Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Migrazione, tra speranza e sofferenza: un viaggio condiviso al Rondò dei Talenti di Cuneo

CUNEO

Foto
Condividi FB

CUNEO CRONACA - "Prima del 1914 la terra apparteneva a tutti. Ognuno andava dove voleva e ci rimaneva finché lo desiderava" – Stefan Zweig

Cos’è cambiato? Viviamo in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato, eppure sembra più semplice valicare i confini per le merci che per le persone.

Migrazione è il tema del secondo laboratorio interculturale "Té alla menta e datteri" organizzato al Rondò dei Talenti, nell’ambito del Bando Educare in terrazza promosso dalla Fondazione Crc.

Ci troviamo nuovamente nella sala al quarto piano dell’edificio in via Luigi Gallo 1 a Cuneo. Le sedie rosse oggi formano un ampio semicerchio, creando subito un’atmosfera di accoglienza e apertura. Di fronte sono disposti: una poltrona verde, un microfono, un leggio, un Oud – lo strumento a corde con la caratteristica cassa piriforme - e un Darbuka, il tamburo a forma di calice molto comune dal Nord Africa fino al Medio Oriente. 

Ci accoglie come la scorsa volta Maurizio Ramonda, insegnante, progettista sociale e appassionato del mondo arabo, che ci ricorda i prossimi due appuntamenti in programma: il 19 marzo, dalle 17 alle 19 sul tema "identità"; il 26 marzo, dalle 21 alle 23, sul tema "arte".

L’ospite di oggi è Sara Bezzi, in arte Be_Sawty, artista algerina dalle mille sfaccettature, che attraverso le sue canzoni in lingua araba ci fa vivere dei momenti intensi e ricchi di emozioni. 

Prima dei barconi, degli arrivi in Europa, dei centri di prima accoglienza, c’è sempre un viaggio.

Un viaggio che merita di essere raccontato e che non può assolutamente essere ignorato. Un lungo e insidioso cammino carico di sofferenza e speranza, che accomuna milioni di persone, ma resta unico per ciascuno. 

“I migranti possiedono una resilienza e allo stesso tempo una fragilità assoluta, paragonabile all’albero di Ténéré”, afferma Maurizio.

(L’albero di Ténéré è un tenace esemplare centenario di acacia tortilis che si ergeva solitario nel deserto della Nigeria con radici che raggiungevano più di trenta metri di profondità, ma fu comunque investito e abbattuto nel 1973 da un camionista libico ubriaco).

Abbiamo partecipato al racconto di una storia intrecciata. Ognuno, con il proprio pezzettino numerato da leggere, ha migrato attraverso il continente africano insieme a Dion e Sekù. 

(Dion è il protagonista del librogame 'Dion, unica direzione, strade diverse' di Erica Rossi. L’autrice, ponendosi la domanda 'come si può provare a capire cosa significa un viaggio di migrazione verso l’Italia?', ha creato un racconto partecipativo in cui il lettore è immerso nella vicenda, avendo la possibilità di modificare la trama attraverso una serie di scelte, diventando così protagonista e artefice del proprio destino.

Sekù è il protagonista del libro 'Sekù non ha paura. Una storia di amici in fuga' di Paolo di Stefano. Il giovane deve fuggire dal suo paese, il Mali, intraprendendo un viaggio turbolento e pericoloso).

Cosa metteresti nel tuo piccolo zainetto? Devi partire, non sai per quanto, forse non hai nemmeno il tempo di prepararlo come vorresti. Allora, quali sono le cose davvero essenziali? Esiste qualcosa di essenziale? In sala abbiamo provato a rispondere a questa domanda difficilissima, perché è quasi impensabile dover lasciare tutto e selezionare solo qualcosa. C’è chi si porterebbe il cellulare, chi ha sottolineato l’importanza di scarpe comode, perché il cammino è lungo, altri ancora hanno pensato ai soldi, a del cioccolato, a delle foto e magari a un sacco a pelo, per affrontare la rigida notte nel deserto. 

Leggendo, pezzettino dopo pezzettino, canzone dopo canzone, ci siamo immersi sempre di più nelle avventure dei due harraga, letteralmente 'coloro che bruciano'. È il termine arabo maghrebino che definisce i migranti nordafricani e ha un duplice significato: da un lato, la pratica dei migranti di bruciare i propri documenti di identità per impedire l'identificazione da parte delle autorità in Europa; dall'altro, la 'gioventù bruciata' che fugge dal proprio paese d'origine.

Partiti da luoghi diversi, Dion dal Senegal e Sekù dal Mali, per motivi differenti – Dion sogna una vita migliore in Italia, mentre Sekù deve fuggire per salvarsi dalla minaccia dello zio – entrambi affrontano il loro viaggio attraverso i paesi del Nord Africa affidandosi al destino, consapevoli che coloro che incontrano potrebbero rivelarsi fedeli compagni o crudeli approfittatori. I primi pronti a offrire loro del tè caldo, mentre i secondi capaci di abbandonarli nel deserto, condannandoli a morte certa.

I media pongono spesso il focus sulla migrazione verso l’Europa, ma in realtà la maggior parte dei movimenti migratori africani avviene all’interno del continente stesso. Ci sono alcuni paesi, come la Nigeria o l’Algeria, che sono luoghi di sosta per molti migranti, i quali, fermandosi a lavorare, riescono a racimolare qualcosa per proseguire il viaggio. Ghardaïa, in Algeria, è uno di questi punti di appoggio ed è anche il luogo in cui Sekù arriva dopo tante peripezie. La città si trova alle porte del deserto del Sahara e le sue abitazioni sono costruite con sabbia, argilla e gesso. Nei suoi stretti vicoli, si possono ancora incontrare donne completamente avvolte da un velo bianco, con l'unico segno distintivo rappresentato dalle scarpe che spuntano dal loro lungo abito.

Be_Sawty intona l’ultimo brano dal titolo “Il vento dell’amore ci avvolse”, e ci lasciamo tutti cullare dalla sua calda voce con la speranza di essere avvolti da quel sentimento, proprio come le donne di Ghardaïa dai loro veli candidi.

Ulteriori spunti di riflessione: 

“Esodo. Storia del nuovo millennio” di Domenico Quirico in cui testimonia in presa diretta i viaggi dei migranti.

“Il secolo mobile” di Gabriele Del Grande in cui analizza il fenomeno migratorio degli ultimi cent’anni. 

Agnese Rabagliati

VIDEO