento di coloro che suggeriscono di mettersi sul bordo del fiume ad aspettare che il cadavere del nemico passi, magari nel giro di pochi mesi. Né di restituire pan per focaccia a coloro che hanno insultato per anni andando a cogliere ogni minima falla nelle dichiarazioni o nei curricula dei nuovi ministri. Non credo insomma sia produttivo un atteggiamento di schifato distacco accompagnato da ditini alzati a sottolineare ogni magagna della nuova classe dirigente.

E’ infatti assolutamente normale – e questo spiega il perché gli italiani lo accettino - che il cambio di classe dirigente sia un processo confuso e convulso. E’ assolutamente normale che una nuova classe dirigente non abbia tutte le carte in regola per governare: non è infatti mai avvenuto nella storia che ad una classe dirigente se ne sostituisse un’altra fatta e finita.

Penso invece che il popolo della sinistra debba avviare, con grande pazienza, un processo di ricostruzione della formazione politica in cui riconoscersi con un obiettivo di lungo periodo. Avendo però chiara in mente, sin dall’inizio, una certezza: che l'Italia ha bisogno di una formazione di sinistra forte e determinata per il semplice fatto che una società basata sulla collaborazione e sulla solidarietà è più forte, efficace e competitiva di una società dove ciascuno fa come gli pare.

Gli italiani non riescono ad accettare questa semplice verità perché sono sostanzialmente degli anarco-individualisti che ammirano la furbizia. Per questo motivo la "sinistra" fatica a vincere le elezioni e, quando lo fa, lo fa per pochi voti. Ma questo dato di fatto non deve scoraggiare coloro che sono convinti della necessità di costruire una società dove tutti sono chiamati a dare il proprio contributo per il bene comune. Non per buonismo, ma perché è la condizione indispensabile per sopravvivere in un mondo estremamente competitivo, ove collaborazione e solidarietà sono condizioni sine qua non è possibile continuare a prosperare.

Renzi ha cercato di sedurre gli italiani con una politica che blandiva il tornaconto personale di molti, sbagliando completamente la prospettiva storica della sinistra in Italia. Ha fallito ed ha aperto la strada ad un governo che fa dell'individualismo la sua bandiera, e di cui la storia racconterà l'inevitabile sconfitta.

Ora non si tratta più di sedurre gli italiani. Si tratta semplicemente di convincerli ad andare là dove stanno già andando i Paesi più organizzati e lungimiranti. Senza subire l’egemonia culturale di una destra che in questi ultimi anni ha dilagato, e sta dilagando, nel nostro Paese. E, purtroppo, non solo in Italia.

In sintesi: alla sinistra tocca ora un lavoro di lunga lena, per il quale non esistono scorciatoie elettoralistiche a breve termine. Il suo lavoro sarà tuttavia facilitato dall’essere in linea con i tempi di società sempre più integrate e complesse, per le quali le soluzioni facili dei populismi non funzionano. Il risultato di arrivare ad essere una forza di governo maggioritaria è quindi assolutamente alla sua portata. Purché lucidamente perseguito con proposte chiare e nette, senza furberie né opportunismi di sorta.

Guido Chiesa

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