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Nuovo ponte di Genova, nessun paragone tra la "libellula" di Morandi e il progetto di Renzo Piano

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Tutte le volte che ho percorso il ponte Morandi a Genova, ho avuto la sensazione di trovarmi sospeso nel vuoto, vicino al cielo e molto lontano dalla periferia cittadina sottostante. Poi mi infilavo nella galleria verso il Levante ligure e dimenticavo il difficile e lungo attraversamento di Genova, provenendo da Savona. In qualche occasione ho notato interventi di manutenzione, che richiedevano capacità acrobatiche ed avvenivano senza l'interruzione del traffico.

Mi è sempre apparso come una farfalla o - meglio - una libellula, che si librasse in volo, ferma come un colibrì, grazie agli stralli, così inconsueti nella costruzione dei viadotti. Il progettista, l'ing. Morandi, al quale non era stata affidata la direzione dei lavori e meno che mai la manutenzione, ha dato corpo ad un'idea di leggerezza, novità, funzionalità: un'opera d'arte.

Già nel corso della costruzione il progettista - come in altre occasioni - segnalò irregolarità costruttive, delle quali pare nessuno si sia data cura. Era stato progettato per le esigenze di allora e non era idoneo ad essere sovraccaricato ed utilizzato continuativamente per decine d'anni senza interventi idonei di rafforzamento a seguito dell'usura e della frequenza cui è stato sottoposto. Si può anche parlare di un utilizzo improprio, nel senso di avervi convogliato ogni anno 25 milioni di veicoli, in notevole misura autocarri pesanti. Su una libellula non si può far transitare autoarticolati con pesanti carichi, anche di laminati di ferro, come quello che venne sospettato di aver provocato il crollo.

Al di là delle responsabilità per la mancata idonea e tempestiva manutenzione al pavimento ed agli stralli in acciaio rivestiti in cemento ed all'insufficiente controllo, pare sia stata omessa la normale diligenza nella gestione del viadotto. Non si potrebbe adattare l'Amerigo Vespucci al trasporto di container, perché la struttura non reggerebbe.

Per l'accertamento delle responsabilità penali, amministrative e civili, oltre alle perizie in atto, occorrerà tenere conto di tutti gli aspetti. L'unico che non potrebbe essere tirato in ballo, perché deceduto, il progettista-artista che ha ideato ciò che non è stato costruito ed utilizzato in modo consono alla leggerezza e bellezza ed all'uso previsto.

Troppo semplice indicare la società che lo aveva in concessione come esclusiva responsabile, anticipando giudizi penali e risarcitori che, in ogni caso, la potranno ritenere solo corresponsabile. E' stato un errore non consentirle di ricostruirlo secondo il progetto dell'archistar Piano, genovese doc, e di provvedere ai risarcimenti, salvi tutti i provvedimenti della magistratura.

Questo errore, che è stato il mancato utilizzo di una opportunità offerta, peraltro in sintonia con il contenuto della convenzione, avrebbe consentito di velocizzare il ripristino ed i risarcimenti. Si deve all'ineffabile Toninelli, ed al capo politico pentastellato che avrebbero voluto la revoca immediata ad Autostrade di tutte le concessioni autostradali e l'incarcerazione degli azionisti di riferimento.

Ora, più ragionevolmente, dopo l'effetto provocato dalle morti, non si sono anticipati i giudizi dei magistrati, non sono state revocate concessioni e Atlantia partecipa alla nuova costruzione. Non dovrebbero assumere l'incarico di ministro persone non adeguate, non culturalmente preparate, ignare dei contenuti giuridici dei documenti che propongono e della legislazione vigente, senza esperienze non solo del settore loro affidato, ma di lavoro, se non qualche lavoretto temporaneo.

Forse qualcuno ricorda ancora la vicenda, di rilevanza nazionale, delle costruzioni realizzate a Bari, a Punta Perotti, a seguito di atti illegittimi del comune stesso. L'impresa venne condannata, i palazzi abbattuti, il terreno confiscato dal comune. Dopo quasi vent'anni di processi avanti ogni magistratura, la Corte europea ha dichiarato l'illegittimità dell'operato del comune. L'impresa è stata risarcita dei danni, degli interessi e delle spese legali.

Qualcuno dei tanti che si stanno occupando della vicenda del ponte, avrebbe dovuto evitare di parlare senza prima pensare a ciò che si afferma ed indicare responsabilità che forse occorreranno 10 anni per accertare in via giudiziale e non politica.

Nel caso del capitano Schettino, fu agevole accertare che, anziché guidare la nave, era in altre faccende affaccendato e fu tra i primi a darsela a gambe. Aveva sfasciato un bastimento da 800 milioni di euro e provocato danni per oltre 1 milione. Venne pure invitato da una università a spiegare come si governa una nave, mentre attendeva la condanna - lieve - definitiva. Magari lo ritroveremo di nuovo al timone, dove quella volta, purtroppo, non c'era.

Il progetto dell'architetto genovese sarà magnifico, efficiente ed "eterno", a condizione che non se ne trascuri, negli anni, la manutenzione e non ne venga snaturata la finalità, con veicoli e flussi inadeguati. Anche i ponti soffrono dell'usura come tutti i monumenti - vedasi il crollo del campanile di Venezia e di altri nei decenni scorsi. Per il transito, le vibrazioni, i microsismi.

Nessun paragone però tra la fragilità originaria della libellula progettata da Morandi con la linearità ingentilita dalla sagoma a forma di nave di Renzo Piano. Sono due opere d'arte non comparabili.

Piercarlo Barale

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