SAVIGLIANO
Proseguono le serate del festival La Fabbrica delle Idee, organizzato da Progetto Cantoregi di Racconigi fino al 4 luglio.
Protagonista la danza, in dialogo con il teatro, alla serata di lunedì 20 giugno (ore 21.45) presso il magico Salone d'Ercole del Castello Reale di Racconigi.
La Compagnia Abbondanza/Bertoni (in residenza al Teatro alla Cartiera di Rovereto) porta in scena lo spettacolo di danza I dream, di recente produzione. Michele Abbondanza, nome storico della nuova danza italiana anni Ottanta, si racconta nel suo primo solo (ideato con Antonella Bertoni), attraverso outings coreografici e riflessioni sul presente in forma di memoria. Si trasforma così in tutte le donne che sono state punto di riferimento nella sua storia artistica. Cambiando di volta in volta costumi, danza con il linguaggio di Carolyn Carlson, sua maestra per eccellenza, di Pina Bausch e di Antonella Bertoni, cui dedica una canzone su ciò che si è perduto. E davanti a un leggio, prova a spiegare, con molta ironia e loquacità, la differenza tra arte e concetto.
Il festival, organizzato dallassociazione Progetto Cantoregi, è stato realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nellambito della Scadenza Unica 2016 Performing Arts e con il contributo della Regione Piemonte e della Città di Racconigi. Si inserisce nel progetto A Pelle che dal 2014 vede collaborare le compagnie Progetto Cantoregi (Racconigi), Mutamento Zona Castalia (Torino) e Faber Teater (Chivasso) in uno scambio di produzioni teatrali. È patrocinata da: Fondazione Teatro Stabile di Torino, Asl Cn 1, Racconigi Eventi.
In caso di pioggia gli spettacoli in programma presso lEx Ospedale Psichiatrico saranno ospitati nella Chiesa di S. Croce di Racconigi.
Ingresso: intero 10 euro; ridotto 7 euro. Ingresso per gli studenti: 4 euro (elementari, medie, superiori e universitari).
La vita non è che unombra che cammina e Il paradiso di Vincenzo sono a ingresso libero
Info: 335.8482321 338.3157459 www.progettocantoregi.it info@progettocantoregi.it
Lo spettacolo:
'Questa prima occasione di solitudine scenica mi induce allouting coreografico, a una riflessione sul presente in forma di memoria.
Proprio la forma, dopo iniziali effluvi di parole, è uscita fuori prepotentemente e così partito da un punto, mi ritrovo misteriosamente in un altro. Un punto non a caso; un punto che in fondo, conosco bene, dove il corpo, i suoi contorni, spasmi, fragilità, eccessi e difetti, assurgono a unici e definitivi simboli.
Capita che alcune visioni ti prendano le gambe, ti facciano infilare una parrucca e non ti impediscano più di recitare una patetica felicità. Immagini che improvvisamente appaiono come in un sogno ed ecco che la memoria del corpo esce allo scoperto e ti ritrovi come un consenziente burattino a seguire una partitura di movimenti che non sapevi più di sapere e sfogliando il corpo come un libro leggi e senti vibrare qualcosa in te. Come in un gioco di specchi strizzi il caleidoscopio della mente: è lattraversamento di un percorso somatico; coreografie, passi, esercizi ma anche semplici camminate, azioni di servizio, posizioni di pausa sedute; tic e riflessi condizionati che escono come un flusso di memoria inconscio ed incosciente.
Seduto, in attesa, imbacuccato a pensare con quell incantamento bolso e un po autocompiaciuto di certi momenti di flessione e riflessione, capita di andare indietro e magari di pensare a quandera lalba e le forme ancora incerte e il passo malfermo, ti impedivano di camminare da solo. E allora danzi la danza degli altri: quando una scimmia balla la polka, tutte le altre scimmie ballano la polka. Poi nel continuum di una reminiscenza dai contorni psichedelici, lincontro con le maestre passanti che ti insegnano che il movimento non può essere che tuo, unico ed irripetibile, perché solo se è così lo puoi condividere e trasmettere. E allora cerchi i tuoi simili, perché lunione fa la forza, e fai e sfai un gruppo. E poi laltra metà del cielo, e poi un angelo e poi linferno e poi, e poi il cabaret di ricordi continua, stante e nonostante il disincanto canto; finalmente canto. E una vita che voglio cantare.
Mi lascio volentieri travolgere e stravolgere. Come in un sogno. La scansione cronologica brucia come miccia accesa verso il presente e una volta arrivata a destinazione invece dellauto-esplosione desiderata ( solo una volta e solo a New York!), presenta un quadro di i-conica metamorfosi di vago sapore futurista e meccanico che trova pace solo nel ritrovamento dellaltro da sé, un doppio più giovane ed ignavo. La fusione tra me e lui; tra il manichino-sosia di 20 anni prima, con il mio corpo lì presente e impermanente, dà lillusione che quel passato intonso ma inorganico, possa veramente rianimarsi. Solo così uniti, ora che la danza degli altri è diventata crepuscolarmente anche la mia, i miei passi di ora e i suoi di ieri, possono diventare un unico camminare. Verso il futuro? Il buio finale impedisce di vedere la conseguente uscita di scena'.
Michele Abbondanza
'Diario di un corpo. Avremmo potuto andare avanti anni con le prove di questo primo assolo di Michele, nellosservazione dei ricordi che uscivano dallarmadio come vestiti smessi. I fantasmi del passato (e del presente) hanno soffiato sul fuoco alimentandolo, senza raccontarsi. Emanazioni, sguardi, schegge che hanno portato alla luce ulteriori identità, riconosciute al corpo. Ci siamo voluti fermare lì dove affiorava la parte più fragile, in una scrittura a tratti sullonda dellemozione quasi a sottolineare il limite di chi si rende conto che rimane sempre qualcosa in sospeso'.
Antonella Bertoni