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Le stelle non sono soltanto desideri: speciale notte di San Lorenzo sulla collina di San Michele a Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Riguardo la notte di San Lorenzo, si fa un gran parlare di stelle cadenti. Che dire? Quasi come fosse un mercato di stelle a poco prezzo, per indurre speranze, sogni che “potrebbero” avverarsi. Venite signori, avvicinatevi. Ecco le stelle cadenti più grandi che voi abbiate mai visto!

Mi avvicino al banchetto e scorgo in mostra una caterva di bizzarre stelle illuminate, sì, proprio illuminate. Sono realizzate in resina e sono di ogni misura, quasi commoventi per l'assurdità: brillano solo perché dotate, al loro interno, di una batteria e, quando questa si scarica, è presto fatto, si sostituisce con una nuova e le stelle splendono di nuovo.

“Mi scusi, ma queste non sono stelle cadenti!”, esordisco fulminando negli occhi l'ambulante. “Che differenza c'è? Fanno luce e ne può fare cadere quante vuole e quando vuole”.

Mi risveglio bruscamente. Sirio, la mia gatta, è balzata sul letto e mi attraversa come fossi un ponte, piantando le unghie sulle mie braccia nude, considerato che per l'esattezza è giovedì 10 agosto.

Mi siedo sul letto, stranita, intanto Sirio continua ad attraversarmi e ad ogni passaggio affonda le zampe nel mio ventre. Mi stropiccio gli occhi, come i bimbi quando fanno un brutto sogno.

Ah ecco! Ma era un maledetto incubo quell'assurdo mercante di stelle!”- esclamo a voce alta per convincermi che non stavo più sognando.

E' notte fonda, sguscio dal letto sulle gambe malferme, vacillo e inciampo nel lembo di lenzuolo penzolante, l'avevo scaraventato via per l'afa soffocante. A piedi nudi, raggiungo la cucina, sbattendo di qua e di là, perché in casa non ci sono porte, ma i muri, quelli sì.

Apro la porta del frigorifero e quasi mi viene da infilarmici dentro, è un sollievo quel fresco che spande mentre intanto cerco la bottiglia dell'acqua frizzante.

Bevo, senza prendere fiato a garganella e, intanto Sirio miagolando si avvicina alla sua ciotola, così traduco il suo piagnisteo: “Ehi, umana qui non c'è traccia di crocchette. Me le devo sognare come le stelle cadenti?”.

Stavolta accendo la luce, prendo il pacchetto di crocchette, che è sempre a portata di mano in caso di rimostranze e riempio con generosità la ciotola del felino, affamato nel cuore della notte.

Intanto dalle finestre i grilli si esibiscono e improvvisano un delizioso concerto, con me unica spettatrice: la casa è ingoiata dal rigoglioso e folto verde circostante, in pratica è una selva.

Esco nel giardino-selva per ascoltare meglio la “grillitudine”, provo ad orientarmi e, nel buio pesto, scorgo un luccichio stellare indescrivibile. Odio gli sprechi, perché dovrei rinunciare a tanta bellezza che ho a disposizione? A tastoni mi muovo brancolando nel buio tra gli alberi e i cespugli spinosi che graffiano le gambe.

Guardo lassù il firmamento, si vede che è immenso, ma chissà a che distanza sarà? Quanta incertezza mi destano i corpi celesti!

L'usanza nella notte di San Lorenzo è di osservare le stelle cadenti, foriere di sogni che, forse, potrebbero avverarsi.

Non mi interessa scrutare il cielo per osservare le stelle cadenti, invece, vorrei che si avverasse il mio sogno, niente cadute rovinose, ma solo scorgere nel buio più profondo una stella brillare più di ogni altra, che si chiama Astro, proprio come il mio gatto nero che non c'è più.

Astro, come un corpo celeste, mi sorveglia di lassù e illumina solo quell'angolo di cielo tutto mio, così il buio della notte non mi fa più paura.

Fiorella Avalle Nemolis

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