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Map, 40 anni di storia e stile nel cuore di Bra: il trasferimento del negozio in via Principi nel 1971

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Era il 1° agosto 1971 quando, dopo il rocambolesco trasloco da via Vittorio Emanuele n.137 alla centralissima via Principi di Piemonte 39 finalmente tiravamo su le serrande del nostro nuovo negozio Map. Stridevano quelle poverette, le maglie anchilosate, prigioniere per anni, finché con un boato assordante toccarono la fine corsa, finalmente liberate in cima alla vetrina. Fummo tutti sollevati: le serrande e anche noi per lo sforzo immane di spingerle a mano. Le serrande elettriche comparvero anni dopo, nel frattempo i miei bicipiti si mantenevano in forma.

Osservavo orgogliosa quelle vetrine che appena due mesi avanti, tre nasi curiosi, quello di zia Isa, quello di Marzio e il mio, stavano scrutando tra le maglie polverose e abitate da dinastie di ragnatele. Le due vetrine grandi si affacciavano ai portici, la piccolina era d'angolo e l'altra grande al fianco del passo carraio del condominio. Mi sarei sbizzarrita ad allestirle, e non potevo immaginare che, per più di quarant'anni, dalle vetrine del negozio Map noi saremmo stati testimoni e protagonisti di cambiamenti epocali, tra quel via vai continuo e caotico di persone. La prestanza fisica di Marzo, trentadue anni, e la mia ferrea volontà, ventiquattro anni, ci avevano sorretto nell'indicibile fatica del trasloco e dell'allestimento del nuovo locale.

L'andirivieni della nostra Ford station wagon bianca, con ampio bagagliaio e sedili posteriori ribaltati, adibita al trasloco, aveva destato curiosità. Non contammo i viaggi di andata e ritorno da via Vittorio Emanuele a via Principi: sembravano non finire mai! Tutto fai da “noi”: la parola d'ordine era risparmio a braccetto con la volontà. A sorreggerci il nostro mantra: niente è impossibile, basta togliere la im davanti. Le vetrine coperte di fogli di carta incuriosivano i passanti che non osavano chiedere informazioni a noi diretti interessati. Il verbo osare con la non davanti è molto coniugato nei piccoli centri, ma il pettegolezzo fiorisce passando da una bocca all'altra e a bassa voce. Ci facevamo notare noi due Map e il negozio era la nostra carta di identità, vuoi per la carta da pacchi tinta marrone con una mitragliata di scritte map verde scuro, vuoi anche per il nostro nuovo mezzo di trasporto: un Ford Transit grigio con decorazioni verde brillante e vistose scritte Map. Era impossibile passare inosservati, la nostra campagna pubblicitaria semplice, ma originale, si rivelò efficace senza dissanguare le nostre finanze.

Marzio, per comunicare il nuovo indirizzo del Map, escogitò un curioso manifesto giallo e nero, in cui paradossalmente esortava a non leggere ciò che vi era scritto. “Noi, abbiamo notato quel curioso NON LEGGETE sui manifesti che tappezzano tutta Bra”, ci riferirono in molti sogghignando. La gag aveva funzionato. Quel trasloco del 1°agosto 1971 ci coglieva giovani e aitanti. Marzio in calzoncini corti, fisico atletico, gambe affusolate, così esageratamente lunghe da fare invidia anche alle donne, indossava un camiciotto all'origine con manica lunga, poi accorciata con una sbrigativa sforbiciata per eliminare i buchi ai gomiti e rifinita con originali frange al posto di un classico orlo. Marzio, professionista del recupero estremo, trasforma i capi di abbigliamento, taglia, cuce e persino rammenda a macchina (talento ereditato dalla mamma Iolanda): vedi il caso di quel maglione quando, al primo segnale di usura ai gomiti, gli cucì le toppe di pelle e, man mano che il logorio aumentava, si ingegnò trasformandolo in gilet senza maniche con scollo a V e poi, per mancanza di materia prima, lo trasformò in uno striminzito e patetico panciotto. Prima che quel poco che rimaneva prendesse le sembianze di presine da cucina, io misi fine all'agonia facendolo sparire. Me lo rimprovera ancora adesso.

Invece io, in quel 1°agosto 1971, indossavo calzoncini bianchi corti appena un centimetro più bassi dell'inguine, con una casacca a colori sfavillanti, scollata a punta, non a caso con maniche chimono, per agevolare il ricambio d'aria in quei roventi giorni agostani. Noi Map teniamo molto alla forma e alla lunghezza delle maniche: è questione di praticità e a volte anche di stile. Per esempio: quando ho freddo alle braccia infilo un paio di scaldamuscoli di lana come fossero maniche. Sono professionista nella pratica del multiuso, vale a dire aggiustarsi con ciò che si ha. Completai la mise tenendo a bada le chiome con un foulard ripiegato più volte, ovviamente abbinato alla casacca, legato basso sulla fronte con i lembi a scendere sulle spalle. Aggiungendovi una piuma di lato potevo rassomigliare ad un' autentica squaw. Mischiare stili di etnie, di epoche diverse, è sempre stato un mio modo di viaggiare con la fantasia. Quel motto a noi caro fare diverso significava che, anche in negozio, si dovevano susseguire giorni sempre diversi: reinventarsi e giammai prigionieri della routine! Il negozio era anche un punto di incontro, per scambiarci idee per rinnovarci indossando nuovi panni e nuovi e nuovi pensieri. Il confronto quotidiano con i clienti, diversissimi tra loro, divenne uno straordinario e istruttivo campionario di umanità.

Fiorella Avalle Nemolis 

 

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